Filippo Violi, Cronache da un campo di battaglia, Imprimatur Editore, 2014, pp. 216, € 15 – 12,75 on line [Di seguito una sinossi e l’introduzione al libro di Francesco Rocco Picone].
Cronache di un campo di battaglia si inserisce in uno spazio d’azione che rende visibile il lavoro sottopagato e dequalificante della pubblica amministrazione. Un lungo zoom senza alcuno stacco porta i protagonisti a misurarsi su un piano frequenza. Si parte dalle galassie indistinte di un modo divenuto preda della globalizzazione sfrenata che ha quasi cancellato del tutto i tratti caratteristici di ogni singola civiltà, conducendoci ad una circumnavigazione della storia, in una macchina del tempo che va si avanti, ma che ci sta riportando dietro, ai tempi del baratto. Lo zoom restringe pian piano il suo campo, fino ad un microcosmo locale, altrettanto indistinto dove i protagonisti della storia sono costretti ad operare come anelli di ingranaggio di una macchina burocratica che inghiottisce e divora denaro pubblico. Si scavano linee di fuga sotterranee tra una rete fittissima di pubbliche relazioni, oleata da consulenti, funzionari, politici e dirigenti.
Tutto viene annotato sul diario di bordo con l’intento di produrre un sapere storico di lotta da consegnare alle future generazioni. Un piccolo ufficio, immerso nel ventre della pubblica amministrazione, ubicato in una zona periferica del sud-Italia, in Calabria e precisamente nella cittadina di Crotone, diventa, grazie ai protagonisti dell’opera, il quartier generale dove si catturano tutte le informazioni di giornata e dove si organizzano minuziosamente spazi di resistenza che si tramutano in offensive contro il potere burocratico. L’autore, uno dei protagonisti del romanzo, veste i panni di subcomandante del piccolo esercito di liberazione burocratica, affiancato dal Cica, il genio dell’economia e da Franziska la volpe bionda, audacia combattente sul campo di battaglia. Nel tortuoso peregrinare i tre guerriglieri incontrano Pixon, da subito nominato generale che dal fortino della torre di Scilla (RC) sovraintende alla battaglia. Sul diario di bordo, in stile danza immobile, in un flash continuo che va avanti e indietro nel tempo, si annotano i disastri combinati negli ultimi 20 anni dai governi nazionali ed europei che si sono succeduti vicendevolmente, entrambi artefici di quella miseria che i protagonisti vivono tutti i giorni e di quel sistema d’ arroganza di potere che vige in fieri tanto negli enti regionali quanto negli enti provinciali e comunali.
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