Menu

A Caserta i “Forconi” sono antifascisti ed antirazzisti

Alla vigilia di quella che già si preannunciava essere una stagione densa di conflitti sociali, nella concomitanza delle diverse occasioni di mobilitazione generale e locale precedentemente lanciate dal Sindacalismo conflittuale e di Base e poi condiviso dal Movimento che si oppone alla dittatura bancaria del debito, di cui è espressione il “Comitato No Debito”, la comparsa del fenomeno dei “Forconi” rappresenta l’irrompere, di fatto improvviso, sulla scena del conflitto sociale, di nuove classi sociali, dapprima lontane da tale opzione. Parte della arrabbiata e disperata piccola borghesia ha riversato la sua adesione, dal carattere marcatamente situazionista, alle mobilitazioni dei lavoratori e degli imprenditori del settore autotrasporti. Anche la piccola proprietà agricola non ha saputo, in alcuni casi, negarsi alle proteste, contribuendo a delineare una piattaforma decisa ma confusa, capace di mettere insieme, in modo disordinato e non ancora organico, istanze prettamente settoriali, quasi corporative, insieme a rivendicazioni di carattere generale degne di essere oggetto di attenzione anche per le classi lavoratrici.

Esso è la chiara espressione di un disagio sociale diffuso, che sa tramutarsi in rivolta spontanea, dal carattere però prettamente ribellistico ed incapace di formulare una strategia a lungo termine; un’attitudine generalizzata alla scelta del confitto che necessita, al fine della direzione democratica dello stesso, di un nuovo protagonismo delle soggettività che rappresentano i soggetti reali della produzione, primo tra tutti il Sindacalismo conflittuale e di Base, che ha saputo rappresentare nello scorso autunno la punta avanzata della contrapposizione al Governo Unico delle Banche. Proprio per la sua natura schizofrenica la protesta è stata spesso affiancata da elementi reazionari, specie nell’esperienza siciliana dove la compresenza di politicanti da tempo attori anche istituzionali della vita politica regionale, al fianco di fascisti dichiarati, dell’ala più oltranzista e reazionaria rispondente alla sigla di Forza Nuova, nonostante alcune tardive ma importanti prese di distanza, non deve destare sorpresa in nessuno, dato che rappresenta la spontanea convergenza di interessi tra espressioni di una stessa classe, tra individui spesso ansiosi di protagonismo, accomunati dalla tentazione populista, priva di quegli anticorpi in grado di scongiurare il determinarsi di involuzioni autoritarie.

Nonostante tutto a Caserta quello che intende chiamarsi “Movimento dei Forconi”, anche per la sua composizione, essendo in maggior parte costituito da lavoratori autotrasportatori dipendenti, ha saputo coniugare le proprie istanze settoriali con quelle degli altri lavoratori e dei movimenti territoriali. Il 23 Gennaio 2012 nelle prime ore della sera, venivano ad essere effettuati i primi blocchi stradali alle imboccature dell’autostrada A1, in particolar modo al casello di Capua ed a quello di Santa Maria Capua Vetere, affiancati rispettivamente dai militanti del Centro Sociale Tempo Rosso di Pignataro Maggiore e del Centro Sociale Spartaco di Santa Maria Capua Vetere. Immediatamente le Rappresentanze Sindacali delle Aziende casertane dell’Unione Sindacale di Base Lavoro Privato hanno proclamato per il giorno seguente una giornata di sciopero, in solidarietà con i lavoratori dipendenti in attesa delle loro retribuzioni; tale evento ha consentito a molti lavoratori USB di montare un presidio notturno in compagnia degli autotrasportatori, condividendo con essi, oltre alle “personali” lamentele di categoria, le problematiche alla base della crisi e del comune interesse al rovesciamento della vigente dittatura bancaria.

I presidii nella notte si sono estesi ai Caselli di Caserta Nord, fino alla barriera di Caserta Sud, dove hanno assunto dimensioni considerevoli. L’esito dell’esperienza comune, nella giornata successiva, è stato il raggiungimento dell’impegno personale e convinto di molti autotrasportatori dipendenti, al di là dell’appartenenza alle sigle sindacali, alla partecipazione allo sciopero generale del Sindacalismo conflittuale e di Base del 27 Gennaio, e l’allontanamento, pacifico e democratico, nella pubblica assemblea tenutasi a Piazza Vanvitelli lo stesso pomeriggio, della sparuta delegazione di Forza Nuova, incapace persino di proferire parola in quell’occasione, quasi a consacrare il carattere antifascista ed antirazzista della protesta. Crediamo davvero che, anche sulla base di questa esperienza sia necessario per il Sindacalismo conflittuale e di Base e per i Movimenti che si prefiggono la difesa dei beni comuni e la rivendicazione dei diritti sociali, il protagonismo nelle lotte, sapendo ben distinguere i soggetti reali attori del conflitto, scongiurando le tendenze e le soggettività corporative e conservatrici o comunque contrastanti con l’ottica della generalizzazione del conflitto; è fortemente necessario che la classe lavoratrice si ponga, adesso, alla testa della grande domanda di cambiamento che, seppur in maniera scomposta, proviene da vasti settori del paese.

* USB Lavoro Privato – Capua (Caserta)

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *