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Il caso dei Cinque Cubani si fa strada tra nel mondo cattolico

Da gennaio di quest’anno, il 5 di ogni mese le organizzazioni, le associazioni e i comitati nazionali e internazionali di solidarietà con Cuba costruiscono iniziative a favore della liberazione dei 5 agenti dell’antiterrorismo cubani ingiustamente detenuti nelle carceri degli Stati Uniti.

La campagna “il 5 per i 5” promossa dal Comitato internazionale per la liberazione dei patrioti cubani, punta a sensibilizzare i più ampi settori possibili dell’opinione pubblica su un caso di gravissima ingiustizia e violazione dei diritti civili e umani che si protrae da oltre 12 anni.

La manipolazione giudiziaria che ha prodotto sentenze ingiuste e sproporzionate (complessivamente due ergastoli più 99 anni di prigione), purtroppo recentemente confermate in sede di appello e di giudizio definitivo, spostano la battaglia per la loro liberazione principalmente sul terreno politico e della salvaguardia dei diritti umani.

Come Associazione e Rivista Nuestra America, dopo innumerevoli iniziative svolte in tutti questi anni insieme alle altre associazioni solidali con i 5 e con Cuba, abbiamo voluto fare i conti anche con i limiti che hanno caratterizzato il nostro impegno su questa vicenda. Non abbiamo potuto fare a meno di considerare che nonostante gli sforzi non siamo riusciti, tranne che in poche occasioni, a uscire dall’ambito ristretto degli amici di Cuba, dei militanti comunisti e neanche tutti, vista la confusione e la latitanza anche di molti partiti e organizzazioni comuniste e dei giornali di sinistra (a partire per esempio da Repubblica, l’Unità ma giungendo anche a Liberazione e Manifesto) sul caso dei 5, ma ciò vale più in generale su tutto il dibattito che riguarda la transizione socialista in atto a Cuba.

Come Nuestra America, stiamo moltiplicando gli sforzi per contrastare l’oscuramento e il terrorismo mediatico attuato da televisioni e giornali sul caso dei 5, avviando iniziative di sensibilizzazione in ambienti della società civile ed in particolare dal mese di febbraio abbiamo iniziato un importante confronto con le comunità cristiane di base, anche attivando iniziative in varie Parrocchie della Chiesa Cattolica, soprattutto nei quartieri della periferia romana.

In questi mesi e con grande piacere abbiamo ricevuto e spesso pubblicato delle note di commento alle iniziative redatte da alcuni parrocchiani al termine degli incontri, riflessioni che danno il senso anche emotivo del loro coinvolgimento sulla vicenda.

Scrive il 5 Febbraio 2011 Giuseppe Baldassarri, cattolico attivo, scrive:  Nel pomeriggio di oggi presso la Parrocchia S. Maria della Misericordia di Roma  si è tenuto l’incontro di sensibilizzazione a favore dei Cinque agenti dell’antiterrorismo cubani …… Il caso non è noto all’opinione pubblica né in Italia né in Europa, e tanto meno se ne parla nei mass media negli Stati Uniti…… la speranza è di continuare in questa campagna di sensibilizzazione che possa portare il Presidente degli Stati Uniti, ad essere certamente più attento al caso se oltre ai militanti dell’associazionismo solidale si uniscono settori sempre più ampi di cittadini e in particolare delle comunità cattoliche, ad assumere una iniziativa a favore della scarcerazione dei cinque dal momento che la legislazione Usa gli conferisce questi poteri.”

Abbiamo impostato questi incontri a partire dai principi del rispetto dei diritti umani, civili e sociali, prescindendo dai contenuti prettamente di appartenenza politica ed ideologici e sottolineando il pieno rispetto delle diversità, ed abbiamo riscontrato sensibilità e disponibilità dei Parroci, di molti parrocchiani e delle comunità cristiane ad attivarsi e contribuire al movimento per la liberazione dei 5 agenti cubani a partire dalla necessità di garantire il pieno rispetto di valori “non negoziabili” come la vita dell’uomo e la sua dignità.

Scrive il 4 Marzo 2011 Roberto Giordani, anch’esso praticante cattolico dopo l’incontro alla Parrocchia dell’Addolorata: “ questi uomini…erano infiltrati negli ambienti terroristici della mafia di Miami, per salvare vite umane; agivano, infatti, per contrastare i sanguinosi attentati di matrice terroristica che hanno ucciso tante persone nell’isola, fra cui anche un italiano.”

Negli incontri che si sono svolti nelle parrocchie della capitale, la vicenda di Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Fernando González, Antonio Guerrero e René González, raccontata anche con l’ausilio del filmato “10 anni di ingiustizia” curato dalla rivista “Nuestra America”, ha colpito l’interesse e la sensibilità dei presenti che in diversi interventi hanno sottolineato l’incredibile occultamento della vicenda e l’insopportabile accanimento nei confronti dei cinque detenuti, i quali ricordiamo che sono sottoposti ad un regime carcerario durissimo, che impedisce a due di loro persino di entrare in contatto con le mogli e le famiglie.

Il 4 Aprile 2011 a seguito dell’incontro nella Chiesa di S. Luca Evangelista, scrive un altro parrocchiano, Antonino Serra: “Nel suo intervento a conclusione della manifestazione Don Remo, Parroco di S. Luca Evangelista, ha posto l’accento sul rispetto e sulla difesa di ogni persona umana quali valori “non negoziabili” da tutelare e sostenere oltre qualsiasi forma di ideologia o di credo politico. Tale impegno, pertanto, non può essere dimenticato o, peggio, negato a persone detenute (e alle rispettive famiglie) che, come ampiamente documentato, appaiono immuni dalle accuse loro addebitate in totale dispregio dei più elementari diritti umani. “

L’impegno di alcuni parroci e lo spontaneo passaparola tra i fedeli, ha reso possibile la promozione di ulteriori analoghe iniziative che sono già in calendario per i prossimi mesi in importanti sedi della vasta comunità cristiana.

Il contributo che le comunità religiose possono dare per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla urgenza di porre fine ad una ingiustizia che dura da oltre  dodici anni potrebbe risultare decisivo. L’obiettivo primario è oggi quello di indurre il Presidente degli Stati Uniti a usare subito i poteri che le leggi USA gli conferiscono  per  concedere la grazia  e quindi finalmente scarcerare i 5 compagni cubani.

Qualcosa si sta muovendo, se a sostenere questa soluzione, è stato persino l’ex Presidente americano Jimmy Carter, che in una recente visita nell’isola ha chiesto la fine del blocco statunitense contro Cuba e la liberazione dei Cinque, affermando che gli stessi giudici hanno definito il processo di Miami confuso e che nel corso dello stesso furono violate delle norme e principi basilari del diritto internazionale e dello stesso diritto statunitense.

Ma perché ciò avvenga devono oggi moltiplicarsi gli sforzi per una pressione internazionale sul Presidente USA e questo sarà possibile se oltre all’associazionismo solidale, alle organizzazioni e ai partiti politici scenderanno in campo ampi settori della società civile come quelle dei sindacati, dell’associazionismo di base e dando un ruolo in questa vicenda alla sensibilità religiosa e umana delle comunità cristiane.

E’ questo l’impegno che abbiamo preso in un nostro recente viaggio a Cuba con le mogli e i parenti dei Cinque, con comitati e istituzioni cubane. E’ in tale direzione che intensificheremo nei prossimi mesi il nostro attivo impegno al quale è stato dato grande apprezzamento e rilievo su periodici come il Granma, Prensa Latina e in altri organi di informazione cubani e latinoamericani.

Per l’Associazione e la Rivista Nuestra America la liberazione dei Cinque compagni cubani è ancor più in questa fase un impegno centrale dal punto di vista politico, informativo, solidale e sempre più da caratterizzare anche evidenziando i caratteri del rispetto del diritto internazionale e dei diritti sociali, civili e umani.

In questo senso facciamo appello a tutte le associazioni e organizzazioni di solidarietà a moltiplicare il loro già rilevante e costante impegno per la liberazione dei 5 coinvolgendo sempre più ampi settori della società anche  al di là dell’appartenenza partitica  e delle proprie ideologie politiche di riferimento.

* Associazione e Rivista Nuestra America

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