Secondo i dati diffusi ieri, in Italia sono 280 (da 197) i nuovi casi di persone risultate positive al coronavirus nelle ultime in 24 ore. Anche da questi ultimi dati emerge che 194 su 280 sono in Lombardia. Oltre alla Lombardia, l’incremento dei casi nelle altre regioni ne vede 20 in Emilia Romagna, 16 nel Lazio e 14 in Liguria e Piemonte.
E’ tornato dunque ad accrescersi il rapporto tra nuovi positivi e tamponi: praticamente c’è una persona positiva ogni 58 tamponi, mentre nei 2 giorni precedenti ce n’era una ogni 120-140 tamponi. In tutta Italia i soggetti rivelatisi attualmente positivi, sono in totale 34.730, 532 unità in meno rispetto a domenica.
I morti sono stati 65 (di cui 32 in Lombardia) e i pazienti in terapia intensiva sono diminuiti a 283, ossia 4 meno di domenica.
Di meno, ma si continua a morire di Covid 19. Il virologo Andrea Crisanti, intervistato a Sky tg 24 ha spiegato così la situazione: “Da una parte perchè il decesso per queste malattie avviene dopo settimane di cure e tentativi per far riprendere questi pazienti – ha detto il prof. Crisanti – va inoltre tenuto presente che nella fase più esplosiva dell’epidemia venivano ammesse in rianimazione, specialmente in Lombardia, soltanto persone che avevano una certa probabilità di riprendersi. Nel momento in cui la pressione sulle rianimazioni si è attenuata chiaramente sono cambiati anche i criteri di ammissione e sono entrati anche pazienti in condizioni disperate e che nelle condizioni precedenti magari non sarebbero stati ammessi nelle terapie intensive e sarebbero deceduti dopo pochi giorni. C’è anche quindi un effetto di trascinamento di casi gravi legati all’aumentata capacità”.
Insomma nulla lascia intendere che sulla pandemia di Covid 19 si possa già abbassare la guardia. Le misure minime indicate è bene che siano ancora rispettate con gli accorgimenti dovuti.
Cambiare radicalmente registro nella gestione della sanità rimane invece un imperativo che richiede maggiore e non minore determinazione. Almeno dalla pesante lezione verificata in questi mesi occorre imparare che niente può tornare come prima. Con buona pace dei tagliatori di teste e di spesa pubblica e degli affaristi della sanità privata.
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