Riteniamo ancor più importante valorizzare ogni possibilità di confronto quando questo sia indirizzato a produrre relazioni stabili tra i soggetti reali che producono il conflitto, provando a ricomporre sul terreno dei bisogni materiali e non solo, quello che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha scomposto nei mille rivoli della produzione post fordista nei paesi occidentali a capitalismo avanzato.
Crediamo che il conflitto sia l’unico terreno dove verificare ognuno le proprie strategie, la condivisione di obiettivi e il superamento della pesantissima fase che abbiamo attraversato e stiamo tutt’ora attraversando di crisi di identità della classe portatrice di interessi inconciliabili.
Accogliamo, facciamo nostra e giriamo ad altre e altri la proposta di aprire un confronto tra alcune esperienze di conflitto reali che si muovono sul territorio nazionale convinti che il confronto, la messa in rete, tra esperienza di lotta settoriali e diverse ma che condividono radicalità di contenuti, sia un passaggio necessario per la generalizzazione e l’estensione del conflitto.
I vari Marchionne alla fiat, i vari Caprotti padre padrone dell’ Esselunga, i vari luridi pescecani seduti nei consigli d’ amministrazione dei poli logistici , dei call center e della fabbrica diffusa nel territorio, le diverse punte più aggressive del capitalismo italiano già da tempo utilizzano il metodo dell’imposizione di relazioni sociali e sindacali improntate sull’autoritarismo e la politica antisindacale.
Loro, la loro parte di lotta di classe, la stanno facendo egregiamente e infatti
il governo Monti, espressione diretta del capitale produttivo e finanziario, sta costruendo un ombrello ideologico a copertura giuridico istituzionale e a giustificazione congiunturale dei vari processi di dismissione di interi apparati produttivi e, riportando in auge il concetto di “razionalità produttiva”, fa scempio di conquiste e diritti, demolisce progressivamente ogni pezzo di welfare e garanzia sociale rimasta all’insegna della salvezza del capitalismo come unica società possibile.
Il capitale sta dichiarando guerra al lavoro rendendo la precarietà come condizione strutturale della classe.
Crediamo assolutamente necessario interrogarci su come ricomporre quello che il capitalismo ha disgregato, atomizzato, individualizzato, trovando elementi unificanti e ricompositivi per un fronte di classe, pensando che sia ormai maturo il tempo della collettivizzazione di ogni ragionamento e proposta sugli obiettivi concreti da porsi come vertenzialità sociale generalizzata.
Il capitalismo, cosi fortemente in crisi e in caduta anche come modello di relazioni sociali, ci potrà fornire le armi per il suo abbattimento solo se saremo in grado di comprendere la fase e, con ogni passo indietro possibile di ciascuna delle soggettività politiche che agiscono all’interno del conflitto, contribuire alla ricomposizione dei mille lavori, alla messa in rete dei protagonisti reali del conflitto senza alcuna presunzione, se non in proiezione, di interpretarne il ruolo di rappresentanza politica.
Reali e oggettivi processi rivoluzionari di massa potranno riprendere piede solo ed esclusivamente fuori dalle stanze del potere, dai suoi comitati d’affari e fuori da ogni logica di real politic a cui attenersi,
Crediamo poco positiva la corsa alla rappresentanza, la rincorsa verso cartelli sommatori di soggettività, un insieme di debolezze con la logica di aree che si contendono la visibilità mediatica senza riuscire ad incidere realmente sui processi di formazione della coscienza, dell’organizzazione e dell’identità della classe.
Crediamo invece fondamentale avviare ad ogni livello confronto e relazioni tra pezzi di lotta reale, la costruzione di coordinamenti di lotta e di solidarietà , il percorrere e l’esperimentare la strada della condivisione di ragionamenti e percorsi nella prospettiva del fare emergere con forza un punto di vista di classe sulla crisi in grado di costruire rapporti di forza per il superamento radicale dell’ esistente.
In questo senso facciamo nostra la proposta raccogliendo l’appello per un confronto tra settori diversi della classe, sapendo che questo è solo un piccolo, se pur importante, pezzo dello scenario nazionale che il conflitto sta componendo.
(Contributo dei compagni e delle compagne del Csa Vittoria di Milano alla presentazione del convegno di Torino del 21 aprile 2012)
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