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Gianluca Casseri, non molto noto come neofascista, ha conquistato i primi titoli dei giornali dopo essere diventato un assassino, andando al mercato a Firenze a fare il tiro al senegalese (ne ha ammazzati due, ma avrebbe potuto fare di peggio, visto l’armamentario che s’era portato dietro), una cosa che ci ha ricordato un po’ certe sparate (metaforiche, ovviamente) di un sindaco di Treviso che proponeva di “vestire gli immigrati da lepri” il giorno dell’apertura della caccia “per far divertire i cacciatori”. (Sissignori, l’Italia è anche questo, caso mai ce lo fossimo dimenticato).
Casseri si è poi ucciso, ma quanti Casseri esistono in Italia, persone che vivono un po’ nell’ombra, un po’ isolate, un po’ strane, appassionate di fantasy, possiedono armi (legalmente? Illegalmente?), frequentano circoli ed associazioni di destra come CasaPound… no, questo non lo dovete dire! Casseri è venuto a volte, ma non è, insomma non fa, lo si conosceva ma non era dei nostri…
Copione già visto, come all’epoca dell’attentato al Manifesto dove l’attentatore si fece male da solo (e per fortuna non fece male a nessun altro), dal quale Forza nuova prese subito le distanze, diceva che sì, girava, vedeva gggente, ma però non c’entrava…
Salvo qualche anno dopo, alle manifestazioni di Forza nuova filmate in “Nazirock”, si veda benissimo come la folla inneggi al mitico “camerata Insabato”, con applausi ed ovazioni.
Ciò ci ricorda quella vecchia storiella yiddish, dove un rabbino, un sabato pomeriggio, trova in mezzo alla strada una cassettina piena di monete d’oro e di gioielli, e non la può prendere, perché dishabbath l’ebreo osservante non può toccare nulla di prezioso. Allora si mette a pregare, e Dio compie il miracolo: dappertutto nel mondo in quel momento è sabato, ma nel metro quadrato dove si trovano il rabbino e la cassettina è giovedì, quindi il rabbino può prendere l’oro senza problemi.
Insabato frequentava Forza nuova prima, la frequenta adesso, non era di Forza nuova solo il giorno in cui è andato alla redazione del Manifesto…?
Chissà se anche Gianluca Casseri, dal quale oggi CasaPound prende le distanze, nonostante le numerose foto che lo ritraggono con le bandiere dell’associazione, avrà un recupero post-mortem, chissà se ne leggeremo tra qualche anno il nome sui muri delle città, come oggi a Trieste trionfa una scritta inneggiante ad Alibrandi nel trentesimo anniversario della morte?
Alibrandi, chi era costui? Lo sanno i ragazzini della scuola media su cui troneggia da giorni una frase che nessuno ha ancora pensato a cancellare? Gli insegnanti della scuola hanno spiegato ai loro studenti che Alessandro Alibrandi era un criminale, un terrorista dei NAR che collaborò a diversi attentati per cui furono condannati Mambro e Fioravanti; Alibrandi fu chi mostrò il giudice Amato, che indagava sul terrorismo di destra, al camerata Fioravanti (che non lo conosceva di persona) affinché potesse riconoscerlo, il giudice Amato che cadde poi sotto il piombo dei NAR; Alibrandi stesso partecipò al massacro di due poliziotti a Roma il 21/10/81, ed il 5 dicembre successivo rimase ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia stradale. Ecco perché a trent’anni di distanza viene ricordato sui muri di una scuola triestina da una firma GUD (Gruppo unione difesa, una delle entità affini, contigue, similari a Forza nuova). Ma esiste ancora il reato di apologia di reato in questo paese? Perché noi un po’ di apologia la si ravviserebbe… e dato che i nomi dei facenti parte del GUD dovrebbero essere nomi noti, non crediamo che un’indagine in merito sarebbe inutile.
Dopo l’episodio Casseri, è stato fatto girare in rete un documento con dei nomi (di “intellettuali” e “persone di cultura”) che firmarono tempo fa per “sdoganare” CasaPound, nel senso che si attivarono perché non fosse loro impedito di organizzare iniziative pubbliche.
A parte i nomi delle solite “anime belle” che spesso non comprendono a fondo le cose della vita, e che ritengono di dover difendere i diritti di persone che poi si guarderebbero bene dal difendere i diritti di coloro che li hanno difesi, come i giornalisti Piero Sansonetti, Ritanna Armeni od Andrea Colombo, o l’Ugo Maria Tassinari che a forza di studiare i fascisti se ne è invaghito, anzi affascinato, troviamo anche dei nomi coerentemente presenti. Ne prendiamo fuori alcuni.
“Mario Michele Merlino – poeta e autore teatrale”: ah, questa è bella, ultimamente lo trovavamo come “filosofo”. Merlino è lo stesso Merlino fascista che si era infiltrato tra gli anarchici romani dopo il “viaggio di studio” sulle tecniche di infiltrazione in Grecia nel 1969, e fu coinvolto nelle indagini su piazza Fontana.
“Maurizio Murelli – società editrice barbarossa”: sì, Murelli fondò un circolo Barbarossa, dopo avere scontato 11 anni di prigione per l’omicidio dell’agente Antonio Marino avvenuto a Reggio Calabria nel 1973. Fondò anche la rivista Orion assieme a Marco Battarra, col quale mise anche in piedi un negozio di fantasy, “la bottega del fantastico”. Chi era appassionato di fantasy? Casseri? Bravi, risposta esatta, ma si tratta sicuramente di una coincidenza.
“Gabriele Adinolfi – Noreporter”, altro nome noto. Fu in Terza Posizione assieme a Roberto Fiore, ed oggi sempre con Fiore sta in Forza nuova, dopo vent’anni di latitanza perché condannato per banda armata (come Fiore, del resto).
L’abbiamo lasciato per ultimo per la sua importanza istituzionale: “Cristiano De Eccher – senatore del Pdl”.
Il trentino De Eccher fu negli anni ’60 militante di estrema destra e sospettato addirittura di collusione con gli stragisti neri; la scorsa primavera ha presentato un disegno di legge costituzionale per abolire la XII norma transitoria della Costituzione, quella che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Il fatto che De Eccher sia stato condannato proprio per questo reato, da giovane, è puramente casuale, ovviamente.
Questi alcuni amici di CasaPound, ma ne hanno anche altri di una certa importanza, se esaminiamo il programma relativo alla loro Festa nazionale “Direzione Rivoluzione”, svoltasi a Roma dal 15 al 18 settembre scorsi (il programma è a questo link):
http://casapounditalia.org/index.php?option=com_content&;view=article&id=2363%3Acasapound-italia-direzione-rivoluzione-dal-15-al-18-settembre-a-roma-la-festa-nazionale-del-movimento&catid=59%3Agenerico&Itemid=169
“Roma, 9 settembre – Dibattiti con nomi della politica e dell’informazione, da Stefania Craxi a Mario Sechi, da Pietrangelo Buttafuoco a Gabriele Adinolfi. Ma anche formazione, sport, musica, teatro, volontariato, impegno sociale e un omaggio video a Pietro Taricone. Da giovedì 15 a domenica 18 settembre CasaPound Italia, chiuso il terzo anno di attività, si ritrova nel cuore di Roma, nella ‘postazione nemica’ di Area 19, per ‘Direzione Rivoluzione’, la festa nazionale del movimento nato a giugno 2008”.
Stefania Craxi e Pietrangelo Buttafuoco sono relatori in un dibattito sulle “primavere arabe”, ma la notizia più ghiotta ci sembra quella della “presentazione della nuova onlus di CasaPound Italia, Solidarité-Identités, già impegnata in progetti di solidarietà in Birmania, Kosovo e Kenya, sarà l’occasione per discutere della funzione dell’associazionismo nel settore della cooperazione con Franco Nerozzi della comunità solidarista Popoli e Walter Pilo dell’Uomo libero onlus”.
Cosa sia “l’Uomo libero onlus” lo leggiamo nel loro sito: si sono dati da fare dopo la caduta del muro di Berlino (1990) a portare la loro “solidarietà” con i viaggi “in Romania, Polonia, Ungheria,Cecoslovacchia e soprattutto in Lituania dove la popolazione combatteva ancora nelle strade contro le truppe speciali dell’Armata Rossa sovietica”. Noi ricordiamo che all’epoca della rivolta contro Ceausescu partivano per la Romania da Trieste diversi furgoni in regime Tir, cioè sigillati alla partenza e apribili solo a destinazione, che non sappiamo cosa portassero, ma sappiamo che ad organizzare il tutto erano personalità del calibro del socialista Arduino Agnelli assieme all’ex ordinovista Francesco Neami ed al suo socio Claudio Bressan (che avendo la moglie di origine romena probabilmente partiva avvantaggiato nei contatti). Così come gli ex dirigenti del Fronte della Gioventù triestino Roberto Menia (poi sottosegretario nel governo Berlusconi) e Gilberto Paris Lippi (poi vicesindaco nella gestione Di Piazza) si sono fatti un vanto di avere parlato il12/3/90 a Timisoara a 15.000 romeni per portare la solidarietà della “gioventù italiana”, dopo avere raggiunto “la Romania in rivolta nel dicembre 1989, per portare concreta solidarietà alla popolazione” (da “20 anni di lotta e di sogni” edito dal Fronte della Gioventù di Trieste nel 1992).
Negli anni ‘90 l’Uomo libero onlus (da non confondersi con l’Uomo libero che fu una testata comunitarista molti anni or sono) si è occupato dell’ex Jugoslavia “durante tutto il conflitto l’Uomo Libero ha sostenuto ben trentotto viaggi per trasportare aiuti umanitari, raccolti principalmente nel basso Trentino”, (chi è trentino? Ah, de Eccher, sicuramente una coincidenza) ed oggi si occupa dei Serbi del Kosovo. E qui noi che ci lasciamo andare ai ricordi, dobbiamo annotare che nella manifestazione organizzata dal GUD a Trieste il 5 novembre scorso c’era una forte presenza serba (considerando una quindicina di persone su un centinaio totali, va detto) che sosteneva il diritto serbo sul Kosovo (fattore sul quale siamo d’accordo anche noi, ma che viene politicamente egemonizzato dalla destra estrema, in funzione di barriera cristiana contro l’islamismo).
“L’uomo libero onlus” ha però anche un progetto per il popolo Karen della Birmania, e qui entra in scena il veronese Franco Nerozzi della comunità solidarista “Popoli”, il quale ha patteggiato una condanna a diversi mesi per una questione di “mercenari” che avrebbero dovuto andare a fare un golpe alle isole Comore.
Nerozzi (“bieco e delirante anticomunista” per sua stessa definizione durante una conferenza tenutasi a Trieste ed organizzata dal Partito radicale), era passato da reporter free lance (nella Jugoslavia degli anni 90, vi ricorda qualcosa?) ad organizzatore di “iniziative umanitarie”, come queste che porta da anni avanti nel sudest asiatico, sia con i Karen che con i Montagnards del Viet Nam, spesso fregandosene delle necessarie autorizzazioni dei governi legittimi. Ma tanto per restare tutti in famiglia, ricordiamo che all’epoca tra gli indagati veronesi per presunti traffici d’armi che si sarebbero celati sotto pretese “operazioni umanitarie” in Birmania vi fu anche Giulio Spiazzi (figlio del più ben noto generale Amos) che scelse come proprio avvocato il veronese Roberto Bussinello, altro esponente di Forza nuova. Che Nerozzi abbia patteggiato è di dominio pubblico; come invece si sia conclusa la vicenda di Spiazzi non lo sappiamo, però troviamo nel sito http://educazionedemocratica.org/?p=1208#comments che cinque anni fa (l’articolo è del 2011) un “giovane papà”, dopo avere fatto l’inviato di guerra in praticamente tutto il mondo ha deciso di fondare una “scuola di stampo libertario”, andando oltre la propria formazione steineriana per “ispirarsi alla filosofia libertaria”. Chi è questo “giovane papà” tanto libertario? Giulio Spiazzi, l’avreste mai creduto?
Smettiamola di dietrologare e torniamo alla festa di CasaPound, dove a parlare di politica e di economia assieme al direttore de “il Tempo” Mario Sechi ed il giornalista del “Sole 24 ore” Augusto Grandi (e ad un responsabile di CasaPound) troviamo nuovamente Gabriele Adinolfi, qualificato come fondatore del Centro studi Polaris, la cui competenza in materia economica ci è oscura e tanto meno ci è stata chiarita leggendo l’introduzione del sito di tale Centro studi:
“Cos’è Polaris
Il modello cui tendiamo, e al quale ci avviciniamo progressivamente ogni giorno di più, non ha ancora un nome proprio in italiano. Usando l’anglicismo corrente, si potrebbe definire, non senza qualche disagio per la sudditanza linguistica, un Think Tank. La scommessa che ci prefiggiamo di vincere è di farne qualcosa di simile ma di diverso, in quanto non lo intendiamo al servizio di potentati economici ma della comunità nazionale. Quando potremo dire di aver vinto questa scommessa saremo probabilmente anche riusciti a dare la definizione italiana di un Think Tank oltre alla sua italica versione”.
Noi non ci abbiamo capito niente, ma dato che non intendiamo aderire a Polaris possiamo ora riprendere lo studio di CasaPound. A Trieste non ha una sede, però a Udine sì, e nel 2010 avevano organizzato un dibattito sulle “foibe” invitando a parlare la sottoscritta, Giacomo Scotti, Alessandra Kersevan, Sandi Volk… non si capiva se per un linciaggio (metaforico, ovviamente) in diretta o se per crearsi una copertura bipartisan, che logicamente ci siamo ben guardati di fornire loro, declinando l’invito con la massima cortesia.
Alla fine alla conferenza hanno parlato il biologo triestino Giorgio Rustia ed il medico Vincenzo Maria De Luca, già tra i relatori (assieme a Roberto Fiore, sì sempre quello di Forza nuova) invitati da Lotta studentesca (associazione vicina a Forza nuova) di Roma per una conferenza dal titolo “Foibe l’unica verità” da tenersi alla Sapienza, iniziativa saltata per le proteste degli studenti (non per vantarmi, ma lo scopo della conferenza sarebbe stato quello di “sbugiardare” il mio studio sulle foibe, attività che sembra essere uno degli scopi della vita del dottor Rustia). Insomma, gira che ti rigira, tornano fuori sempre gli stessi nomi: il che dovrebbe essere positivo, perché vuol dire che più di tanti in Italia non sono.
A Brescia CasaPound ha giocato ancora più sporco, invitando ad un dibattito dal titolo “C’era una volta 28 maggio 1974” il rappresentante dei familiari delle vittime della strage di Brescia, Manlio Milani (che purtroppo si è prestato al gioco) assieme a Gabriele Adinolfi (sempre come Polaris) e due esponenti di CasaPound. Questo episodio ha creato una frattura piuttosto pesante all’interno dell’associazione per la memoria che sono giunti addirittura a chiedere le dimissioni di Milani. Ovviamente ciascuno ha diritto di partecipare alle iniziative che crede, ma quando si ricopre una carica come quella di Milani dare un qualsivoglia avallo di dialogo su un argomento tanto scottante con persone di quella fatta, nell’insieme quello che viene da pensare è che certe iniziative di CasaPound abbiano un contrappunto provocatorio e che a volte la provocazione gli riesca.
Mi rendo conto di essere andata un po’ a ruota libera in questo articolo, ma la ricerca sul neofascismo è come le ciliegie, una notizia tira l’altra, e poi si arriva un po’ dappertutto per tornare al punto di partenza.
Naturalmente questi sono solo degli appunti che richiedono assolutamente degli approfondimenti e dei chiarimenti, cosa che mi riprometto di fare quanto prima. E se qualcuno ha idee, notizie, sospetti o anche solo pettegolezzi, me li mandi, così posso destreggiarmi meglio in questa galassia nerofumo.
Fonte: Nuova Alabarda
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