Oggi, domenica 17 novembre, è il compleanno di Clotario Blest (*), celebre e coerente leader delle lotte sindacali in Cile, e il CODEHS ha deciso di commemorare questa ricorrenza proprio in questi momenti in una via centrale di Santiago.
Questo atto di memoria, assume in questi giorni un significato particolarmente importante perché “don Clotario”, come lo chiamano i cileni, si è sempre opposto a chiunque si facesse portatore di accordi che facessero gli interessi di cupole di partito, e per questo ha anche dovuto subire attacchi dai partiti egemoni.
Niente di più attuale in questi giorni in cui il cosiddetto “Accordo per la pace e la nuova costituzione”, firmato alle 3 del mattino del 15 novembre, è stato il prodotto dell’ennesimo accordo di partiti governativi e di “opposizione” (non tutti per fortuna), come è accaduto nell’89 al momento del passaggio dalla dittatura ufficiale di Pinochet alla “transizione” alla democrazia che concretamente ha portato solo a un consolidarsi del sistema economico e sociale neoliberista dei Chicago Boys, importato ed imposto a ferro e fuoco dall’avvento del dittatore dall’11 settembre del 1973.
Falso plebiscito, falsa transizione che ha comportato i famosi 30 anni che hanno fatto esplodere la rabbia e la coscienza dei cileni il 18 ottobre scorso.
Di nuovo si presenta una situazione analoga. Dopo un mese dall’inizio dell’esplosione sociale che ha visto la partecipazione di milioni di persone in tutto il Cile, dopo la repressione cieca ed assassina scatenata da un presidente che vede vacillare il suo potere economico (è uno dei pochissimi ricchissimi del Cile) e politico; dopo il terrore che si è cercato di diffondere nella popolazione ribellatasi (sia con la repressione che con atti di violenza inaudita, come l’incendio contemporaneo di diverse metropolitane a Santiago con le persone all’interno, di cui si è voluta dare la responsabilità agli “incappucciati”, mentre decine di video testimoniano l’impegno dei Carabineros in questi fatti come anche in molti dei saccheggi operati e/o favoriti sempre dalle medesime forze dell’ordine) false notizie per poter giustificare la necessità e l’urgenza di giungere ad un compromesso tra le parti.
Che, con la scusa di evitare la violenza, che pure non è mancata (comprensibilmente…) da parte della popolazione esasperata (“Non sono 30 pesos. Sono 30 anni”), ecco sorgere la nuova alleanza tra i vecchi soliti partiti per partorire l“Accordo per la pace e la nuova costituzione”.
Ma sembra che il popolo cileno abbia ormai fatto sufficiente esperienza (30 anni) per non cadere nel tranello (molto ben orchestrato a dire il vero) e non ha smesso di manifestare, anche subito dopo l’Accordo, e ha prodotto con le proprie autonome forme rappresentative (Unidad Social, che è composta da oltre 200 organizzazioni sociali, sindacali, dei Diritti Umani, di ecologisti, dei popoli originari, del settore sanitario, delle periferie, dei disabili, delle femministe, degli studenti universitari e medi, dei professori; Sindacati di tutti i tipi; Assemblee Territoriali; Coordinamenti del Popolo Mapuche; Femministe ecc.) decine di comunicati che ripudiano l’Accordo tra i partiti.
Ma allora chi diavolo appoggia questo Accordo, a parte i partiti che l’hanno firmato e i pochissimi straricchi che hanno il potere e che stanno al governo attraverso i loro rappresentanti?
Sembra quindi che solo una minima parte dei cileni sia caduta nell’inganno dell’Accordo e si sforzi di capire (codici alla mano) quali siano le modalità esatte di applicazione dello stesso (che, non si capisce perché, giudicano come una “conquista”), se e come sia possibile far coincidere la “Convenzione”, proposta dai partiti, con l’”Assemblea Costituente” che è la più grande richiesta dell’attuale sollevamento di popolo, che la vede come fondamentale per un cambiamento vero del modello socio economico.
Ma la maggior parte dei cileni ha continuato a scendere nelle piazze e a ritenersi offesa nella propria dignità e intelligenza per l’assoluta mancanza di rispetto (da parte dei partiti firmatari dell’Accordo) verso tutte le entità che hanno manifestato e espresso precise istanze in un mese intero di manifestazioni represse nel sangue con morti, feriti e migliaia di arresti.
Nessuna di queste realtà, NESSUNA, è stata consultata. Tutto è passato al di sopra dei reali portatori di interesse nel cambiamento del modello neoliberista che, a differenza dei partiti firmatari, vogliono reale e profondo. Anche i bambini ormai in Cile hanno chiaro cosa vuol dire neoliberismo e perché se ne devono liberare. Come pure, dai sondaggi, risulta che non esiste in Cile istituzione più screditata dei Partiti Politici. Persino il Presidente della Repubblica ha qualche decimo di gradimento in più…
Già lo stesso giorno 15 non sono caduti nell’imbroglio (fomentato dalle fake news che diffondevano online locandine terroristiche che minacciavano disastri contro le manifestazioni per l’anniversario dell’uccisione di Camilo Catrillanca,) ed hanno manifestato nelle piazze in memoria del lonko mapuche ucciso un anno fa. E così hanno anche lunedì 18 novembre, giorno in cui era stata autoconvocata una nuova manifestazione.
Questo accordo, rifiutato dal popolo in lotta, è quindi il cavallo di Troia per far sì che il modello neoliberista ormai smascherato ed improponibile visti gli effetti sulla popolazione (e non solo in Cile ovviamente), sia perpetuato, sia pur con qualche delicato ritocco, tanto per tacitare qualcuno ed acquisirne la connivenza.
Come diceva lo scrittore Tommasi Da Lampedusa nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
(*) Clotario Leopoldo Blest Riffo. Wikipedia. (Santiago, 17 novembre 1899–ibidem, 31 maggio 1990) fu un dirigente sindacale cileno, fondatore e/o cofondatore di diverse organizzazioni, tra cui l’Agrupación Nacional de Empleados Fiscales (ANEF), la Central Única de Trabajadores (CUT), il Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR) e il Comité de Defensa de Derechos Humanos y Sindicales (CODEHS).
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