Al via domani il G7 sull’ambiente a Bologna. Dopo aver fatto discutere le cronache locali e nazionali, l’agenda preparatoria per questo evento è partito lo scorso 8 giugno con la firma della “Carta di Bologna”, un accordo siglato alla Rocchetta Mattei, da 12 città metropolitane d’Italia, all’insegna dello sviluppo sostenibile, impegnandosi in modo volontario alla protezione dell’ambiente, dalla gestione dei rifiuti, alla qualità dell’aria e delle acque, dalla transizione energetica alla mobilità sostenibile. Temi importanti che girano intorno alla green economy, in cui il confine tra sostenibilità ambientale e profitto è stretto e spesso quasi impercettibile.
Le dichiarazioni di Trump chiariscono molto di quello che sarà il futuro delle politiche ambientali a livello globale, in cui uno scenario che vede UE e Cina pronti a intraprendere sforzi immani (ancora da quantificare) per compensare le scelte irrazionalmente conservatrici degli USA, o per competere sul piano dell’opinione pubblica sullo sviluppo della green economy.
Domani a Bologna, in un quartiere periferico oggetto di gentrificazione (lo stesso su cui sta investendo il nuovo polo dell’agroalimentare d’eccellenza, il F.I.CO), inizieranno i lavori del G7 sull’ambiente, alla presenza dei rappresentati per l’ambiente di USA, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Giappone. A completare la cordata, due commissari per l’ambiente dell’UE, e i ministri dell’ambiente di Cile, Maldive, Etiopia e Ruanda, in rappresentanza dei paesi “in via di sviluppo”.
Sul tavolo della discussione, tra domenica e lunedì, quello dell’ “attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibili e cambiamento climatico” con focus, neanche a dirlo, sull’Africa, e sul ruolo delle banche miltilaterali di sviluppo (ex. Banca Mondiale e altri istituti bancari sovranazionali che dovrebbero mirare a investimenti “per la riduzione della povertà”). Si parlerà del ruolo della ricerca e, immancabile in un mondo in crisi, del ruolo delle imprese sullo sviluppo sostenibile, di efficienza all’uso delle risorse, di economia circolare, di rifiuti marini, politiche green, finanza sostenibile, tecnologia e sviluppo sostenibile.
La base volontaristica delle misure che verranno intraprese nei prossimi giorni da il peso di quanto si voglia davvero incidere sui cambiamenti climatici e sula protezione ambientale, temi di importanza estrema per il futuro del pianeta, e da cui si sta cercando di trarre profitto (si pensi solo al volume di denaro che gira intorno al ciclo dei rifiuti).
L’efficacia di questo meeting parte già monca, vista la decisione di Trump di non aderire più a tutte le misure “non strettamente necessarie”, e visto anche il commento sconsolato del sindaco di Bologna, che rinuncia amaramente alla possibilità di dare visibilità turistica alla città con la cena a Palazzo Re Enzo con i ministri degli Stati partecipanti, in centro città, per questioni di ordine pubblico.
In una Bologna invasa dall’esercito in piazza e in un clima dove alimentare il rischio terrorismo sta diventando una prassi, la decisione finale degli organizzatori del meeting è stata quella di lasciare il centro città e concentrare tutte le attività in periferia.
Il copione che si vede messo in scena in città, è qualcosa che stiamo vedendo spesso: enorme dispiegamento di forze armate, con tanto di camionette, guardie di ogni tipo e controlli a tappeto per le strade del centro storico, allontanamento della sede degli incontri dal centro, blindatura del controvertice che da settimane si sta mettendo in piedi, divieto del il corteo autorizzato a percorrere le principali arterie del cuore bolognese.
In contemporanea al G7, molte le iniziative messe in campo in città, tra cui il controvertice “G7M, Ambiente alla base non al vertice” organizzato da Labas in parco II Settembre che ha visto in campo da lunedì una serie di wokshop e tavole rotonte dove si è discusso di ambiente, di cambiamenti climatici, di risorse energetiche e naturali, di agricoltura sostenibile e di migrazioni.
Domenica il G7M si concluderà con un corteo che partirà da Parco 11 Settembre a cui hanno aderito molte delle sigle della sinistra bolognese, movimenti ambientalisti e collettivi studenteschi. Non più tardi di venerdì però la questura ha vietato l’attraversamento del centro di Bologna ai manifestanti, che in netta polemica con la decisione di tenere lontano il dissenso, ha rivendicato sui social la propria determinazione a manifestare comunque.
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