Non ci ho la fissa ma il Tg1 ha appena detto che Giuseppe Ciarrapico: “In gioventù simpatizzò per il fascismo”.
Nella foto un giovanissimo Ciarrapico fa il simpatico.
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È morto #GiuseppeCiarrapico.
Condannato per aver violato la legge su lavoro minorile.
Condannato per ricettazione fallimentare.
Inquisito per lo scandalo Safim/Italsanità.
Finanziamento illecito ai partiti.
Condannato per il crack del Banco Ambrosiano.
Stalking a mezzo stampa contro la giornalista Manuela Petescia. Per l’unicità del reato il caso venne studiato a Cambridge.
Condanne per truffa editoriale.
Condanna per bancarotta fraudolenta di “Ciociaria oggi”.
Con la Ciarrapico editore stampa libri e fascicoli a sfondo revisionista sulla storia, le armi e le forze armate del fascismo (ed in particolare della Repubblica Sociale Italiana), a cui collaboravano dirigenti e intellettuali della destra, tra cui Marcello Veneziani, che fu direttore editoriale, e, negli anni settanta, il giornalista Guido Giannettini. Nell’ambito della sua vicinanza ai movimenti di destra può essere vista anche la partecipazione nel 2001 al funerale di Massimo Morsello, uno dei fondatori di Forza Nuova.
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RANIERO GERMANO
CIARRAPICO VISTO DA RECOARO…..non proprio un bel personaggio.
Quando il “re delle acque minerali” con la società Italfin’ 80 stava facendo incetta di aziende del settore, dalla Fiuggi alla Pejo, arrivò a Recoaro e portò con sé un carico di grandi attese, poi deluse, per un potenziamento dello stabilimento nel quale veniva imbottigliata l’acqua e le bibite a marchio Recoaro: gingerino, acqua brillante, chinotto, aranciata. L’imprenditore aveva guidato le acque minerali di Recoaro dal giugno del 1986 fino all’agosto del 1992 per poi cederle alla Garma di Raul Gardini e Giulio Malgara. L’inizio dell’avventura recoarese era stato un po’ turbolento visto che Ciarrapico aveva partecipato all’asta indetta dall’Efim per la vendita della Recoaro con 18 miliardi di lire. Sette miliardi in più erano stati offerti dalla Crodo che però era controllata da capitale straniero, l’olandese Bols, il cui ricorso al Tar era stato però respinto. Ciarrapico diventava in questo modo il leader assoluto sul mercato italiano nel settore delle acque e bevande minerali. Italfin’ 80 aveva raggiunto un fatturato globale di circa 300 miliardi di lire. Le aspettative e le speranze erano enormi mentre a una trentina d’anni di distanza quello che rimane di quel periodo è un’opera che deturpa l’ingresso del paese nascondendo lo splendido paesaggio con la vista delle montagne: il cubo, manufatto in cemento alle porte del paese mai utilizzato e vuoto pure oggi. . Anche sotto l’aspetto occupazionale i ricordi dell’era Ciarrapico non sono migliori visto che lo stabilimento attraversò una crisi continua che portò alla perdita di posti di lavoro.