– Lei sostiene il ritorno a una scuola severa, selettiva?
* Ogni cosa che conta ha una sola regola: puntare sul più difficile. Questo puntare sul più facile va troppo smaccatamente d’accordo con lo spirito delle classi parassitarie e della gente che conosce soltanto la vita facile e che vuole conservare uno spazio di vita facile alle spalle degli altri … Creare nuovi eserciti di diplomati senz’arte né parte mi pare una cosa senza senso.
– Lei vede dunque l’educazione prima di tutto come efficienza tecnica?
* No, quelli che mancano sono soprattutto i presupposti culturali e di costume per trovare il senso della propria utilità pubblica in un’epoca di grandi cambiamenti.
Intervista di Maria Luigia Pace a Italo Calvino su “Panorama” del 30 luglio 1979 – segnalazione da Roberto Fineschi
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Manlio Padovan
Per riepilogare: mi pare che si possa affermare che ciò che manca nella scuola in generale è l’umanesimo.
Solo l’umanesimo fa crescere l’uomo, come uomo e come cittadino.
All’ ‘ITI G. Marconi di Padova negli anni cinquanta l’insegnante di italiano, l’unica materia che avrebbe dovuto darci un po’ di sopito critico, non parlava di Leopardi ma ne sparlava il prete durante le ore di religione in ciò autorizzato e protetto dalle istituzioni.
Altro che alternanza squola lavoro.