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La guardia medica

L’assessore alla Sanità della Regione Marche si è accorto che c’è una «paurosa assenza di personale sanitario» che rende piuttosto problematica la gestione di questa seconda ondata di Covid.

Che si fa?

Per rispondere a questa domanda è necessario fare una premessa: nella repubblica della confusione convenzionalmente nota come Italia nessuno sa davvero cosa fare, dal governo in giù e una grande parte degli sforzi si concentra sempre sul fare qualcosa che dia l’impressione di star facendo qualcosa – scusate la tautologia – senza pensare alla logica.

D’altra parte, è noto che l’Italia è un paese dominato da molte cose ma certo non dalla razionalità, e dunque se ne dicono tante, troppe, giorno dopo giorno, senza curarsi del fatto che gli ordini sono spesso e volentieri contraddittori o, talvolta, completamente privi di senso.

Quindi, dicevamo, che si fa?

Semplice, dice l’assessore leghista Filippo Saltamartini: riapriamo il Covid Hospital di Civitanova Marche, quello costruito da Guido Bertolaso insieme all’Ordine di Malta, aperto a maggio e durato dieci giorni con appena tre pazienti accolti. Comunque, non si tratterà di una riapertura completa, cosa ad oggi impossibile, ma della messa a disposizione di quattordici posti in terapia sub-intensiva.

Il problema è che mancano i medici e non si può continuare con la storia di obbligarli a prestare servizio oltre al proprio orario di lavoro. Gli anestesisti, tra l’altro, hanno già fatto presente che loro proprio non ci saranno, e la Regione denunciasse pure chi vuole ma tanto loro continueranno a non andarci.

Quindi? Il prode Saltamartini ha avuto un’idea: chiediamo medici militari al ministero della Difesa.

Forse nessuno gli ha mai spiegato che il significato di «guardia medica» non è letterale, o forse non ha capito che la faccenda potrebbe essere un po’ più complessa, ma in fondo è giusto così: nelle tragedie un momento di comicità ci sta sempre bene.

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