Il referendum sulla legge elettorale proposto dal comitato presieduto dal prof. Andrea Morrone ha intercettato la diffusa insofferenza popolare per il sistema elettorale introdotto con la legge Calderoli che viene ormai universalmente considerato un sistema truffaldino che ha espropriato il popolo italiano di ogni residua possibilità di scegliere i propri rappresentanti, trasformando i parlamentari in delegati del Capo politico che li ha nominati.
Gli effetti deleteri di questo sistema sono sotto gli occhi di tutti.
Si è verificata una sostanziale impossibilità di rappresentare in Parlamento le domande politiche, gli interessi sociali ed i bisogni che sono presenti nella società italiana e la maggioranza dei parlamentari si è trasformata in un corpo di Pretoriani che fanno scudo al Capo politico per evitargli di rispondere dei suoi comportamenti infedeli ai doveri pubblici, a costo di devastare la legalità costituzionale.
Nel sistema elettorale vigente il “premio di maggioranza” costringe il sistema politico in un bipolarismo forzato e sovverte le regole della democrazia trasformando per legge una minoranza elettorale in maggioranza. Sancisce formalmente l’ineguaglianza del voto, attraverso l’introduzione di un quoziente elettorale di maggioranza e di un quoziente elettorale di minoranza.
Il referendum, tuttavia, utilizza la giusta indignazione popolare verso la legge “porcata”, deviandola verso obiettivi ingannevoli in quanto i quesiti proposti non sono idonei ad assicurare il superamento di quei difetti che rendono insopportabile la vigente legge elettorale.
La pretesa di resuscitare la legge elettorale previgente (il c.d. “Mattarellum”) attraverso l’abrogazione della legge Calderoli, – oltre ad apparire impraticabile da un punto di vista tecnico-giuridico – non consente di raggiungere il principale obiettivo indicato dai proponenti, vale a dire quello di restituire agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.
Infatti, sia nel collegio uninominale maggioritario, sia nel collegio plurinominale proporzionale, potranno essere elette soltanto le persone designate dal Capo politico o dalle segreterie dei partiti, senza che gli elettori possano avere alcuna voce in capitolo. La manomissione della volontà degli elettori che la legge Calderoli realizza attraverso il premio di maggioranza, resta confermata sotto altre forme, perchè nel collegio maggioritario, a turno unico, normalmente è una minoranza di elettori che elegge il parlamentare. Il bipolarismo forzato che la legge Calderoli ha imposto al sistema politico italiano, strozzando il pluralismo e trasformando la dinamica parlamentare in un perenne scontro amico/nemico, rimane confermato dalla restaurazione del Mattarellum. Ciò comporta una drastica riduzione del pluralismo e quindi della capacità degli eletti di rappresentare le domande ed i bisogni sociali presenti nel corpo elettorale.
La pretesa di consentire ai cittadini di scegliere i parlamentari e chi deve governare il paese è frutto di un mito che corrompe la Costituzione. La concezione che attraverso le elezioni i cittadini siano chiamati ad eleggere un governo è inconciliabile con la forma della democrazia prefigurata dalla Costituzione italiana, fondata sulla centralità del parlamento come luogo della rappresentanza politica e sulla dignità della funzione parlamentare che non tollera alcun vincolo di mandato.
In realtà un referendum volto veramente a cancellare la legge Calderoli, eliminando le principali assurdità di questo sistema (premio di maggioranza, designazione del Premier e voto bloccato) è stato proposto dal Comitato presieduto dal prof. Passigli. Il prof. Passigli ha bloccato, successivamente, la raccolta delle firme in quanto i suoi quesiti risultavano incompatibili con la proposta di referendum Morrone successivamente presentata.
Pertanto l’iniziativa referendaria portata avanti dal comitato Morrone più che ad aggredire la legge Calderoli è risultata rivolta a far fallire l’iniziativa Passigli ed a confermare la torsione verso il maggioritario ed il bipolarismo forzato che ha trovato l’apice nella legge Calderoli.
Si tratta, pertanto, di una iniziativa conservatrice, più che innovatrice.
Dal momento che tale iniziativa non risolve i problemi che agita, è necessario rilanciare con forza il dibattito pubblico su democrazia, rappresentanza e sistemi elettorali per rispondere alla diffusa domanda di cambiamento, che si esprime attraverso la raccolta delle firme, a cui il referendum è incapace di dare soddisfazione.
Associazione Per la democrazia costituzionale
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