Renzi sposa Ichino e introdurrà il “contratto unico a tutele crescenti”.
Insomma. Cominci da appendista, dopo qualche lavoretto per abituarti ad avere un padrone e tacere sempre. Poi – sempre che un lavoro te lo offrano ancora – potrai sperimentare la delizia del contratto a termine, con otto proroghe in tre anni e magari rinnovabile per altri tre.
Se tutto va bene e l’economia tira, intorno ai 35-40 anni potrai essere assunto in pianta stabile, licenziabile in qualsiasi momento e senza fiatare. Se fallisce l’azienda niente più cassa integrazione e poi mobilità (mica vorrai stare a grattarti la pancia per quattro ani, vero?), ma due anni di Aspi senza possibilità di rifiutare una qualsiasi offerta di semi-schiavismo.
Quindi, se tutto è andato davvero per il meglio e se l’economia ha tirato sempre, intorno ai 60 anni ti verrà concesso l’art. 18 modificato dalla Fornero. Non ti protegge affatto, sei licenziabile lo stesso se apri bocca o addirittura scioperi; ma vuoi mettere la soddisfazione di dirlo ai figli?
Poi, serenamente, il giorno del tuo trapasso ti verrà detto “lei è davvero fortunat*, da oggi non è più licenziabile; e può persino mandarci affanculo!”.
Senza passare per la pensione, che ci si annoia a non far niente…
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