Si alza ancora la tensione tra Caracas e Washington. Dopo i raid americani nel Mar dei Caraibi, che hanno provocato l’uccisione di undici presunti narcotrafficanti, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha avvertito che il Paese è pronto a passare “da una fase politica a una fase di lotta armata” nel caso in cui gli Stati Uniti dovessero attaccare direttamente il Venezuela. In proposito Luciano Vasapollo ha dichiarato a FarodiRoma che
“la Repubblica Bolivariana procede nella transizione rivoluzionaria al socialismo”.
Dalla sede storica dell’Accademia Militare dell’Esercito Bolivariano, il presidente Nicolás Maduro Moros ha attivato le Unità di Milizia Comunale, dispiegate nei 5.336 Circuiti Comunali distribuiti in tutto il Paese.
Il capo dello Stato ha sottolineato che “oggi è il primo giorno di attivazione operativa e organizzativa dell’intera Milizia Nazionale Bolivariana, già organizzata con i cittadini che si sono arruolati nei due giorni precedenti”.
Questa iniziativa, ha sottolineato il presidente Maduro, rappresenta un passo deciso verso il rafforzamento del sistema di difesa nazionale, in conformità con la Costituzione bolivariana, che afferma che “la difesa della sovranità è responsabilità congiunta di tutto il Paese”.
Allo stesso modo, il leader nazionale ha ribadito l’attuazione del Sistema di Arruolamento Permanente (SAP) attraverso il Sistema Patria, invitando tutti i cittadini che desiderano unirsi alla Milizia Nazionale Bolivariana a farlo, in adempimento del sacro sentimento di difesa del Venezuela.
Con questa attivazione, il Governo bolivariano riafferma il suo impegno per l’unità civico-militare e la leadership del popolo nella costruzione di un modello di sicurezza sovrano, partecipativo e basato sulla comunità.
Le parole di Maduro, trasmesse dall’emittente pubblica VTV, giungono all’indomani del dispiegamento di caccia statunitensi a Porto Rico, misura voluta dall’amministrazione Trump nell’ambito della cosiddetta “lotta ai cartelli della droga”. “Siamo attualmente in una fase politica – ha detto il presidente – ma se il Venezuela viene attaccato in qualsiasi modo, entreremo in una fase di lotta armata. Gli Stati Uniti devono abbandonare i loro piani per un cambio di regime violento in Venezuela e in tutta l’America Latina”.
Ombre sui raid americani
Caracas accusa Washington di “omicidi extragiudiziali”, denunciando l’assenza di prove che i morti fossero realmente trafficanti armati. Il Pentagono sostiene invece che la motovedetta colpita fosse parte di un’organizzazione criminale collegata al governo venezuelano. Il segretario di Stato Marco Rubio ha rincarato la dose, promettendo che “questi trafficanti saranno eliminati, con o senza l’aiuto dei loro governi”.
Due jet venezuelani hanno sorvolato a distanza ravvicinata il cacciatorpediniere statunitense USS John Dunham, in acque internazionali. Washington ha parlato di “atto altamente provocatorio”, mentre Caracas replica che si tratta di un’operazione difensiva legittima di fronte a una crescente minaccia militare.
Vasapollo: “Guerra ibrida mascherata da lotta alla droga”
Per l’economista Luciano Vasapollo, fondatore del Capitolo italiano della Rete in difesa dell’umanità, dirigente nazionale della Rete dei comunisti oltre che decano di economia alla Sapienza di Roma e dottore hc in 6 atenei latino-americani, dopo decenni di collaborazione con i governi di Cuba, Venezuela e Bolivia, queste mosse rientrano in una strategia di guerra ibrida degli Stati Uniti: «Non siamo di fronte a operazioni antidroga, ma a un copione classico dell’imperialismo nordamericano, che usa la retorica dei narcos come alibi per giustificare incursioni militari e preparare l’opinione pubblica a un’eventuale escalation. È la stessa logica con cui sono state giustificate invasioni e colpi di Stato in passato».
Vasapollo sottolinea che il Venezuela è nel mirino non per questioni criminali, ma per il suo ruolo geopolitico e per le immense risorse energetiche: «Maduro viene dipinto come un nemico da abbattere perché difende la sovranità nazionale, non perché sarebbe complice del narcotraffico. L’imperialismo ha bisogno di narrazioni tossiche per mascherare la sua vera intenzione: il controllo politico ed economico dell’America Latina».
America Latina come “cortile di casa”
Luciano Vasapollo ricorda come per decenni l’America Latina sia stata considerata dagli Stati Uniti il proprio “cortile di casa”, un’area da controllare e dominare senza limiti, con governi eterodiretti, colpi di Stato orchestrati dalla CIA, ingerenze militari ed economiche e imposizione di modelli neoliberisti funzionali solo a Washington.
Con questa espressione, il docente sottolinea il carattere coloniale e predatorio di una visione che nega la sovranità dei popoli latinoamericani, trattati non come nazioni indipendenti ma come spazio subordinato agli interessi strategici, energetici e finanziari statunitensi. Oggi, aggiunge Vasapollo, il risveglio dei movimenti popolari e dei governi progressisti sta rompendo questo schema, rivendicando dignità, autodeterminazione e un’integrazione solidale del continente. E allora Washington si organizza sul piano militare per sconfiggerli.
Il richiamo di Maduro a difendere la pace e l’indipendenza dei popoli della regione ha trovato eco in diversi Paesi latinoamericani che temono un nuovo ciclo di destabilizzazione. «Non è solo il Venezuela ad essere minacciato – conclude Vasapollo – ma l’intero progetto di autonomia dei popoli latinoamericani, che da Cuba alla Bolivia fino al Nicaragua continuano a resistere. La vera lotta armata oggi è quella dei popoli contro il dominio coloniale travestito da democrazia e diritti umani».
Tra raid aerei, dispiegamenti militari e avvertimenti incrociati, la tensione tra Caracas e Washington rischia di trasformarsi in un nuovo fronte di crisi internazionale. Ma per Maduro e i suoi sostenitori, la parola d’ordine resta una: resistere all’imperialismo.
Il sostegno del CELAC
Il forte sostegno espresso dal CELAC a Nicolás Maduro rappresenta, secondo Luciano Vasapollo, un passaggio cruciale nella riaffermazione della sovranità latinoamericana: i governi della regione, pur con differenze interne, hanno ribadito il rifiuto di ogni ingerenza esterna e l’appoggio al processo bolivariano come espressione della volontà popolare. Per Vasapollo, questo gesto politico dimostra che l’America Latina non è più disposta a subire la logica dell’isolamento imposta da Washington e dai suoi alleati, ma vuole difendere il diritto all’autodeterminazione e a un modello di sviluppo autonomo.
L’unità mostrata dal CELAC, osserva l’economista, è anche un segnale di maturità storica: solo rafforzando l’integrazione regionale sarà possibile contrastare le pressioni imperiali e costruire alternative concrete al neoliberismo globale.
Si tratta davvero di una dichiarazione che dà il tono alla reazione mondiale, una reazione positiva da parte dei popoli, che ribadisce che l’America Latina e i Caraibi sono un territorio di pace, non un territorio di ambizioni o minacce imperiali. Ringrazio la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, per il sostegno ricevuto dalla suddetta organizzazione in risposta allo spiegamento militare degli Stati Uniti sulla costa caraibica.
A questo proposito, ha sottolineato l’importanza di sostenere il diritto del Venezuela a vivere in pace e la forte dichiarazione dei paesi che compongono la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, tra cui Antigua e Barbuda, Barbados, Belize, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Dominica, Grenada, Honduras, Messico, Nicaragua, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Uruguay e, naturalmente, Venezuela.
Nel documento, la maggior parte dei paesi membri della CELAC fa riferimento anche al Trattato per la proibizione delle armi nucleari in America Latina e nei Caraibi (Trattato di Tlatelolco), che stabilisce che questa è la prima zona al mondo libera da armi nucleari, una pietra miliare storica che il governo degli Stati Uniti sta violando.
America Latina e Caraibi, una zona di pace
La lettera ricorda inoltre che l’America Latina e i Caraibi sono stati proclamati Zona di Pace, un impegno assunto da tutti gli Stati membri, che sostiene principi quali “il divieto della minaccia o dell’uso della forza, la risoluzione pacifica delle controversie, la promozione del dialogo e del multilateralismo, il rispetto illimitato della sovranità e dell’integrità territoriale, la non ingerenza negli affari interni degli Stati e il diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione”.
Inoltre, la CELAC ha riconosciuto nella dichiarazione che la criminalità organizzata e il traffico di droga rappresentano una minaccia significativa al raggiungimento di società pacifiche e inclusive e ha ribadito il proprio impegno nel contrastarli.
Riconoscono inoltre che la criminalità organizzata transnazionale e il traffico di droga costituiscono una minaccia significativa al raggiungimento di società pacifiche e inclusive e pertanto ribadiscono il loro impegno a combatterli in via prioritaria, aumentando la cooperazione e il coordinamento regionale e internazionale, nel rispetto del diritto internazionale e in conformità con gli attuali quadri giuridici e convenzioni internazionali.
L’autodeterminazione dei popoli caraibici un dono di Fidel e Chavez
In merito, Vasapollo sottolinea che la creazione dell’ Alba come anche della REDH è un frutto della grande amicizia e della visione comune che legava Fidel Castro e Hugo Chavez. In particolare, dichiara il decano della Sapienza s FarodiRoma, “dobbiamo una grande gratitudine a Chavez che ha saputo cogliere i punti di contatto tra la grande esperienza rivoluzionaria nel mondo e la Rivoluzione Bolivariana, sottolineando la continuità della lotta politica sociale e sindacale in paesi e contesti molto diversi, come lo sono il Venezuela e cuba per esempio, ma con in comune nei militanti rivoluzionari l’ideale di un riscatto degli svantaggiati.
Con Chavez il PSUV parla del blocco subito anche dal Venezuela e dello scontro tra unipolarismo e multipolarismo, che è il vero significato anticipatorio della guerra in Ucraina, ma anche della questione del guerra monetaria oltre che commerciale e finanziaria mossa anche alla Cina. E pure della difesa dell’ambiente, una preoccupazione che accomuna chiunque ha a cuore il fututo dell’umanità, come ha ripetuto Papa Francesco, vescovo di Roma ma anche espressione del cristianesimo latinoamericano e degli ideali bolivariani, esattamente come Hugo Chavez”.
Per Vasapollo, torna così molto attuale l’analisi di Marx che “ci dà un quadro approfondito, critico, sfida le interpretazioni semplificate dell’oggi e sottolinea l’importanza di esaminare le dinamiche economiche nel loro contesto strutturale e sistemico, con una Critica della critica alla critica.
Una critica all’economia politica deve essere basata sulla concezione materialistica della storia.
Quindi una rivoluzione politico-sociale di radicale movimento reale che distrugge e supera il modo di produzione capitalistico , deve affrontare non solo l’aspetto superficiale delle diseguaglianze, ma la struttura economica che la genera, abbattendo la divisione del lavoro, trasformando le relazioni sociali, fino ad arrivare ad una visione più completa, interconnessa nella produzione e nella gestione delle risorse nella transizione rivoluzionaria al socialismo”.
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