Menu

Lettera a Diego Fusaro sul suo incontro a Casapound

Qualcuno si era lamentato della nostra “sbrigatività” nel liquidare Diego Fusaro, star nascente della non filosofia italiana, piccolo uomo che cura la pubblicità di se stesso più dello studio. L’avevamo liquidato in modo volutamente tranchant, perché neppure per sbaglio potesse sembrare che avessimo un’intenzione di interloquire con lui.

Esagerati, ha commentato qualcuno.

Determinati, diciamo noi. Se affermiamo che “con i fascisti non si parla”, non è che cominciamo a farlo con chi, con i fascisti, intrattiene amichevoli rapporti da anni. Sarebbe tempo sprecato, intelligenza buttata alle ortiche, costretti a riempire pagine di considerazioni che non hanno nessun valore. Perché l’oggetto della contesa – Diego Fusaro – non ne ha.

Bisogna scegliersi anche i nemici, ormai. La complessità del mondo non perdona. Non è una novità. Persino Marx perse un intero anno della sua intelligenza per “sputtanare” un tale che era soltanto una spia da quattro soldi (“Herr Vogt”), per cui non era necessario alcun pensiero, ma soltanto un paio di bastonate.

Qualcun altro, che conosce meglio di noi le tappe della fulminante carriera accademica e televisiva del signor Fusaro, gli ha voluto invece dedicare una lettera più lunga, articolata, dettagliata. Ma altrettanto definitiva. Ve la proponiamo, nonostante le non poche dissonanze con quanto andiamo scrivendo sul nostro giornale.

*****

E così, Diego, hai scelto di seguire la strada (sbagliata) di Costanzo Preve, tuo maestro; la strada, cioè, del dialogo con organizzazioni e personaggi fascisti o ex fascisti (ex secondo loro). Purtroppo, non è una mossa imprevedibile. L’escalation dei tuoi interventi di questi mesi sull’Europa, le aperte rivendicazione nazionalistiche e la battaglia contro l’antifascismo e l’internazionalismo che stai assurdamente portando avanti (assurdamente per uno che si dichiara allievo indipendente di Marx e non di Mussolini) erano avvisaglie abbastanza chiare. Speravamo di sbagliarci, ma purtroppo non ci sbagliavamo. 

Adesso vai a Casapound a discutere di Marx. E con quale l’obbiettivo? Trasformare i fascisti in marxisti? Secondo te, è per questa ragione che Casapound ti ha invitato, per trasformarsi da organizzazione neo-fascista in organizzazione neo-marxista? O non, forse, per mostrare che tipo di marxista tu sia realmente?

Quando Costanzo Preve disse che se fosse stato francese alle ultime elezioni politiche che si sono svolte in quel paese avrebbe votato Marine Le Pen avevamo pensato: come è strano il mondo, da una parte c’è un filosofo francese ex fascista – Alain De Benoist – che decide di non votare, e dall’altra c’è un filosofo italiano ex marxista che dichiara il suo voto virtuale per la fascista Le Pen anche se nessuno glielo ha chiesto. Preve, che tanto stimava De Benoist, chissà poi perché, qui avrebbe potuto imparare qualcosa da lui, e non lo fece.

Ma noi pensammo: in fondo è comprensibile che ad una certa età, incattiviti dall’odio verso il mondo che non ci capisce, rancorosi, malaticci… si possa cominciare a delirare un po’, no?

E in fondo, Costanzo Preve, prima della fase rossobruna ed auroasiatica aveva provato a condurre qualche battaglia teorica “marxista” (e lo aveva fatto in alcuni casi bene, in molti altri male, ma sempre in modo che vi fosse qualcosa da imparare).

Ad esempio, con il ciclo di saggi dei primi anni ’90 (Il pianeta rosso, Il convitato di pietra, L’assalto al cielo, Il tempo della ricerca, La passione durevole, ecc….) in cui si proponeva l’arduo e non realizzato compito di ‘rifondare’ il marxismo dal punto di vista filosofico, Costanzo Preve aveva fatto un lavoro importante e utile. Magari non condivisibile nei risultati, ma condivisibile nello spirito, possiamo dire; si trattava di un obbiettivo forse velleitario, ma comunque inscritto all’interno di una certa prospettiva culturale (il recupero e la rifondazione del marxismo – ed allora, per Preve, anche del comunismo).

Ma tu, Diego, non ti sei fatto le ossa in questo genere di battaglie politiche e culturali. Sei salito sulle spalle ingobbite di un Preve ostile e rognoso, ormai disposto a qualunque patto pur di pubblicare qualche pagina (ma con Internet, vuoi dirci a cosa serviva pubblicare per case editrici fasciste che vendono dieci libri l’anno se non a vendere l’anima per due spiccioli?). Tu hai cominciato dal peggior Preve e l’hai subito peggiorato ulteriormente.

Cosa dobbiamo pensare adesso? Che è più chiaro perché a 30 anni insegni nell’Università di Don Verzé? Perché pubblichi libri in continuazione? Perché sei ottimamente inserito nell’establishment dell’editoria filosofica italiana? Perché sei invitato spesso in televisione a far cagnara? Dobbiamo pensare che tutto questo ti è stato permesso non per le tue doti (del resto, da quando in qua nel capitalismo assoluto il merito e le qualità critiche sono medaglie con cui si fanno carriere universitarie ed editoriali folgoranti come la tua?), ma solo perché, consapevolmente o meno, puoi essere usato come utilissimo idiota ed aiutare a spalare altro fango su Marx – in nome del recupero di Marx, ovviamente – e sull’ipotesi di trasformazione rivoluzionaria del mondo? È così che stanno le cose Diego?

Noi siamo da moltissimo tempo assai critici sulla sinistra attuale; e non stiamo parlando del PD o di SEL, di Camusso o di Landini (che consideriamo, semplicemente, nemici degli interessi dei lavoratori), ma delle organizzazioni politiche, dei movimenti sociali e sindacali della sinistra ‘di classe’ che mai hanno registrato un livello così infimo di qualità e di prospettiva politica. E c’è da temere che non sia ancora finita questa rincorsa verso il nulla (qui sarebbe davvero istruttiva la diagnosi nichilistica del Preve de Il convitato di Pietra), viste le dilaganti assurdità che si leggono sulla questione dell’Europa e che sono semplicemente idee di destra portate avanti da personaggi ‘di sinistra’ (anche quando espresse attraverso auto-attestati di ‘antifascismo, ‘sinistrismo’, ‘antagonismo’, ecc…).

Ripeti spesso che è ridicolo l’antifascismo in assenza di fascismo. A tale proposito ci permettiamo di proporti la lettura di un testo che si chiama Essere antifascisti. Riflessioni su fascismo e democrazia (LINK). È assolutamente vero che non c’è il fascismo (anche se la crisi ne aumenta le possibilità). Ma è anche chiaro che la lotta più rigorosa contro l’antifascismo la stanno già conducendo partiti come PD o SEL che cantano “Bella Ciao” dopo l’approvazione di un decreto che applica una proposta di Berlusconi sull’IMU e un’erogazione straordinaria di miliardi di euro alle maggiori banche italiane. Questo cantare “Bella Ciao” è una delle cose più ignobili che possano capitare di vedere nella vita e il fatto che nessuno se ne sia indignato dalle parti dell’ANPI, per fare un esempio, la dice lunga sul ruolo odierno di questa associazione. Se è questo l’antifascismo contro cui ti scagli, stai sparando su un uomo morto.

Ma dialogare con i nipotini di Mussolini e di Hitler, che magari vorrebbero riaprire i campi di concentramento e riempirli di immigrati, no grazie. È un dibattito che non va fatto. Ma è del tutto evidente che tu non hai compreso il ruolo che questi gruppi fascisti svolgono e soprattutto svolgeranno al momento opportuno; o almeno speriamo che tu non l’abbia compreso.

Peccato Diego, avevi diversi difetti politici e, permettici, filosofici, alcuni anche gravi, ma si poteva coltivare la remota speranza, a partire da alcune tue posizioni (sul Marx da cui ripartire, sul non ancora esistente e sulla speranza in Bloch, sulla prassi che costruisce la realtà che non deve essere semplicemente rispecchiata, sul capitalismo assoluto che si propone come ‘sive natura’, ma che invece può essere superato piuttosto che essere semplicemente criticato in modo moralistico…) che si potesse costruire la base per un dialogo fecondo tra alcune realtà politico-culturali affrancate dal discorso corrente a sinistra (ma affrancarsi dal discorso corrente a sinistra non significa discutere amabilmente con il discorso corrente nell’estrema destra).

Nessuno di noi, ovviamente, ha mai pensato di eleggerti leader politico; per cui, in definitiva, nessuno di noi si scalda più di tanto per le vere e proprie cantonate, alcune davvero piuttosto clamorose, che stai prendendo da alcuni mesi a questa parte; fai moltissimi interventi politici ma non capisci la differenza tra globalizzazione del capitale e internazionalismo contro il capitale; e ancora meno, ovviamente, capisci la differenza tra lotta di liberazione nazionale e scontro tra imperialismi, tra una patria italiana in cui auto-governa il popolo italiano e una in cui dominano le oligarchie industriali e finanziarie italiane; di conseguenza, non capisci la differenza tra l’improbabile, effettivamente, uscita rivoluzionaria dall’Europa e la molto più probabile uscita in quanto cacciati dalla Germania; e infine, con piglio un po’ troppo secco, non capisci la differenza tra come le persone, i lavoratori, i giovani… percepiscono il proprio essere di sinistra, il loro pathos, diciamo così, e le sozzerie prodotte dalla sinistra istituzionale o le stupidaggini prodotte da quella extra istituzionale…

Ed anche sul piano filosofico pretendi di impostare il tuo discorso in termini esclusivamente filosofici mentre invece la critica dell’economia politica marxiana (su cui ti invitiamo a studiare perché non ne capisci nulla, come si evince da quello che scrivi proprio sull’Europa e sulla cd globalizzazione) è altrettanto fondamentale della filosofia, come ti e ci insegna Marx (ma qui il discorso si farebbe lungo).

Certo. Se ti limiti alla filosofia ed anzi ad un particolare tipo di filosofia (l’idealismo) allora molte cose si spiegano. Metti insieme (arbitrariamente) Hegel, Marx, Croce e Gentile; poi fai un bel cocktail da cui trarre una visione politica oltrista (oltre la destra, oltre la sinistra; tra l’altro un dibattito vecchio come il cucco nell’ambito della destra).

A parte il fatto che Marx non era idealista – anche se Preve prima e tu poi, non lo avete assolutamente capito enfatizzando a dismisura e a sproposito una delle Tesi su Feuerbach -, ed anche se lo fosse stato si sarebbe comunque collocato sul versante opposto della barricata su cui è stato Gentile, in ogni caso la traduzione diretta della filosofia in politica è analoga alla traduzione diretta in politica della religione: genera mostri. E oltretutto mostri a più teste, dal momento che Marx operava per la rivoluzione sociale e per il comunismo, mentre Hegel considerava la monarchia costituzionale l’assoluto nel campo del Diritto costituzionale, Croce propendeva per il regime liberale e Gentile era fascista (e non solo fascista, ma ministro fascista). Tre idealisti ed un presunto tale con quattro diverse idee dello Stato e della società.

Pensavamo che i tuoi limiti – ed anche una certa tua spregiudicatezza intellettuale e non solo – fossero comprensibili in un ragazzo di 30 anni che ha passato la maggior parte del tempo sui libri di filosofia e che se fosse stato un pochino più umile poteva – potrebbe? – diventare un intellettuale utile alla causa del ‘non ancora esistente’. E ‘Dio sa’ quanto bisogno ci sia di veri intellettuali. Ma di intellettuali organici ad una classe, però, come era Antonio Gramsci, che spesso citi definendo anch’egli idealista e che forse dimentichi che è stato ucciso dalle carceri governate da un certo ministro idealista che ami tanto; parlatene a Casapound); e ne abbiamo bisogno soprattutto in una scena politica ed intellettuale che non riesce ad andare oltre a banalissime considerazioni di politica spicciola e all’appello ossessivo e inconcludente ‘alla lotta’ (che peraltro è sempre rigorosamente sociale e mai politica); le tue esternazioni a “La Gabbia” o altrove non passeranno alla storia.

Mao Tze Tung distingueva tra contraddizioni con i ‘nemici del popolo’ e contraddizioni ‘in seno al popolo’. Per quanto dura possa essere – e talvolta debba essere – la polemica in seno al popolo quello è comunque l’ambito del confronto.

Questo vuol dire che non si può parlare con una persona che si dichiara fascista? Ci mancherebbe altro. Bisogna sempre parlare con le persone, anche se si dicono fasciste ed ascoltare perché lo dicono, cosa li ha portati a questa auto-definizione. Ma tu non parli con una persona che si definisce fascista, tu parli con una organizzazione fascista e se non capisci la differenza tra un lavoratore che crede ingenuamente alla CGIL e la Camusso vuol dire che tutti questi studi di filosofia non ti sono serviti proprio a nulla.

Tutti, ovviamente, possiamo sbagliare, anche tu. Sarebbe una cosa buona e innovativa che tu sapessi riconoscere di aver peccato un po’ di intellettualismo. Non è drammatico, tu sei un intellettuale ed è normale che cerchi di parlare al maggior numero di persone. Ma a seminare sulla roccia si buttano via i semi e si perde tempo preziosissimo che si potrebbe dedicare a cercare e seminare terre più fruttuose. Ricordati che tu hai scelto di presentarti sulla scena politico-culturale dicendo che bisogna ripartire da Marx, non da Mussolini. Sii coerente con questo.

Gli errori che vengono corretti in tempo si possono ed anzi si devono perdonare; invece, perseverare nell’errore non sarebbe perdonabile e credi, quello che stai facendo è un grandissimo errore, un errore di cui, se sei in buona fede, sicuramente ti pentirai quando sarà troppo tardi; se invece non sei in buona fede, allora non fare nessuna autocritica, vai pure avanti. Di nemici, sulla strada della trasformazione rivoluzionaria del mondo ne abbiamo e ne avremo tanti. Uno in più è male, ovviamente, ma non è poi la fine del mondo.

da http://www.antiper.org/

8 febbraio 2014

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *