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Diecimila libbre di carne

Là dove c’era un’immensa gabbia ora c’è un mattatoio. A cielo aperto.

Diecimila omicidi al mese. Diecimila libbre di carne macellate dai beccai con la stella.

La stampa è invitata ad accomodarsi all’orrendo banchetto dei Re.

Con la bava alla bocca, drogata dall’odore del sangue e della carne arrostita avida si rimpinza di sesso di fanciullo. Appena tolto dalla brace al fosforo bianco.

Mastica lentamente il giornalista la tenera polpa olivastra offerta dalla Fast Food Nation &. Corporation.

The West is the Best urlano i camerieri in livrea. Sputando le ossa nella pattumiera della storia.

Dio travestito da spazzino al carnevale di Halloween ha la faccia inebetita dell’amministratore delegato.

La fonte battesimale puzza di petrolio. Di oro nero son decorate le cattedrali e le chiese. Le moschee, le sinagoghe, i templi del buddah.

Non sazio il Moloch “democratico” chiede ancora ad Abramo di sacrificare suo figlio.

Isacco è ucciso in un replay di millenni sulla rupe della terrificante vuotezza umana.

Non sono bastati gli dei, uno steccato e la proprietà privata a sopportare il buio che abita la mente dell’uomo.

Nascosto all’ombra del proprio egoismo travolto sulle secche del linguaggio egli medita la propria fine.

Avemmo un sogno che si chiamava comunismo.

Lo avete barattato con la merce. E con diecimila libbre di carne.

 

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