La Bolivia subisce da oltre 40 giorni uno sciopero ad oltranza dichiarato dai medici e dal personale paramedico con il coinvolgimento degli studenti universitari. Il sindacato COB Centrale Operaia Boliviana ha dichiarato un altro sciopero di 3 giorni della sanità, dei trasportatori e di altre categorie con l’appoggio degli universitari. Pesanti scontri tra polizia e gruppi di manifestanti che lanciano candelotti di dinamite sotto i palazzi governativi. Il leader dell’opposizione, Samuel Doria Medina, in tv dice che il Presidente Evo Morales deve essere impiccato come l’ex presidente Gualberto Villarroel (1946).
Cosa sta succedendo in Bolivia? I dipendenti della sanità pubblica hanno respinto tutti gli aumenti proposti dal governo e si sono opposti duramente al Decreto 1126 che aveva aumentato da 6 a 8 ore la giornata lavorativa dei dipendenti di questo settore. Da oltre 40 giorni i medici e il personale paramedico, con il sostegno degli studenti universitari di medicina, stanno portando avanti uno sciopero a oltranza che ha provocato il blocco delle prestazioni sanitarie a tutto danno delle fasce popolari più deboli del paese. Il 4 maggio il governo ha sospeso il decreto in questione, ma le proteste sono continuate.
La COB Central Obrera Boliviana ha successivamente collegato alla protesta dei lavoratori della sanità quella dei lavoratori dei trasporti e di altre categorie, dichiarando uno sciopero di 72 ore dal 9 al 11 maggio per respingere l’incremento salariale del 8% proposto dal governo – superiore all’ inflazione registrata nel 2011 del 6,9% – e per chiedere l’abrogazione del Decreto 1126, nonostante questo fosse stato già sospeso.
Nei tre giorni di sciopero, durante i blocchi stradali e le manifestazioni organizzate dalla COB, gruppi di studenti universitari e di estremisti trotzkisti apertamente schierati con l’oligarghia che combatte con mezzi illegali il governo socialista di evo morales,hanno attaccato la polizia che presidiava i palazzi dell’Esecutivo e del Legislativo con lanci di candelotti di dinamite, molotov, altre armi artigianali, pietre e bastoni. La polizia ha reagito contrattaccando con gas lacrimogeni e auto antisommossa.
Jorge Perez, il viceministro degli Interni e della Polizia, ovviamente ha definito criminale l’utilizzo della dinamite e si è detto dispiaciuto delle posizioni radicali che rasentano l’irresponsabilità da parte di alcuni dirigenti sindacali, alludendo a Jaime Solares, l’attuale segretario esecutivo della Centrale Operaia Dipartimentale di Oruro che già nei mesi scorsi aveva attaccato direttamente Evo Morales.
Nel mese di marzo Solares aveva accusato il presidente di essere un antirivoluzionario, traditore del movimento indigeno e di tramare per farlo arrestare con accuse di corruzione, per evitare la sua elezione al prossimo congresso della COB.
In seguito, in un’intervista rilasciata il 25 aprile Solares, ritenendo Evo Morales un presidente superbo che non dà ascolto agli operai e al loro sindacato COB, aveva dichiarato che “Evo deve governare con gli operai altrimenti farà la fine di Gheddafi”, e che il paese deve avere un nuovo partito della classe operaia guidato dai minatori. Nella stessa intervista aveva, poi, ribadito il proprio sostegno agli oppositori alla costruzione dell’autostrada del TIPNIS, ritenendo questa a solo vantaggio del Cile e del Brasile.
Questo inasprimento della lotta non ha avuto l’approvazione di tutto il sindacato COB, né delle 28 organizzazioni sociali della Codecam -Coordinamento Dipartimentale per il Cambiamento -che, respingendo i conflitti destabilizzanti e le azioni definite “golpiste dei gruppi radicali articolati in logge”, hanno dichiarato lo stato di emergenza in difesa della democrazia e del processo di cambiamento in atto nel paese da quando è stato eletto Morales nel dicembre 2005 e da quando ha firmato il decreto di nazionalizzazione delle riserve di gas naturale della Bolivia il 1° maggio (in omaggio dei lavoratori) del 2006.
Anche la Codecam, il 9 maggio, con una grande manifestazione ha sfilato lungo le vie di Cochabamba, insieme ai lavoratori dei trasporti non iscritti alla COB e ai 25 mila produttori di coca delle Sei Federazioni del Tropico, a sostegno delle politiche governative che mirano a favorire le fasce sociali più deboli, che sono la maggioranza del paese, e che hanno democraticamente eletto per 2 volte Evo Morales, uno di loro, come presidente. Sempre durante questa manifestazione la base sociale e di classe ha ribadito la propria difesa della Legge 222 sulla consultazione preliminare, libera e informata della Comunità del Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isidoro Secure (TIPNIS) rispetto alla costruzione dell’autostrada in quella zona, perché sono solo loro, i legittimi proprietari, che devono decidere se si costruirà o meno, e non altri che neanche conoscono il TIPNIS.
Invece la Cidob – Confederación de Pueblos Indígenas de Bolivia- e la Conamaq – Consejo Nacional de Ayllus y Markas del Qollasuyo-, guidata da Rafael Quispe – dirigente indigeno inizialmente alleato di Evo e poi acerrimo nemico poiché non candidato a Presidente -, da tempo contrari alla consultazione, hanno organizzato la nona marcia partita da 20 giorni da Trinidad per raggiungere La Paz. Anche questa volta, come con quella precedente, anziché presentare prima la piattaforma di richieste, attendere la risposta del governo e quindi legittimamente fare una manifestazione di protesta in caso di mancato accordo, le due confederazioni hanno deciso di far conoscere al governo solo a metà marcia la piattaforma di richieste; facendo così di fatto il gioco dell’opposizione che sfruttando la complicità dei media ha tutto l’interesse ad amplificare le proteste contro il governo.
Secondo i dirigenti della Codecam – Coordinamento Dipartimentale per il Cambiamento- gli sono pagati dall’opposizione, come ha riconosciuto la stessa deputata Marcela Revollo del MSM, Movimiento Sin Miedo, che ha ammesso il finanziamento del suo partito alla nona marcia. Non sono nuovi i metodi della destra di pagare tangenti affinché qualche dirigente o politico attacchi il partito del presidente, il MAS Movimiento Al Socialismo.
Naturalmente la destra mira a destabilizzare il paese per rimetterlo in mano delle multinazionali e degli interessi statunitensi; così sfruttando le divisioni della sinistra e approfittando dei disordini e degli incidenti, lancia la sua campagna contro Evo Morales e il MAS ,denunciando la loro incapacità di governare. Addirittura si spinge pubblicamente nella tv nazionale -che è tuttora privata e in mano alla borghesia reazionaria e alle vecchie élites politiche – a pronunciare frasi ancora più pericolose di quelle del sindacalista. Proprio Samuel Doria Medina, il leader del partito dell’opposizione UN Unidad Nacional, in una sua arringa televisiva ha sollecitato ad abbattere il governo e ad appendere a un lampione il presidente Evo Morales, come successe all’ex presidente Gualberto Villarroel. 1)
A rendere ancora più preoccupante questo scenario, sono ormai patrimonio di tutti le informazioni e le testimonianze dirette, che tra i manifestanti si siano infiltrati gruppi di estremisti trotzkisti controrivoluzionari, dirigenti indigeni corrotti, gruppi che nutrono risentimento nei confronti del MAS molto spesso per insoddisfazioni personali di scalata di potere di vari dirigenti corrotti, che hanno perso ogni dignità; tutti gruppi che si fanno consapevolmente strumentalizzare , o svolgono un ruolo attivo di provocatori controrivoluzionari, e che non esitano nelle manifestazioni a inneggiare contro le rivoluzioni cubana e venezuelana, insultando Chavez , Fidel e Raul castro tutti accusati di essere dittatori stalinisti , fino al punto di bruciare in più occasioni le bandiere di Cuba e la Whiphala, la bandiera di sette colori simbolo di identificazione culturale dei Popoli delle Ande e dei campesinos.
Partendo proprio dall’analisi politico-congiunturale di questi conflitti sociali che stanno scuotendo il paese – la mobilitazione della COB, la nona marcia convocata dalle confederazioni Cidob-Conamaq e le richieste del settore della sanità – Roberto Rojas Capo Gruppo del Movimiento Al Socialismo (MAS) della Camera dei Deputati ,ha denunciato la cospirazione orchestrata dai partiti di opposizione Movimiento Sin Miedo (MSM) e Unidad Nacional (UN), intenzionati a fare un colpo di Stato contro il presidente Evo Morales e contro il governo del MAS, con l’appoggio dell’internazionale fascista ancora molto attiva in America Latina.
Secondo Rojas la cospirazione contro il governo può annidarsi anche all’interno della COB e del settore della sanità, le cui richieste, come l’aumento salariale di oltre 8.000 boliviani e il rifiuto dei medici di lavorare otto ore, sono al di fuori delle possibilità reali economiche e sociali del paese. Già il ministro dell’Economia e delle Finanze, Luis Arce, aveva definito la richiesta di aumento salariale della COB carente di base scientifica e supporto concreto di analisi anche a causa di un inasprimento dell’inflazione che potrebbe assumere caratteri galoppanti in grado di strozzare i settori più emarginati, portandoli alla miseria e alla disperazione economica e sociale.
In effetti risulta abbastanza incomprensibile l’atteggiamento della COB che per anni nel confronto con i precedenti governi non ha risparmiato energie nella lotta per le rivendicazioni salariali, ma poi alla fine ha sempre accettato aumenti tra l’1 e il 3%. La loro motivazione è che i frutti della nazionalizzazione delle riserve del gas devono essere spalmati sugli aumenti salariali, senza però considerare la gradualità e le priorità sociali che oggi vive il paese e che il governo sta affrontando con decisione e con risultati che solo pochi anni fa erano assolutamente impensabili e reputati dai più irraggiungibili, in così poco tempo.
Per la COB il decreto di nazionalizzazione del gas, avrebbe dovuto prevedere l’esproprio e la confisca, mentre il decreto dava alle compagnie straniere un “periodo di transizione” di sei mesi per rinegoziare i contratti o venire espulse; rinegoziazione che poi è stata accettata per cui la YPFB (la compagnia di Stato) pagherà una percentuale minima alle compagnie straniere per i loro servizi. Anche questo anno, e sempre in omaggio ai lavoratori, il 1° maggio Morales ha nazionalizzato le azioni della Rete Elettrica Internazionale SAU, sussidiaria della Rete Elettrica Spagnola, nella ETE Empresa Transportadora de Electricidad SA che fu privatizzata nel 1997; anche in questa nazionalizzazione è prevista una compensazione per la compagnia spagnola.
Ma il governo non può certo pensare di far ricadere i benefici della nazionalizzazione solo sui salari di determinate categorie di lavoratori, mentre si tratta di garantire ancora e immediatamente il miglioramento delle condizioni di vita in primis delle classi sociali più deboli, come i contadini indigeni che sono la maggioranza della popolazione.
Enormi sono i passi avanti fatti da sette anni a questa parte, cioè da quando è stato eletto Evo Morales: prima la Bolivia era un paese razzista, come il sud Africa, in cui una minoranza bianca o creola si arricchiva, svendendo alla multinazionali straniere le ricchezze del paese, sfruttando e schiavizzando la manodopera indigena, considerata a livello delle bestie e per la quale non esisteva il diritto allo studio, alla salute, al lavoro, insomma le condizioni di vita non erano molto diverse dal tempo dei conquistadores.
Grazie al governo del MAS e all’impulso dato dal primo Presidente indigeno aymara, con la nuova Costituzione votata nel 2009 da più del 60% degli elettori, si procede con i paesi dell’ALBA sulla strada del socialismo del XXI secolo,si riconosce il carattere plurinazionale dello Stato boliviano,si continuano le nazionalizzazioni, si impedisce qualsiasi privatizzazione delle materie prime della Nazione, si permette la rielezione immediata del Capo dello Stato, si concede il diritto ai popoli indios di avere e amministrare proprie leggi e limita a 5.000 ettari la proprietà della terra e che sempre abbia finalità produttive .
Non solo, lo Stato, nel rispetto delle risorse naturali,della Pacha Mama (Madre Terra) e del tradizionale legame di appartenenza e devozione che le popolazioni indigene nutrono nei confronti della terra, sta facendo compiere un enorme balzo in avanti nella modernizzazione del paese che ha modeste e arcaiche infrastrutture, a cominciare dai servizi pubblici di prima necessità , dalla sanità , al processo di alfabetizzazione e di scolarizzazione avanzata, dalle costruzione di ponti, ferrovie, strade che in alcune zone della Bolivia durante la stagione delle piogge vengono puntualmente sommerse da pericolose frane di fango.
Come afferma Alvaro Garcia Linera ,il vice presidente della Bolivia, in una intervista rilasciata a gennaio scorso, lo Stato “deve soddisfare le necessità fondamentali e materiali senza distruggere la natura”, così come deve sapere coniugare l’interesse generale con il particolare. In questo momento alcuni movimenti sociali, pur avendo collaborato alla creazione del progetto generale della società, sono concentrati su se stessi e sui propri interessi particolari e locali. Ciò sta accadendo, ribadisce Linera, con la Cidob e la Conamaq che reclamano le terre espropriate soltanto per gli indigeni delle terre basse, o con la COB che chiede l’utilizzo dei proventi delle nazionalizzazioni, che sono di tutti, per i salari dei medici e dei lavoratori della sanità e dell’istruzione, trascurando settori ben più disagiati e ostacolando i processi di socializzazione della ricchezza derivante proprio dai processi di nazionalizzazione.
Quindi l’esasperazione estremistica della lotta portata avanti dalla COB in questi ultimi giorni è sbagliata per due motivi: il primo è il carattere corporativo delle rivendicazioni ben evidenziato da Linera; il secondo è il carattere di attacco violento, e provocatorio contro un governo di sinistra e rivoluzionario, in appoggio indiretto ma da molti coscientemente voluto in congiunzione con l’opposizione fascista e di destra e dell’oligarchia economica,non solo per l’utilizzo, addirittura, della dinamite durante le ultime manifestazioni, ma anche per i gravi attacchi vergognosi , razzisti, controrivoluzionari,di alcuni dirigenti sindacali contro il primo Presidente indigeno che ha ridato dignità, emancipazione e libertà al proprio popolo, ponendolo sul difficile e lungo terreno della transizione anticapitalista e socialista. Pronosticargli la stessa fine di Gheddafi o comunque farne paragoni fuori davvero dalla contestualizzazione storica, è non solo politicamente sbagliato, anche una pericolosa pratica estremista “radicaloide e avventurista che preconizza la necessità di sostituire l’Esecutivo facendo, obiettivamente, il gioco di forze della destra e della reazione”, come ha ben affermato il Partito Comunista di Bolivia nel documento “Non cadere nella tentazione di fare da cassa di risonanza delle manovre diversive”.
Molto dura è stata anche la presa di posizione dell’ARA, ALIANZA REVOLUCIONARIA ANTIMPERIALISTA, che in una dichiarazione firmata dagli aderenti – il Movimiento Patriótico Endógeno, il Partido Comunista de Bolivia, il Partido Socialista, Unión de Mujeres de Bolivia, Independientes de Izquierda e Comité de Defensa del Patrimonio Nacional -, denuncia il proposito di questi conflitti di creare un clima di destabilizzazione che mira al rovesciamento del governo. Minaccia questa che non si limiterebbe solo alla Bolivia, ma si estenderebbe a tutti i paesi dell’ALBA, come nuovo progetto di espansionismo imperialista. I firmatari concludono con un appello alla popolazione a organizzarsi effettivamente in difesa del Processo di Cambiamento, per superare il disordine e l’anarchia imperante anche tra coloro che si dichiarano solo a parole sostenitori del processo.
Ci domandiamo se certi dirigenti sindacali, almeno quelli che si spera in buona fede, si rendano conto o meno della realtà nazionale in cui vivono e della fase attuale caratterizzata da una crisi sistemica che alimenta lo scontro tra i poli imperialisti USA e UE , nella sempre più dura competizione globale e accresce la tendenza all’uso delle guerre di rapina per l’appropriazione di risorse energetiche e per ristabilire il dominio politico ed economico dei potentati internazionali del capitale sulle aree strategiche come il continente latino-americano.
Le giovani democrazie partecipative e a carattere socialista Sud Americane sono nate dopo un trentennio tragico caratterizzato dalle esperienze delle dittature militari prima e di un ventennio di governi neoliberisti dopo, esperienze volute, progettate e gestite dalla CIA e da gli organismi internazionali del capitale comr la Banca mondiale e il FMI. E comunque non tutto il continente Latino Americano si è emancipato da tali ingerenze imperialiste e delle multinazionaliche ancora esercitano il loro potere in alcuni paesi come il Cile e la Colombia.
Ma anche i paesi più avanzati sul terreno della democrazia popolare che hanno visto l’affermazione di presidenti e governi di sinistra o per la transizione socialista, portano ancora nel loro DNA il revanscismo della destra e delle oligarchie, e sono sempre nel mirino dell’imperialismo statunitense che non si rassegna alla perdita del proprio ruolo strategico di dominio politico e sfruttamento economico del continente sud americano.
Fa bene, quindi, il MAS a denunciare i tentativi di colpi di Stato che sono lo strumento principale usato dalle oligarchie reazionarie, sostenute dagli USA e consapevoli di non non avere ormai alcuna possibilità di vittoria in libere e democratiche elezioni, per abbattere governi di classe democraticamente eletti, come avvenuto nei tentativi di golpe nel 2002 contro Chavez in Venezuela, nel 2008 sempre contro Morales in Bolivia, nel 2009 contro Zelaya in Honduras (purtroppo riuscito) e nel 2010 contro Correa in Ecuador.
Tutti questi sono paesi membri dell’ALBA, e tutte queste “ingerenze” si sono verificate in complicità con le organizzazioni imprenditoriali e del governo finanziario internazionale, delle multinazionali energetiche e alimentari, con i potenti gruppi editoriali e pubblicitari dell’America Latina.
Come ha sottolineato il Presidente cubano Raul Castro nel suo intervento nello storico vertice nel dicembre 2011 della nascita della CELAC, la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, le politiche imperialiste che hanno distrutto nazioni e massacrato migliaia di lavoratori, di civili, devono finire perché l’America Latina e i Caraibi reclamano un futuro di pace e di sovranità.
L’ALBA rappresenta oggi la principale se non l’unica alleanza in grado di contrapporre una proposta, un esempio ed una alternativa di carattere antimperialistico e anticapitalista a livello mondiale sui percorsi della transizione al socialismo.
Il processo di trasformazione radicale anticapitalista in corso in Bolivia e in tutti i paesi dell’alleanza dell’ALBA assume sempre più i caratteri della transizione socialista rivoluzionaria ,che come sempre accanto alle grandi conquiste presenta anche dei limiti; nella situazione attuale della Bolivia si stanno maggiormente dimostrando nei metodi , e mai nei contenuti , come ad esempio nel saper mantenere un corretto equilibrio fra la radicalità della questione indigena e le strategie della lotta di classe nella transizione al socialismo.
In ogni fase di transizione dal capitalismo al socialismo, anche nelle attuali forme del socialismo possibile nel XXI secolo, è inevitabile il permanere di contraddizioni, ma chi si pone oggi contro i processi di cambiamento in corso in Bolivia, in Venezuela e nei paesi dell’ALBA, si pone contro la possibilità di far avanzare un processo rivoluzionario e di tentare di costruire, nello scontro di classe il superamento del capitalismo. Le contraddizioni dei processi rivoluzionari si superano nella pratica rivoluzionaria , senza nulla concedere all’imperialismo e al nemico di classe.
Note:
1. Gualberto Villarroel, presidente della Bolivia dal 1944 al 1946, in un periodo di crisi in cui la mancanza di risorse economiche aggravò l’inflazione e la disoccupazione operaia. La situazione sboccò nella rivolta popolare del 21 di Luglio di 1946, durante la quale le masse infuriate assaltarono il palazzo di governo, assassinarono il presidente e suoi collaboratori e dopo appesero i loro cadaveri ai lampioni della piazza Murillo. Dopo un giorno di acefalia nel paese, assunse il potere una giunta guidata da Tomás Monje Gutiérrez presidente della Corte Superiore di La Pace.
Fonti:
http://lapatriaenlinea.com/?t=jaime-solares-pide-a-choferes-incorporarse-al-paro-de-la-cob&;nota=103441
http://www.eabolivia.com/politica/6765-jaime-solares-denuncia-que-evo-lo-quiere-preso-para-evitar-su-eleccion-en-la-cob.html
http://www.opinion.com.bo/opinion/articulos/2012/0425/noticias.php?id=53502
http://www.la-razon.com/economia/presidente-Morales-nacionaliza-transportadora-electricidad_0_1606039416.html
http://www.pagina12.com.ar/diario/dialogos/21-185549-2012-01-16.html
* a cura della Commissione internazionale della Rete dei Comunisti
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