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Bologna: il j’accuse di un ristoratore nel sistema “apri-chiudi per pandemia”

Il J’accuse di uno storico ristoratore a Bologna, esce sui giornali mostrando tutta la drammaticità di una condizione che nel pieno della pandemia sta mettendo in ginocchio migliaia di lavoratori della ristorazione, e la rabbia dell’umiliazione dell’essere lasciato in balia di un sistema schizofrenico “apri e chiudi” senza alcuna tutela per i lavoratori.

Nella Bologna città vetrina, dove la ristorazione è stato uno di quei settori per anni incentivata nel tentativo di promuovere lo sviluppo della turistificazione ed elitarizzazione della città, oggi si manifesta in modo evidente il fallimento di quel sistema, incapace di far fronte ad un’emergenza epocale che da un anno sta cambiando le nostre vite e sta pesando in modo drammatico sulle spalle delle fasce più precarie della città.

Pubblichiamo quindi la lettera di Fabio Rodda, ristoratore dell’Osteria dell’Orsa, che in un anno ha perso l’80% del suo fatturato, ma anche oltre la metà dei suoi dipendenti, a cui non ha potuto garantire un reddito.

Ai rappresentanti del popolo italiano,

sono un ristoratore, un cittadino umiliato dallo Stato. Non dal virus, da voi.

È passato un anno dall’inizio della pandemia, da quando io ho smesso di guadagnare. Sono passati dodici mesi e ancora si gioca ad “apri e chiudi” con i locali; nessuno si assume la responsabilità di prendere decisioni impopolari e, soprattutto, di dare i soldi di cui si parla da mesi e mesi.

Un anno fa ero socio di un gruppo che gestiva tre locali e un negozio di pasta fresca a Bologna, con sette soci e oltre sessanta dipendenti. Oggi, sono ancora socio di quel gruppo che ha tre locali e un negozio di pasta fresca chiusi, che ha perso oltre venti dipendenti, il 70-80% del fatturato e che ha avuto per ristori, in tutto il 2020, nemmeno la cifra sufficiente a pagare le tredicesime e gli adeguamenti degli stipendi di gennaio ai dipendenti: in 20 giorni, tra la fine di dicembre 2020 e l’inizio di gennaio 2021, abbiamo speso più di tutto quello che lo Stato ci ha dato in un anno.

Personalmente, io ho ricevuto anche l’insulto dall’INPS di vedermi accreditare 1200 euro in 12 mesi, arco di tempo in cui io allo stesso Istituto ho versato un po’ più di 5000 euro. Io, personalmente io, non la mia società che paga cifre ben più importanti.

Scrivo queste righe rabbiose di un’umiliazione sorda che fa girar la testa, dopo aver pagato l’ennesimo F24 dell’anticipo IRPEF ancora calcolato sul reddito 2019, circa il 90% più alto di quello 2020.

Ci negate il diritto al lavoro in nome di un interesse nazionale: la salute. Benissimo, concordo. Io avrei tenuto chiuso anche tutto il 2020, se voi, lo Stato, mi aveste garantito un congelamento della situazione. Nessun guadagno, nessuna crescita, ci mancherebbe: c’è una pandemia, questioni nazionali ben più importanti del mio reddito personale; ma nemmeno la rovina. E, invece, continuate a rimpallare misure giorno per giorno.

Malgrado il confronto con Confesercenti e altre associazioni di categoria, nessuna risposta chiara e concreta.

Perché? Perché siete al Governo, se non per prendere decisioni e assumervi le responsabilità di queste?

Invece così, lo scaricabarile: ci chiudete ma a singhiozzo così potete non occuparvi di noi, potete non investire su di noi. Ci permettete di respirare quel tanto che serve a non morire, ma niente di più. E continuate a parlare di soldi che non vediamo. Perché? Non ci sono? E dove sono i vent’anni di tasse che io ho pagato?

Da uomo che crede nello Stato e nel benessere di tutti al di sopra di quello dei singoli, io sono umiliato da voi: mi trovo ad ammettere, con disgusto, che se mi fossi tenuto in tasca quello che ho versato negli ultimi venti anni di tasse (che reputo giuste e doverose, si badi), non solo avrei passato l’anno di pandemia serenamente ad aspettar che finisse il disastro, ma avrei tenuto le serrande abbassate delle mie attività pagando tutte le spese e mantenendo tutti i miei dipendenti a stipendio pieno.

E, invece, ho passato ore al telefono con persone care in lacrime per una cassa integrazione vergognosa che non copre nemmeno un affitto. E, invece, ho messo firme in banca per indebitarmi, finché potevo, per salvare l’azienda. Finché potevamo, perché adesso le banche cominciano a scuotere la testa di fronte al ristoratore, nuova categoria  esplosivamente a rischio.

Da asset sacrificabile (se il mio ristorante fallisce, arriverà qualcuno coi soldi magari della mafia, della ‘ndrangheta come succedeva dopo la crisi del 2008, a rilevarlo e si continueranno a fare le tagliatelle al ragù; l’ho capito pure io, non servono studi universitari che peraltro ho), siamo diventati paria dell’economia. E questo non è colpa del virus, ma di un Governo che ci sta umiliando giorno dopo giorno.

Sogno di venire smentito. Di non trovarmi fra tre mesi, quando finirà la seconda moratoria sul mio mutuo, a dire alla mia compagna che io, 43 anni, da più di 20 a lavorare per la mia azienda e pagar tasse, dopo un anno a inventarmi fattorino, lavapiatti, ambulante pur di tenere in piedi la mia attività, non ho più di che pagare l’appartamento in cui viviamo.

I rapporti, si sa, si gestiscono in due direzioni: ognuno fa la sua parte. Io ho fatto la mia: ho dimezzato i posti a sedere, comprato divisori di plexiglas, chiuso quando mi avete detto di chiudere (anche con 48 ore di anticipo, ma non vi vergognate?), pagato le tasse anche senza guadagnare. Seguito tutte le regole, credendo fosse giusto farlo. Ho finito i miei risparmi personali per sopravvivere.

Voi, cos’avete fatto per me? Nell’unico anno in cui io ho avuto bisogno di voi e non solo voi di me, dei mei F24. Nessun sostegno economico; nemmeno un tampone gratis, se voglio farne uno per sicurezza personale devo pagarlo. Cosa mi darete in cambio del sacrificio, enorme, chiesto e imposto?

Io aspetto rispose dovute, dopo un anno di totale vostra assenza e mia assoluta dedizione a ogni richiesta da parte dello Stato perché, purtroppo, io credo nella collettività molto più di quanto avete dimostrato di crederci voi. E, allora, voi, cosa state aspettando?

Fabio Rodda

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