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“Così si muore in corsia”. Una lettera-denuncia alla ministra Lorenzin

Il caso di Marcello Cairoli, malato terminale lasciato a morire nei corridoi dell’ospedale San Camillo di Roma, non può essere liquidato come un caso di “malasanità”, non è una eccezione. Sta diventando la regola per la logica ormai governativa e dominante secondo cui sulla sanità si taglia, si risparmia e si fa pagare e possibilmente si muore prima possibile, se per età o patologia non si hanno possibilità di recupero. Il brusco aumento della mortalità nel nostro paese – l'attuazione del "dovete morire prima" – è la conferma che queste sono le conseguenze ampiamente previste e prevedibili dei piani di distruzione della sanità pubblica perseguiti in questi anni di dominio ultraliberista.

Un lettore che ha vissuto una esperienza simile a quella che ha portato alla morte di Marcello Cairoli, ci ha inviato una lettera che ha scritto alla ministra della salute Lorenzin, per denunciare quanto è accaduto ma indicando anche il come non dovrebbe accadere, mai più.

 

Signora ministra Lorenzin,

anche io ho vissuto due anni fa una vicenda simile a quella riportata dai mass-media riguardo il pronto soccorso del San Camillo, ma il tono della mia lettera non è di semplice denuncia, perché lei e chi la ha preceduta, siete colpevolmente e consapevolmente responsabili della situazione creatasi. Lorenzin

Come sono sicuro che lei non mi risponderà nel merito e tanto meno personalmente, la lettera la scrivo per i lettori della presente.

La mia vicenda ha visto coinvolto mio padre di 86 anni, con varie gravi patologie, portato da me in ambulanza al pronto soccorso del San Camillo per un mancamento a fine maggio del 2014, dove hanno scoperto una polmonite in corso non diagnosticata.

La gravità della malattia e le patologie di mio padre avrebbero richiesto l’immediato ricovero in terapia intensiva, cosa non successa per mancanza di posti letto in reparto, per cui è stato ricoverato e curato lì.

Dopo due giorni e nonostante le cure, mio padre è andato in coma e dichiarato in morte celebrale, per cui è sempre rimasto al pronto soccorso, ma “parcheggiato” tra l’armadietto dei medicinali e il computer degli infermieri per tutto il tempo della sua agonia durata due giorni.

Era stata già un’impresa assistere mio padre durante la sua degenza in pronto soccorso perché il personale pretendeva che noi andassimo via (è un pronto soccorso!), per cui io e i miei familiari, come molti altri, siamo stati costretti a entrare di nascosto come ladri, cercando di dare il meno fastidio possibile.

La situazione del pronto soccorso era di un vero reparto di degenza con decine di ricoverati di cui moltissimi su barelle lungo tutti i corridoi.

Quando mio padre è andato in coma irreversibile con mio fratello abbiamo chiamato il cappellano cattolico per l’estrema unzione, come da volontà di mio padre, mentre noi familiari facevamo una breve preghiera e un canto (siamo evangelici e io e mio fratello in più comunisti), tutto questo nella baraonda del pronto soccorso e con solo una tendina tirata per un minimo di riservatezza.

La situazione di due anni fa del pronto soccorso del San Camillo (e penso di tantissimi altri) da come leggo non è cambiata, e non è di ordine professionale (il personale era chiaramente attento) e neanche di disorganizzazione, ma semplicemente per la mancanza di posti letto e di confusione per l’ammassamento, di cui lei, signora ministra è chiaramente responsabile perché è in quella carica sin dal 2013.

Sapere ora che ci sono i soldi del Giubileo per modificare il pronto soccorso del San Camillo è una vera presa per i fondelli, sia perché i soldi c’erano e non sono stati spesi, sia perché per migliorare le strutture sanitarie si devono aspettare i “grandi eventi”,  sia perché il problema è la mancanza di letti nei reparti e non la struttura esistente.

Io credo assolutamente che lei sappia bene della situazione dei pronto soccorso, tanto più quelli della capitale, come sicuramente sa bene le politiche che ormai da molti anni voi politici liberisti portate avanti.

La sanità per voi politici, egoisti e liberisti, è un costo da tagliare e per questo non solo avete chiuso un’infinità di ospedali nei territori (per voi piccoli e costosi), ma avete anche chiuso reparti e ridotto oltre il minimo i posti letto perché secondo il vostro ordo-pensiero liberista la degenza è un costo.

Peccato però che i malati non si possono ridurre, o forse vorreste che essi vadano a ingrassare la sanità privata, quindi non potendo ridurre i malati la conseguenza è quella di intasare i pronto soccorso.

Signora ministra,

lei vorrà dirmi che non ci sono soldi per colpa dei bilanci dello stato ma questo è falso per due semplici ragioni.

La prima è che non ci sono soldi per il sistema sociale perché avete modificato l’art. 81 della costituzione (ce lo chiede l’Europa) proprio per tagliare i soldi alla solidarietà.

La seconda è che i soldi ci sono, ma solo per le Opere Speculative che voi chiamate pomposamente Grandi Opere (il MOSE non serve e sarà il flop più costoso d’Italia, l’EXPO era solo la vostra Disneyland, la TAV richiederebbe solo una breve modifica del tracciato ferroviario in Francia, il Ponte dello stretto è una vera bestemmia), sicuramente opere buone per voi visto i politici che direttamente o tramite i loro parenti si arricchiscono insieme alle imprese a voi sodali.

Tutto questo lo scrivo perché non accetto che si parli di cattiva gestione, ma di scelte criminali, e lo dico confidando che insieme si ricominci a contrastare a voi politici liberisti.

Paolo De Prai

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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1 Commento


  • m cristina

    criminali è il termine giusto e lotta  a questi criminali è quel che non si organizza ormai da anni

    La sanità pubblica non esiste più  e sogno azioni del tipo :occupazioni ASL ,direzioni sanitarie e tutti quei luoghi nostri di diritto ,pagati a caro prezzo da quel che rimane di pensioni e salari

     

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