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Oltre le bugie di guerra. Piccolo dizionario per capire la guerra in Siria

Al Arabiya. Dà ampio risalto alle notizie provenienti dai ribelli. Questa televisione ha sede negli Emirati Arabi Uniti, che adottano una politica di collaborazione con la Nato.

Al Jazeera. Padre Paolo Dall’Oglio (vive in Siria) ha dichiarato: “In Siria Al Jazeera ha scelto l’opzione militare”. L’ex direttore di Al Jazeera, Wadah Khanfar, si è dimesso lo scorso anno per aver censurato dei servizi sulle stragi dei soldati Usa, obbedendo al Pentagono. Questa TV è in Qatar è ha diffuso delle bufale (come le «fosse comuni» dopo il finto bombardamento aereo a Tripoli).

Al Qaida. Il leader di Al Qaida, Ayman al-Zawahiri, ha espresso il suo sostegno alla ribellione siriana in un messaggio video diffuso su alcuni siti internet islamici. Al Qaida non approva il carattere multireligioso dell’attuale società siriana.

Arabia Saudita. E’ sannita. E’ considerato un paese musulmano «moderato» perché compra armi dagli Usa. Punta destabilizzare la Siria dove la maggioranza sannita è esclusa dal potere. Proclama di farlo per la democrazia e la libertà ma è una nazione dove recentemente è stata decapitata una donna per stregoneria. In questa nazione vige una monarchia assolutistica che vieta alle donne di guidare le auto e ai cristiani di fare proselitismo. Che libertà può portare in Siria un regime così?

Assad. E’ a capo del regime siriano. Agisce con metodi brutali e repressivi. Le violazioni dei diritti umani sono state ripetutamente evidenziate da Amnesty International. Ma chi lo vuole rovesciare si avvale del supporto dell’Arabia Saudita che non si distingue per un particolare zelo nella tutela dei diritti umani.

Avaaz. Rete telematica che propone petizioni. Ha in passato promosso appelli contro le multinazionali e per l’ecologia. Ma dietro Avaaz c’è l’organizzazione “MoveOn”, legata a Obama e Clinton. Usando informazioni rivelatesi non vere ha spinto l’opinione pubblica progressista verso la guerra di Libia e ora ci ritenta con la Siria.

Bahrein. E’ un piccolo stato situato nel Golfo Persico. Ospita una base navale Usa. Per questo motivo ha potuto reprimere brutalmente le proteste della popolazione senza suscitare l’indignazione di chi invece si è indignato per la Libia e la Siria.

CNS. E’ il Consiglio Nazionale Siriano. Si è alleato con l’Esercito Siriano Libero e approva l’insurrezione armata.

CNSCD. E’ un organismo politico che non condivide le scelte armate del CNS. In Italia è rappresentato da Ossamah Al Tawil, un obiettore di coscienza siriano.

Disertori. Vengono chiamati impropriamente così. I disertori dovrebbero abbandonare le armi, ma in Siria le usano per rovesciare il governo. E quindi vanno chiamati «insorti».

Homs. E’ la città siriana di 800 mila abitanti dove si combatte la battaglia più sanguinosa fra soldati e insorti. «Secondo Debka File, il sito web israeliano di intelligence, unità delle forze speciali di Gran Bretagna e Qatar si sono infiltrate a Homs» (Alberto Negri, Il Sole 24 Ore, 8/2/2012).

Fratelli musulmani. Sono alla base della rivolta siriana. Hanno un patto di collaborazione con il Pentagono per destabilizzare Assad e far passare l’oleodotto che collega l’Iraq con il Mediterraneo, come spiega Alberto Negri sul Sole 24 Ore del 27/11/2011.

Iran. Fra Siria e Iran (entrambe sciite) c’è un’alleanza di ferro. Rompendo l’asse Siria-Iran si può ridisegnare il potere in quell’area ricca di petrolio.

Qatar. Compra armi dagli Usa e punta all’intervento militare in Siria.

Turchia. Fa parte della Nato, confina con la Siria e addestra sul proprio territorio gli insorti siriani.

Taurus. E’ una base navale che la Siria mette a disposizione della Russia. E’ l’unica base navale russa nel Mediterraneo. Questo, assieme a consistenti forniture di armi russe, spiega il legame di ferro fra Russia e Siria.

Violenze. Assolutamente inaccettabili le violenze del regime di Assad. Gli insorti tuttavia compiono attacchi deliberati e non agiscono per autodifesa ma per rovesciare il regime.

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