Dalle fabbriche e dai luoghi di lavoro di tutta Italia è arrivata un’adesione compatta all’invito dell’Unione Sindacale di Base a estendere all’intero territorio nazionale lo sciopero indetto dopo l’ennesima strage sul lavoro perpetrata alla Lamina di Milano, quattro omicidi in un’azienda che della sicurezza vorrebbe fare la propria bandiera.
I primi dati sulle adesioni allo sciopero di due ore proclamato da Usb nel settore industria parlano di punte dell’ottanta per cento registrate alla Piaggio di Pontedera, alla Marcegaglia di Bologna e più in generale nelle industrie dell’Emilia Romagna, della Toscana e di altre regioni.
All’Ilva, per questioni legate al ciclo produttivo, lo sciopero si terrà la prossima settimana.
Una risposta forte a chi, multinazionale o padronato vecchio stampo che sia, smantella mese dopo mese i sistemi di sicurezza e le garanzie dei lavoratori nell’ottica del puro e semplice incremento del profitto, con totale disprezzo del salariato.
La testimonianza che la lotta contro lo smantellamento delle tutele e per la salvaguardia della sicurezza non è circoscrivibile a una singola area territoriale ma è sentita come urgente e indifferibile nei posti di lavoro in tutta Italia.
I quattro operai morti alla Lamina di Milano sono solo gli ultimi di una lunga tragica filiera. Superiori alla media giornaliera, purtroppo, dei primi sette mesi del 2017. Le ragioni di questa vera e propria carneficina sono tante. Prima di tutto una scarsa prevenzione sui luoghi di lavoro, corsi poco efficaci e soprattutto pochi e scadenti controlli degli Ispettorati del lavoro. Con la spending review si è tagliato anche in questa amministrazione. Per lo Stato e i padroni la vita dei lavoratori vale sempre meno. Per tutte queste ragioni oggi l’Usb ha proclamato uno sciopero dell’industria di due ore a fine turno. La rabbia va espressa, i diritti vanno pretesi, la vita va difesa
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