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Germania: milizie private allo sciopero dei camionisti

“Siamo un gruppo di autisti provenienti dalla Georgia e dall’Uzbekistan – scrivono in una lettera indirizzata ai committenti della loro azienda – che vengono sfruttati. Siamo stati messi in una situazione in cui rifiutare di guidare è l’unico modo per cambiare qualcosa. Abbiamo richieste finanziarie per il gruppo, che tuttavia rifiuta ogni dialogo. […] 

[Le società] Lukmaz, Agmaz e Imperia hanno dichiarato che non ci forniranno documenti su come vengono calcolati gli stipendi e le detrazioni. Per noi questa non è una posizione di contrattazione in quanto ogni autista deve avere accesso alla propria documentazione, altrimenti non abbiamo basi per scoprire se la nostra paga è corretta. […]

Vi chiediamo di contattare le aziende e chiedere di darci accesso ai nostri documenti paga. In secondo luogo di chiedere alle imprese di rispettare le leggi e di retribuire gli autisti secondo le norme”.

A seguire proponiamo la traduzione di un articolo sulla questione pubblicato dal sito tedesco taz.

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Continua lo sciopero che coinvolge più di sessanta camionisti, in maggioranza uzbeki e georgiani, presso l’area di servizio di Gräfenhausen West vicino a Darmstadt. Gli scioperanti lavorano per l’azienda di trasporti polacca Mazur (gruppo Lukmaz-Agmaz-Imperia), che li sfrutta come finti lavoratori autonomi.

Alcuni di loro non percepiscono alcun salario da settimane, nonostante la promessa di una tariffa giornaliera di ottanta euro.

A partire dal 20 marzo i primi lavoratori hanno parcheggiato i propri camion – in alcuni casi carichi di merci – nell’area di servizio e si sono rifiutati di continuare a guidare. Da allora, il gruppo che sosta a Gräfenhausen è cresciuto. I tentativi di negoziazione con il titolare dell’azienda, Lukasz Mazur, finora non hanno avuto alcun successo.

Venerdì mattina c’è stata un’escalation nell’area di servizio. Mazur non si faceva vedere a Gräfenhausen dal 31 marzo e da allora aveva negoziato solo per vie scritte tramite il suo avvocato.

Venerdì santo però è riapparso al parcheggio, accompagnato da uomini della Rutkowski Patrol, gruppo paramilitare afferente all’agenzia investigativa privata polacca di Krzysztof Rutkowski. Mazur e i suoi accompagnatori si sono presentati a Gräfenhausen, tra l’altro, con un’auto blindata.

Apparentemente, Mazur voleva intimidire i lavoratori in sciopero e, con la minaccia della violenza, persuaderli a rimettere in circolazione i camion.

Oltre alla Rutkowski Patrol, Mazur aveva portato con sé anche le chiavi di scorta di tutti i camion e quattro minibus con degli autisti sostitutivi. Tuttavia, pare che questi ultimi non fossero al corrente delle intenzioni dello spedizioniere e che, una volta scoperte, si siano rifiutati di fare i crumiri.

A riferirlo a taz è Anna Weirich della rete Fair Mobility – consulente per la Confederazione tedesca dei sindacati (DGB) – che è stata testimone dei fatti. I dipendenti di Fair Mobility sostengono gli scioperanti insieme ai compagni del sindacato olandese FNV.

Secondo Weirich, un camionista è rimasto ferito alla testa quando Mazur e le truppe da combattimento hanno cercato di accedere a uno dei camion parcheggiati. A quel punto è intervenuta la polizia, che ha preso i dati degli aggressori e ha arrestato sia gli uomini della Rutkowski Patrol che lo spedizioniere Mazur, tra gli applausi degli scioperanti.

Contro le diciannove persone arrestate sono state presentate denunce per gravi violazioni della quiete pubblica, minacce, coercizione, tentate lesioni e interruzione di un’assemblea di lavoratori. Alle domande poste da taz alla compagnia Mazur a proposito degli eventi non è stata data alcuna risposta.

Pare che in seguito gli arrestati siano stati rimessi in libertà, secondo una dichiarazione rilasciata dalla polizia il giorno successivo.

«Superato lo shock iniziale, i camionisti erano euforici, dopo l’arresto di Mazur. Però non hanno ancora ricevuto il loro stipendio», dice Weirich, riassumendo gli eventi della giornata di venerdì. Per questo la protesta continua.

Nei giorni scorsi, i camionisti hanno ricevuto molte manifestazioni di solidarietà da parte dei sindacalisti della regione. Venerdì, tra gli altri sostenitori, era presente anche Stefan Körzell, membro del consiglio federale della DGB, che ha assistito al momento in cui è comparso Mazur con le truppe da combattimento. Körzell ha riferito alle agenzie di stampa tedesche di aver assistito a un “evento mostruoso”.

«Mazur si è completamente messo a nudo. Ha mostrato il suo vero volto. Non c’è niente di più chiaro di quanto accaduto», afferma Weirich, pensando anche alle aziende tedesche e dell’Europa occidentale per conto delle quali Mazur trasporta merci.

Per le imprese dell’Europa occidentale è comune impiegare società di trasporto dell’Europa orientale che offrono un servizio a basso costo.

Queste ultime, a loro volta, assumono spesso autisti provenienti da paesi extraeuropei, che sono pagati molto al di sotto del salario minimo di paesi come la Germania, per esempio, e che – contrariamente a quanto disposto dalle normative europee – sono spesso in viaggio per mesi senza mai avere la possibilità di dormire fuori dalla cabina di guida, come nel caso di molti dei camionisti in sciopero a Gräfenhausen.

Giovedì gli scioperanti hanno scritto una lettera aperta ad alcuni tra i clienti più importanti di Mazur, per conto dei quali trasportavano merci, come esempio DHL, LKW Walter, C.H. Robinson e Sennder. La richiesta dei camionisti è quella di intercedere presso Mazur e di interessarsi alla loro situazione.

Una portavoce di Sennder ha dichiarato a taz che le accuse sono state prese “molto sul serio” e che la collaborazione con Mazur è stata “interrotta con effetto immediato”.

Taz non è riuscita a contattare LKW Walter e C.H. Robinson, tuttavia, secondo Anna Weirich, quest’ultima azienda avrebbe risposto alla lettera e avrebbe promesso di esaminare la situazione. Un portavoce di DHL ha invece dichiarato a taz di non poter confermare che Mazur sia un cliente DHL né la ricezione di alcuna lettera.

* da Taz

traduzione per Napoli Monitor di Gloria Pessina

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