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Droni russi ‘Doom Doom’ riconvertiti con chip Marvell

Un chip della Marvell Technology Group Ltd, azienda Usa di semiconduttori, è stato trovato sulla scheda madre di un drone russo. La scoperta è stata fatta nel 2016, quando in Lituania è stato rinvenuto un drone spia.

In questi giorni Reuters è venuta in possesso di informazioni che documentano il ritrovamento a Kiev di una scheda madre dello stesso velivolo, adattato (pare) per usi diversi dalla mera ricognizione.

Interrogata sull’accaduto la Marvell si è giustificata dicendo che loro non hanno alcun sistema di tracciamento per un prodotto che sul mercato vale appena 2 dollari, che nessuno ha un sistema valido di tracciamento per prodotti di questa fascia di mercato.

Un conto è produrre e vendere chip per i super-computer, un altro conto è produrre chip (commodity) che finiscono nelle lavatrici, nei tostapane, nelle macchine da caffè, nelle sigarette elettroniche, nei frigoriferi, ed, eventualmente, anche nei droni adattati per lanciare missili.

Nel 2022 si prevede di spedire 578 miliardi (MILIARDI) di chip, di questi il 64% sarà del tipo commodity.

Il controllo di 578 miliardi di chip, la maggior parte dei quali ha un valore prossimo ai 2 dollari, non può essere fatto con bolle di accompagnamento, di consegna, carico e scarico magazzino, vendita all’ingrosso e al dettaglio, scontrino, ricevuta fiscale, fattura.

Un processo di amministrazione, che, con questi metodi, tenesse conto di tutta la catena di distribuzione, finirebbe per gravare in modo esagerato sul costo del prodotto, rendendone vano l’invio ai quattro angoli del pianeta.

In più – e questo è il capitalismo – nelle mani del venditore il prodotto è valore di scambio, vale solo in quanto può trasformarsi in denaro. Solo nelle mani del compratore diventa valore d’uso. Solo nelle sue mani torna (o inizia) ad esprimere la sua utilità.

Nel chip l’azienda produttrice vede solo soldi. Inoltre – e questo è ancora il capitalismo – il venditore deve rimanere indifferente all’uso che del prodotto farà il compratore. Se ad ogni vendita si dovesse chiedere ragione dell’uso del prodotto il mercato si incepperebbe dopo una mezz’ora dalla sua apertura.

Il tassista non potrebbe far salire un passeggero senza chiedergli se stia andando a prendere un treno o a fare una rapina. All’Ikea, prima di vendere un set di coltelli da taglio, dovrebbero accertarsi che questi non vengano usati per decollare la suocera.

Infine – siamo ancora nel capitalismo – la compra e la vendita sono strutturalmente separate. Nella quasi totalità dei casi il produttore del chip non ottiene direttamente dal compratore del suo prodotto i valori d’uso di cui desidera godere. Le merci transitano per altre mani, e il ciclo si chiude abbastanza fortunosamente, come abbiamo potuto sperimentare nei mesi precedenti, quando la catena degli approvvigionamenti è stata severamente scossa da questa non immediatezza degli scambi reciproci.

Damien Spleeters, vicedirettore di un gruppo di ricerca su armamenti e conflitti finanziato dall’Unione Europea e dalla Germania, sentito da Reuters ha detto che i chip della Marvell, che in passato venivano usati in droni da ricognizione, adesso sono usati su droni armati. E questo è un problema, visto l’embargo verso la Russia.

La Marvell si è giustificata dicendo che loro hanno venduto i chip a un Broker asiatico, che poi è sparito dal mercato.

Secondo un rapporto pubblicato nel novembre 2021 dal Conflict Armament Research (CAR), nei droni russi sono stati trovati chip anche di Intel, NXP, Analog Devices, Samsung Electronics, Texas Instruments e STMicroelectronics.

Sentite da Reuters, le aziende o non rispondono (Texas Instruments e STM) oppure dicono che loro non producono chip per armamenti.

Il mercato dei chip, ha detto a Reuters James Lewis, è come il mercato della droga. Voler tracciare un chip è come voler tracciare una dose di eroina. Ci sono frazionamenti. Ci sono intermediari. C’è il riciclaggio di denaro. C’è una rete di distribuzione da mercato nero.

Eric Schmidt, ex CEO di Google, dice che bisognerebbe dotare ogni chip, anche quelli di fascia bassa, di un sistema di crittografia asimmetrica a due chiavi. In questo modo, dice, sapremmo sempre dove si trova ogni singolo prodotto.

Il fatto è che un sistema di questo tipo – come il sistema di moneta non anonima che sta sperimentando la Cina; un sistema come quello proposto da Schmidt, cittadino USA con passaporto Cipriota, 55esima persona più ricca al mondo – va bene per stroncare il mercato della droga, il mercato nero, gli intermediari (broker e pusher), i paradisi artificiali e fiscali, ma ha un’unica contro-indicazione: e cioè che il capitalismo (nel suo insieme, e non solo nel settore dei chip) funziona come un mercato della droga.

Perennemente in guerra con se stesso. Con una mano al portafogli e l’altra alla pistola.

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1 Commento


  • Mauro

    Gli Stati Uniti rifornivano d’acciaio la Germania nazista prima e durante la seconda guerra mondiale…

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