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Roma. Incontro su “Periferie incattivite, strumentalizzazioni della destra, vertenze metropolitane”

Periferie “incattivite”, strumentalizzazioni fascioleghiste, esigenze popolari, vertenze metropolitane. E’ possibile un percorso comune per farvi fronte?

Martedi 2 dicembre, alle ore 18.00 in via Giolitti 231 (Stazione Termini/Laziali) proponiamo un confronto pubblico al quale sono invitati i comitati territoriali, il sindacalismo di base, i movimenti degli immigrati, le reti sociali dei disoccupati.

Lo stato di degrado delle periferie urbane rappresenta la condizione imposta ai territori metropolitani dall’attuale modello sociale che si intende imporre. Tagli brutali ai servizi, elevata presenza di immigrati, svendita delle case popolari e degrado della condizione abitativa, lavoro precarizzato e ricattato ed infine dominio delle lobby affaristico-speculative, spesso colluse con la criminalità, subentrate all’intervento pubblico nella programmazione e gestione dei territori e dei servizi . Le giunte comunali del Pd o della destra portano entrambe la piena responsabilità con tale scenario. Questa è la situazione esplosiva nelle periferie di Roma e delle grandi aree metropolitane.

Le vicende di Corcolle prima e Tor Sapienza poi, esplose mediaticamente in queste settimane, documentano il grado di ormai insopportabile concentrazione del disagio sociale e del rischio di implosione del conflitto verso forme lontane da ogni aspettativa di emancipazione sociale.

Il tentativo di insediamento della destra neo-fascista e leghista con il suo corredo xenofobo e razzista, dissimulato nella versione sociale, ripropone in modo preoccupante il ruolo della destra in un contesto sociale che sembra privo degli anticorpi del conflitto e della solidarietà.

Ricondurre allora la questione della condizione delle periferie metropolitane ai suoi contenuti di classe, alle scelte di politica economica e sociale che, imposte da sedi decisionali “lontane e irraggiungibili” (dall’Unione Europea ai grandi gruppi d’affari alle multinazionali) attraversano l’intero corpo sociale e produttivo abbattendosi con brutale violenza sui territori metropolitani e sui poveri della porta accanto, ci sembra una necessità ineludibile.

Le iniziative promosse dal sindacalismo conflittuale e di base e dai movimenti di lotta territoriali devono fare i conti con il progressivo restringimento degli spazi di mediazione politica ed economica, causati dalla crisi. La parcellizzazione e la spoliticizzazione del conflitto rischiano di tramutarsi in un scontro senza prospettive se sul piano della soggettività non si definiscono percorsi di ricomposizione delle lotte capaci di incidere sulle contraddizioni del nemico di classe.

Recuperare forme di intervento stabili ed organizzate nelle periferie metropolitane sui temi del lavoro, del reddito, dell’abitazione e dei servizi è la prima condizione per mettere in campo un reale contrasto all’egemonia culturale dominante e ai movimenti reazionari ed una premessa per una credibile rappresentanza del blocco sociale antagonista dentro la crisi.

Su questo riteniamo che nell’area metropolitana di Roma possa e debba aprirsi un confronto non episodico ma, nei limiti del possibile, una “collaborazione coordinata e continuativa”, con un segno emancipatore ovviamente.

Ross@ – Roma

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