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Urzì (USB): “L’Alternanza Scuola-Lavoro non risolve la disoccupazione giovanile, la aggrava”

"La delega 384, la riforma degli esami di stato, sancisce l'obbligatorietà dell'Alternanza Scuola-Lavoro per accedere agli esami di stato.
L'USB Scuola è da sempre contraria a tale misura, la definisce infatti alternanza scuola- sfruttamento in quanto il lavoro è tale se viene retribuito.
Si tratta infatti di tantissime ore di tempo scuola e di diritto allo studio perse (200 ore nei licei, 400 negli istituti e nei professionali), ore di “lavoro” in aziende che nulla hanno a che fare con il proprio percorso di studi". Così è iniziato l'intervento, sul tema dell'Alternanza Scuola-Lavoro, della professoressa Claudia Urzì (del Coordinamento nazionale USB PI Scuola), all'Assemblea Territoriale dell'USB Scuola,in preparazione dello sciopero generale della scuola del 17 marzo, indetto dai sindacati di base.

"L'alternanza – continua Claudia Urzì – è la conseguenza della tanto decantata “didattica per competenze” che non è altro che la riduzione delle culture in competenze. Un percorso misto tra scuola e mondo del lavoro, l'estensione forte tra scuola e impresa.
Oggi si va verso l'abolizione legale del titolo di studio con il conseguente fiorire di una serie di agenzie private legate alle esigenze dell'impresa che non hanno a cuore l'istruzione pubblica come movimento di crescita collettiva e di emancipazione sociale. E verso la fine della contrattazione collettiva per i docenti.
Il tutto in una cornice geografica sovranazionale in cui si dà estrema importanza alla mobilità intraeuropea (Erasmus, etc..) che dovrebbe dare una forma mentis al futuro cittadino-lavoratore europeo cooptabile nel sistema produttivo europeo.
Da una rapida carrellata dei documenti europei sulla riforma del settore istruzione-formazione viene fuori che l'obiettivo principale è quello di creare un mercato unico per un ceto lavorativo, da impiegare principalmente nel settore terziario, composto da persone che hanno una qualifica che va dal diploma ai titoli post-laurea. Stiamo cercando di dimostrare che esiste un progetto europeo sull'istruzione.
A scuola, infatti, la riduzione del FIS è direttamente proporzionale all'aumento di importanza dei finanziamenti europei oltre che del bonus di merito e anche il “Piano nazionale per la scuola digitale” passa da PON triennali e atti di indirizzo.
Le riforme, o meglio, le controriforme sono il prodotto di un adeguamento dei sistemi formativi alle necessità produttive e politiche dell'Unione Europea.

14666187_575757489215495_6925761186848290340_nLa scuola rischia di essere, ancora una volta, con tutte le controtendenze, i limiti, l'inconsapevolezza dei soggetti che la portano avanti, un apparato ideologico di Stato e della UE.
Andando ad analizzare un altro aspetto, poniamoci una domanda: l'Alternanza Scuola-Lavoro ha risolto o risolverà il problema della disoccupazione giovanile?
Un'esperienza ormai decennale suggerisce come non abbia affatto contribuito a risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Resta da capire che effetti concreti produrrà.
Citiamo un'attenta inchiesta sull'Alternanza Scuola-Lavoro realizzata da Clash City Workers (2015/2016). Facendo un rapido calcolo della quantità di ore di lavoro che hanno svolto e che svolgeranno gli studenti in regime di alternanza, le ore di lavoro svolte annualmente saranno circa 150 milioni corrispondenti a circa 104mila lavoratori annui (su circa 1 milione e mezzo di studenti messi a regime di alternanza). Questi 104mila “lavoratori” saranno altamente competitivi nei confronti dei loro colleghi per il semplice fatto che, essendo studenti, non verranno pagati. Essi non solo non rientreranno nel calcolo degli occupati, ma costituiranno un ulteriore incentivo per le imprese a non assumere o ad assumere a condizioni peggiori rispetto a quelle attuali.
In altri termini, non solo l'Alternanza Scuola-Lavoro non può risolvere il problema della disoccupazione giovanile, ma, disincentivando le assunzioni reali, essa rischia di aggravarlo con conseguenze dirette sul tasso di disoccupazione generale, sulle condizioni di lavoro e sul lavoro di tutti noi".

Claudia Urzì, ha concluso il suo intervento rivolgendosi direttamente ai tanti studenti medi e universitari presenti nell'assemblea catanese dell'USB Scuola: "Alle studentesse e agli studenti diciamo che questa scuola li condanna ad un futuro di precarietà, all'omologazione delle coscienze corrispondente al pensiero dominante sull'Europa della conoscenza.
Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo.

Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.

Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.
Ribellatevi!".

 

– Sullo stesso tema, giovedì 9 marzo, alle ore 16,in piazza Santa Maria del Gesù, nello spazio autogestito dalla "Comunità Resistente – Le Ragazze e i Ragazzi della Piazzetta", il movimento degli studenti medi LPS-Liberi Pensatori Studenteschi, darà vita ad un'assemblea pubblica, dove, tra l'altro, verrà esposta l'iniziativa decisa dai LPS "insieme agli studenti di altre città, di avviare un’inchiesta di raccolta dati che possano far emergere le contraddizioni dell’alternanza scuola-lavoro, per poi dare a tutti la possibilità di prenderne visione ed atto".
"Per iniziare la nostra inchiesta – annunciano i LPS – abbiamo in progetto la costruzione di un documentario che possa dare voce agli studenti che vivono direttamente l’esperienza dell’Alternanza Scuola – Lavoro e che vorrebbero, come noi, farne conoscere la vera natura".

 

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