In Italia siamo tornati alla situazione di metà maggio. Ieri è stata infatti superata la soglia dei mille nuovi casi di contagiati da Covid 19 – con 1.071 nuovo contagi – che ha fatto tornare l’Italia ai numeri di metà maggio.
Insomma, dati alla mano, non pare arrestarsi la ripresa della curva epidemica e il totale dei casi di Covid 19 in Italia è salito a 258.136. Il totale delle vittime sale così a 35.430.
Nonostante i numeri siano tornati a quattro cifre, le notizie per ora sono buone sul fronte dei ricoveri ospedalieri (924 in tutto), mentre quelli in terapia intensiva dopo giorni di crescita sono riscesi a 64 in totale. I pazienti in isolamento domiciliare sono 16.515. Infine i tamponi eseguiti ieri sono stati: 77.674.
E’ evidente che all’aumento dei numeri dei tamponi effettuati corrisponda un aumento dei casi di Covid 19 individuati, molti dei quali asintomatici. “La sfida e’ creare un sistema di sorveglianza attiva capillare e omogenea su tutto il territorio, che ci permetta di tornare a lavorare, a votare, ad andare a scuola. Per questo dobbiamo portare la nostra capacita’ giornaliera di effettuare tamponi dai 70 mila attuali a circa 250-300 mila tamponi al giorno” ribadisce il direttore di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera dell’Universita’ di Padova, Andrea Crisanti,
La giornata peggiore è stata per il Lazio dove le persone ricoverate sono 265. Stabili invece le terapie intensive, ferme a 6 da diversi giorni. Le persone in isolamento domiciliare sono 1.599, e gli attuali casi positivi sono 1.870. Invariato il numero dei decessi, 873, mentre sale a 7.020 quelli dei guariti. Il totale dei casi è pari a 9.763.
Nelle ultime due settimane è scesa significativamente a 32 anni l’età media dei casi di Covid . “La circolazione” si legge nel report settimanale pubblicato dall’Iss “avviene oggi con maggiore frequenza nelle fasce di età più giovani, in un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità. Si riscontra un cambiamento nelle dinamiche di trasmissione (con emergenza di casi e focolai associati ad attività ricreative sia sul territorio nazionale che all’estero) ed una minore gravità clinica dei casi diagnosticati”.
La maggior parte dei nuovi casi, si legge ancora nel documento, è stata contratta sul territorio nazionale, tuttavia costituiscono il 27,2% i casi di infezione “importati” ovvero contratti in uno stato estero. In queste due ultime settimane si nota tra questi in particolare un aumento di casi diagnosticati in cittadini italiani al rientro da viaggi e sono stati documentati focolai in ambito familiare o lavorativo in cui il caso indice aveva contratto l’infezione all’estero.
L’Italia si trova così in una fase epidemiologica di transizione “con tendenza ad un progressivo peggioramento” con “focolai anche di dimensioni rilevanti” che aumentano “lo stress sui dipartimenti di prevenzione, incaricati di tracciare tutti i casi e i contatti”.
E questo mentre nel mondo si stanno per raggiungere 23 milioni di casi e si sono già superati gli 800 mila morti per Covid 19.
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