Mentre la ministra dell’Interno Lamorgese è chiamata in sede parlamentare a rispondere della violenze praticate dalla Polizia nei giorni scorsi in diverse piazze italiane contro gli studenti, questi ultimi, per nulla intimiditi, scendono ancora in piazza.
Venerdì 4 febbraio si terrà infatti lo sciopero degli studenti contro le intenzioni ministeriali di riportare la maturità a due prove scritte più colloquio, mentre sabato 5 è convocata un’assemblea nazionale per iniziativa di @lupa_scuole in lotta.
In particolare, lo sciopero di venerdì 4 è una reazione alla decisione del ministro Bianchi secondo la quale l’esame di maturità dovrà essere svolto in due prove scritte, la seconda delle quali, centrata sulle materie d’indirizzo, stabilita dalla commissione in ciascuna scuola (novità assoluta), a cui si aggiungerà il colloquio orale.
Con questa decisione il ministro Bianchi, adeguandosi alla politica più generale del governo, finge che tutto vada bene e che la normalità scolastica sia ristabilita. Chiunque ha seguito e segue le vicende della scuola sa bene cosa abbiano subito gli studenti negli ultimi tre anni scolastici in termini di perdita di ore di lezione, di relazioni tra pari e con gli insegnanti, di attività di laboratorio; in due parole di scuola vera.
Ancora oggi, la situazione negli istituti è caotica, anche in conseguenza delle indicazioni cervellotiche e insufficienti a prevenire il contagio e quindi alle numerose assenze di insegnanti e ATA, alle classi in quarantena, al ricorso alla didattica “mista” che è impraticabile e quindi, alla fine, persino peggio di quella a distanza.
Non è quindi possibile immaginare forme d’esame che non tengano conto di tutto ciò Inoltre, a peggiorare ulteriormente la situazione, il ministro ripropone che nel colloquio sia obbligatoria la valutazione delle attività PCTO, cioè la famigerata alternanza scuola-lavoro, tornata in questi giorni sotto accusa dopo la tragica morte dello studente Lorenzo Parelli.
L’alternanza scuola-lavoro fu istituita nel 2015, con la pessima legge 107, (la “buona scuola”) che fu approvata a scuole chiuse, in estate e con voto di fiducia, su proposta del governo Renzi (ministra dell’istruzione Giannini), dopo che aveva incontrato la ferma opposizione dei lavoratori della scuola e degli studenti.
L’alternanza scuola-lavoro è frutto di tale legge, che fu un passaggio fondamentale della privatizzazione e della sottomissione della scuola alle imprese, in nome dell’autonomia scolastica, a sua volta arma decisiva per istituire la concorrenza aziendalistica tra le scuole e per instaurare una forte gerarchizzazione nel mondo della scuola.
La teoria dell’alternanza scuola-lavoro, come tutto ciò che contiene la legge 107/2015 è quella di sostituire alla scuola formatrice di cittadini quella che prepara”capitale umano”, cioè mano d’opera per le imprese. Se in un primo momento, l’alternanza scuola-lavoro sembrava più che altro destinata a far perdere ore di lezione in classe agli studenti, sostituite da attività inutili e dequalificate, essa si è ben presto trasformata in una sorta di cessione di mano d’opera gratuita alle imprese in cui si svolgono gli stage.
Naturalmente, con un criterio che rispecchia la stratificazione di classe degli studenti nei diversi indirizzi scolastici, le ore di alternanza scuola-lavoro sono in numero minore nei licei, per aumentare negli istituti tecnici e ancor più in quelli professionali, frequentati prevalentemente da giovani delle classi più popolari e in buona parte anche di origine straniera.
Per questi ultimi, i PCTO assumono il carattere dei vecchi apprendistati, non retribuiti e spesso anche pericolosi. La morte di Lorenzo Parelli era in una certa misura annunciata, poiché già negli scorsi anni si erano verificati incidenti, anche gravi, durante gli stage PCTO, che solo per caso non avevano avuto conseguenze mortali.
Grottesca, inoltre, la dichiarazione del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha dichiarato che gli studenti devono essere mandati in fabbriche “sicure”, poiché nel suo ruolo dovrebbe ben sapere che queste non esistono, dato che ogni giorno, in Italia, muoiono sul lavoro da tre a quattro operai.
Oltre a tutto ciò, si deve considerare anche un’altra motivazione, molto importante, all’insistenza sull’alternanza scuola-lavoro ed è il ruolo di formazione ideologica che essa esercita sui giovani, inculcando loro i dogmi della gerarchia aziendale e dell’efficientismo acritico.
I PCTO devono essere dunque aboliti, ma con essi tutta la legge 107/2015, articolazione del processo di aziendalizzazione e di controllo della scuola da parte delle aziende private. Un processo che sembra confermarsi ed estendersi sempre più attraverso gli “obiettivi” proposti dal PNRR. Anche su questi ultimi gli studenti chiedono di poter dire la loro.
A proposito di quanto contenuto nel PNRR a proposito del potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori avevo già scritto su Contropiano che essi, gestiti da fondazioni in cui coesistono, nel principio della sussidiarietà, enti pubblici e aziende private, sono indirizzati alla creazione di mano d’opera “à la carte” per le aziende del territorio in cui si trovano.
Si tratta di un’istituzione sinora abbastanza marginale nel panorama formativo di terzo livello, con l’obiettivo minimo del raddoppio degli attuali iscritti (oggi sono 18.750) nel giro di pochissimi anni. Tali istituti sono l’incarnazione del “Patto educativo di comunità” teorizzato dal ministro Bianchi, dove però la comunità territoriale sono in realtà le aziende.
In tali istituti il 50% dei docenti non proviene dai ruoli statali, bensì dal personale delle aziende stesse. Del resto, anche per i docenti statali, il mandato è chiaro: testualmente essi dovranno seguire una “formazione perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali”.
Oggi, al potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori, destinati alla formazione terziaria, quindi concorrenti dell’Università, si affianca l’idea di una nuova istituzione, questa volta però nel settore della secondaria di secondo grado, cioè i nuovi Licei Ted (Transizione Ecologica e Digitale), per i quali, anche in questa occasione, ma su scala nazionale e non locale, si prevede una pesante entrata delle grandi imprese nella formazione scolastica.
Ma la filosofia è la stessa, cioè la scuola al servizio del capitale privato.
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Mago
Gli studenti un minimo di assaggio del mondo del lavoro dovrebbero effettivamente averlo. Credo fosse questo l’intento della legge. Ma lavorare nelle piccole realtà italiane, lo sappiamo, è deplorevole quanto le aziende stesse. Invece finire a fare panini da McDonald o il corriere Amazon è assolutamente condivisibile e dignitoso. A causa dell’ideologia che ci ha portato lontano dalla realtà siamo terreno di conquista delle multinazionali e terra di fuga di cervelli.