* antropologo e storico. Fonte: Greek crisis now, 10 maggio 2012 (Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
… Noi abbiamo resistito alla guerra economica e psicologica, non abbiamo più paura del ricatto, il popolo greco sa ormai che le somme pretestuosamente concesse alla Grecia, nel quadro di accordi illegali condotti con la Troïka, finiranno nelle tasche di questi rapaci avvoltoi dei mercati e delle banche. Da adesso in avanti, possiamo minacciarli, e questo è anche un messaggio che noi inviamo alla cancelleria di Berlino.
La cavia si è mossa, ha urlato, ha detto: “No!”.
Se alla fine hanno deciso di farci saltare in aria, anche noi colpiremo con la nostra dinamite tutta la zona euro. I nostri funzionari al Ministero dell’economia vomitano ogni giorno davanti alla presenza dei controllori tedeschi nell’ambito dei loro servizi.
I Tedeschi sono ancora là, ma se ne andranno con un volo diretto Lufthansa dall’aeroporto di Atene. Nel contempo, anche tutti i media controllati dagli armatori o dai fautori dei Buoni del Tesoro Poliennali, stanno ricevendo una batosta storica, il popolo ha preferito ignorarli. Il popolo li ha delegittimati, così come ha fatto per tutta la politica del Mémorandum, con la lotta continua. Che liberazione!»
Ecco, in breve riassunto, la prosa del giornalista Georges Trangas questa mattina alla radio Real-Fm. Trangas è andato in brodo di giuggiole, visto che nell’immediato la storia gli dà ragione, ma per contro, a tempi più lunghi, nulla è ancora certo.
Domenica sera, i giornalisti mainstream avevano tutti una cattiva cera a seguito dei risultati dei seggi scrutinati, di cui il plasma andava a riempirsi nel corso della serata. A mezzanotte passata, giornalisti alla radio e alla televisione evocavano già “questa nuova epoca del méta-mémorandum”. Altri giornalisti, sempre alla televisione, non riuscivano più a contenersi, a dissimulare il loro dolore. I loro sforzi nella “sistematizzazione integrale” non erano stati coronati da successo. Si esprimevano a denti stretti, ripetevano ancora la stessa solfa: “Bisogna onorare la nostra firma, i nostri impegni; il FMI, la Troïka interromperanno i finanziamenti.”
In effetti, questi “pappagalli del sistema”, come qui da noi sono stati soprannominati, hanno esattamente preceduto di qualche ora la minaccia del FMI, che andava proprio in questo senso:
“La Troïka ritornerà in Grecia quando verrà formato il nuovo governo. Questo nuovo governo deve confermare gli impegni presi dal precedente governo.”
Fiato sprecato? No! L’epoca del méta-mémorandum non è ancora arrivata.
Nondimeno, ha soffiato molto forte l’aria di un altro tempo, di un’altra agenda politica. Anzitutto, quest’aria è quella della dignità. Allora, la nostra cronistoria istantanea deve opportunamente essere divisa alla fine in due fasi.
Il vecchio sistema politico del bipartitismo ha ricevuto un colpo mortale, mentre l’improbabile (?) nuova coalizione dell’anti-Mémorandum ancora non si realizza.
Perfino il Vénizélos dell’ultimo PASOK è arrivato ad ammettere che “il vecchio bipartitismo non ha più la legittimità necessaria per governare.”
Per questo, egli propone l’idea di un governo “nazionale di coalizione, non su una linea di frattura del Mémorandum, ma su quella esistente, tra forze favorevoli all’Europa e le altre”.
In concerto, altri “giornalisti” lanciano l’idea di un governo di “tecnocrati, per garantire una certa stabilità, indispensabile alle riforme intraprese.” È una vergogna!
Il grande giornale della sera in Francia ha adottato (sul suo sito) il medesimo sillogismo: “Trafitto dai neonazisti greci, Vénizélos si appella all’unità nazionale. Il crollo dei partiti di governo alle elezioni legislative potrebbe impedire la formazione di un governo di coalizione per perseguire la politica di rigore dettata dall’Unione Europea e dal FMI”.
Le maschere sono cadute, salvo per i lettori di “le Monde”, che non se ne rendono ancora conto.
Lo sfondamento in Grecia della destra estrema di indirizzo nazistoide è perfino…un elemento “rassicurante”, se si analizza la situazione da un altro punto di vista.
È possibile supporre, per esempio, che a seguito dell’applicazione ad altri paesi dell’Europa occidentale di una simile politica economica traumatica, imposta contemporaneamente in brevissimo lasso di tempo, l’estrema destra si troverebbe nella fase di diventare verosimilmente la formazione politica predominante in questi paesi.
Dunque, si può affermare che, per adesso, in ogni caso, la Grecia ha resistito piuttosto bene a questo sfondamento della destra estrema.
Inoltre, il sillogismo suggerito dai redattori del grande quotidiano francese contiene senza volerlo e in filigrana l’unica analisi esatta della situazione.
Infatti, il vero problema in sé non è l’estrema destra, ma piuttosto il perseguimento della politica di rigore dettata dall’Unione Europea e dal FMI, e questa non è più una questione che riguarda solo la Grecia.
A mio avviso, è il fascismo bancocrate ad essere molto più pericoloso di quello dei “neo-nazistoidi” di qualsiasi specie, e per una ragione evidente: è il fascismo dei burocrati delle banche e dei finanz-capitalisti ad originare il secondo, e le lacrime di coccodrillo del giornale della sera, o degli ambienti degli organismi dell’Unione Europea, sullo sfondamento dell’estrema destra in Europa non possono commuovere che i lobotomizzati della ragionevolezza politica.
È ora che molti Greci prendano coscienza che questa grande frode si sta estendendo su tutto il continente europeo, che si rendano consapevoli della grande razzia sui popoli dell’Europa.
L’incontestabile vincitore di queste elezioni in Grecia è il partito della sinistra radicale SYRIZA (16%), (a parte l’estrema destra dell’Alba Dorata). Peraltro, SYRIZA si dimostra il primo partito ad Atene, al Pireo e nelle grandi città, fattore che può costituire l’annuncio di come sarà il futuro per il resto del paese.
E se la Grecia diviene così, praticamente ingovernabile, questo è dovuto al fatto che la legge elettorale attribuisce i primi duecentocinquanta seggi del Parlamento con una regola proporzionale, poi, i cinquanta che restano sono “offerti in premio” al partito vincitore (come premio di maggioranza). Ma anche così, la Baronia del bipartitismo ha ricevuto un colpo mortale.
Per la medesima ragione, il Partito comunista è stato praticamente penalizzato, visto che a malapena è riuscito a migliorare il suo “score”, la sua percentuale di rappresentanza, in un contesto in cui la sinistra nel suo insieme ha raddoppiato il numero dei suoi voti.
Voglio precisare, per evitare qualsiasi malinteso, che quando in Grecia si parla di “sinistra” non è al PASOK che si fa riferimento: quest’ultimo “viene considerato come un partito anti-popolare e anti-nazionale, in quanto appartenente alla bancocrazia”, secondo la rappresentazione collettiva, dopo due anni di Mémorandum.
Questa mattina, in un caffé di Atene, non si parlava d’altro: “Io sono insegnante, ho sempre votato PASOK fino al 2009, mi considero sempre un socialista, ma non voterò mai più PASOK nella mia vita, questa storia è finita, questa gente vuole farci morire per far comodo alle banche. Noi, della scuola, non applicheremo proprio la riforma dettata ed imposta dall’Europa, non abbiamo più paura. Loro, vogliono aumentare il nostro tempo di lavoro, quando i nostri salari sono stati diminuiti. Io ho perso 470 euro al mese sui miei 1.400 euro di stipendio, da quasi un anno. Penso anche che ormai noi non possiamo più pagare le tasse esorbitanti, soprattutto in caso di disoccupazione. Adesso è arrivata la fine del terrore!”
Ecco ciò che si è già acquisito questo lunedì: poter sognare! Tutte le altre leve restano nelle mani dei bancocrati, fatta eccezione della ventata di libertà di questo tempo. I nostri volti esprimono felicità, ma non quelli dei seguaci del pasokismo, immersi tanto profondamente nei loro giornali di questa mattina.
Il quotidiano “Ta Nea”, per esempio, ha scelto proprio bene il suo titolo: “L’incubo di un paese ingovernabile”, ma “incubo” per chi, alla fine?
L’orizzonte rimane oscuro. Niente è definito, niente è definitivo, salvo la fine del PASOK e della Nea Dimokratia del Mémorandum.
Prima o dopo, forse si capirà che per sbarazzarci del Mémorandum, dobbiamo sbarazzarci anche dell’Unione europea, ed anche dei nostri modi di agire abituali. Nello stesso tempo, è necessario costruire un’altra politica estera, più equilibrata e meno esclusiva. Non è ancora una questione evidente. Pazienza, in conclusione il futuro diventa incerto e caotico.
Benvenuti nel paese di Esiodo!
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