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La giornata della pagliacciate

Ieri la giornata delle pagliacciate è cominciata presto, con l’errore madornale di approvare una legge che non ha un centesimo di euro, e quindi il bisogno urgente di tornare di corsa in Commissione bilancio per toglierla dal testo della Manovra, da approvare a spron battuto per il pericolo dell’esercizio provvisorio.

Una delle peggiori figure di merda mai viste e sentite nella storia della Repubblica.

A seguire, sul giornale di Giuliano Ferrara, Il Foglio, diretto dalla sua marionetta Cerasa si legge: “Democrazie solide, dittatori in sofferenza, populismi in ritirata. La visita del leader ucraino negli Stati Uniti è l’immagine plastica della speranza. Mette in luce la forza delle potenze occidentali di proteggere le loro identità dai nemici: il vero lato positivo di quest’anno”.

Neanche Lercio ci sarebbe riuscito.

Poi la madre di tutte le pagliacciata, cioè la visita lampo di Zelensky a Washington, rigorosamente vestito da combattente, con tanto di barba da combattimento. Il monologo recitato difronte al Congresso, col dito indice che scorreva sulle parole del testo scritto, diventerà un cult da b movie.

La serata delle pagliacciate si chiude in Italia con Bruno Vespa, che in inizio di Tg Uno fa una spot di lancio al suo personale “Porta a Porta”, che ha appena registrato l’intervista a Meloni, uno auto-spoiler mai visto.

Meloni, poi, scodella una minestrina insapore, che non convince neanche il mestolo con cui spera di servirla per cena agli spettatori di Rai Uno, canale pubblico ridotto alla stregua di un cinegiornale Luce.

Se questa è diplomazia internazionale, se questa è politica interna, se questa è informazione libera, beh “ridi pagliaccio e ognun applaudirà…” (“Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo).

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1 Commento


  • Pasquale

    Buffoni, nani e ballerine alla corte del padrone Yankee.

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