Caro direttore, amici lettori, autorità competenti.
Vorrei attirare la vostra attenzione su una mia teoria che ogni giorno si dimostra più fondata e che dovrebbe allarmare tutti. Qualcuno ha sciolto dell’acido negli acquedotti, non c’è altra spiegazione. Il tono del dibattito pubblico, i suoi argomenti, le decisioni prese in seguito o sull’onda di quello che si dice al bar o alla fila alla posta (o che ha scritto su Facebook mio cugggino) sembrano meno lucide di un assaggiatore del Narcos o di un chitarrista rock degli anni Settanta.
L’ultimo esempio è il complicato affaire dei vaccini, un argomento importante che è stato trasformato (credo dopo massiccia assunzione di Lsd dai rubinetti) in una guerra tra untori medievali millenaristi vogliosi di strage per malattia e un esercito di crocerossini inventori della penicillina. Ogni voce sensata o ragionevole, da una parte e dall’altra, è stata zittita. Un dibattito sui vaccini da somministrare ai bambini è diventato la caricatura di uno scontro ideologico. Risultato, per non saper né leggere né scrivere: il decreto fatto in fretta e furia, pieno di buchi e di incertezze, spropositato rispetto a quello che le strutture sanitarie e scolastiche potranno fare. Se va bene sarà un casino indicibile, con in più l’introduzione di un classismo sanitario ripugnante: chi è contrario potrà continuare a essere contrario pagando, chi non potrà pagare dovrà essere d’accordo.
Come del resto è successo coi vaucher: per paura di prendere un’altra sberla in un altro referendum, zac, via tutti. Non una soluzione, ma una decapitazione, tipo abbattere la casa perché hai bruciato l’arrosto. Credo che i primi sversamenti di acido lisergico negli acquedotti del Paese siano cominciati all’Expo, quando ci si divideva tra “lo straordinario successo” e il “flop clamoroso e costoso”. Oggi che si potrebbe andare a controllare gli effetti di quel “miracolo” (per esempio se ci sono i tanti punti di pil in più promessi, o le migliaia di posti di lavoro creati che no, non ci sono), addio, tutto perdonato, tutto dimenticato, ci sono altre priorità.
Alte concentrazioni di acido nella capitale ovvio. Prima il derby a testate tra olimpici e non-olimpici, poi tutti esperti di costruzione di stadi e marketing urbano, poi fotografatori di monnezza traboccante dei cassonetti (o di cassonetti lindi come a Zurigo centro, per contrastare con una cazzata altre cazzate). Politici o presunti tali vanno in tivù a dire di bambini uccisi dai topi. Saviano dice il suo pensiero sul Pd, eccolo accusato di grillismo, Saviano dice qualcosa contro Grillo, eccolo ri-arruolato, “uno di noi”. De Bortoli era un bravo e attendibile giornalista e diventa una specie di punkabbestia fissato con le scie chimiche. Gli stessi che menavano fendenti su “voi votate con Salvini” al referendum sulle riforme costituzionali, ora discutono una legge elettorale che piace solo a loro e a Salvini. Senza nemmeno sapere di che si parla si prendono le misure sull’avversario: se un Di Maio ha detto bianco io devo dire nero, se Renzi ha detto nero io devo dire bianco, la realtà dei fatti è un dettaglio trascurabile sullo sfondo. Arrivano le cifre del Jobs act – oggettivamente un disastro – ed ecco pronto il ribaltamento: senza sarebbe stato peggio. Però si può sparare al ladro. Quelli che dicevano no, no, non siamo mica in Texas ora dicono, bene, giusto, la sicurezza! Ma solo di notte. Molti ridono.
Tutto questo senza il minimo rossore né vago imbarazzo, come fosse normale vedere gli elefanti rosa, come se il Paese fosse una enorme Woodstock della scemenza collettiva, tutti a tirare mutande e reggiseni sul palco in omaggio a questa o quella star dei due schieramenti, indipendentemente da quello che sta suonando. Date retta: c’è acido negli acquedotti. Non c’è altra spiegazione.
da http://www.alessandrorobecchi.it
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