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Perché l’Europa ha bisogno della Grecia

 

 

 

Perché l’Europa ha bisogno della Grecia

di Costas Lapavitsas

Senza ombra di dubbio, il vincitore delle recenti elezioni in Grecia è Syriza, una coalizione di organizzazioni di sinistra attive da diversi anni. Anche il partito fascista “Alba Dorata” ha acquisito un incremento stupefacente, ma la sua ascesa, inquietante quanto si voglia, non è né il principale risultato delle elezioni, né ancora una grave minaccia per la società greca.

Lo slancio politico appartiene a Syriza. Se questa formazione si organizza, potrebbe contribuire a risolvere la crisi e fornire una spinta al movimento anti-austerità in Europa.

I due partiti principali del governo greco – il PASOK e Nea Dimokratia, sono stati travolti per avere portato il paese a questo passo nel corso di quattro decenni, e per l’attuazione degli accordi di salvataggio. L’elettorato greco ha chiaramente indicato che cosa non vuole: la vecchia politica e il cosiddetto salvataggio da parte della Troika dell’Unione europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca centrale europea.

Nel corso degli ultimi due anni, una sfilata di mediocri uomini politici greci ha fatto finta di negoziare con la Troika, mentre screditava il prorio paese come “corrotto”. Questi politici avevano alle spalle esperti tecnici terrorizzati al pensiero di scontentare coloro che prestavano denaro alla Grecia.

Alcuni di questi politici ed esperti facevano parte di quelle persone che avevano manovrato perché la disastrosa Grecia entrasse nell’Unione monetaria europea. Il risultato prodotto si può compendiare in due accordi di salvataggio finanziario, nel maggio 2010 e nel marzo 2012 – monumenti di cattiva economia e di insensibilità sociale.

Entro la fine del 2012 l’austerità provocherà la contrazione dell’economia greca del 20%, un balzo della disoccupazione verso il 25%, una completa e conclamata crisi umanitaria nei centri urbani, e un debito pubblico del tutto ingestibile.

La Grecia sta morendo in piedi. Nel frattempo la sua vecchia classe politica cinguetta su come partecipare ancora al “progetto” europeo e su come attuare riforme strutturali che porteranno la crescita nel futuro.

Syriza ha provocato un terremoto, denunciando il “salvataggio” di marzo. Ha richiesto una moratoria sui pagamenti del debito, una commissione internazionale per analizzare (audit) il debito greco, la rottamazione del debito aggressivo, una profonda redistribuzione dei profitti e della ricchezza, la nazionalizzazione delle banche, e una nuova politica industriale per ringiovanire il settore manifatturiero. Queste misure sono esattamente ciò di cui necessita l’economia greca. La loro messa in atto dipende interamente dal rigetto del recente piano di salvataggio e dal blocco dei pagamenti sul debito.

Syriza ritiene che queste misure possano essere introdotte mentre il paese rimane ancora all’interno della zona euro. Si dimostra riluttante a domandare l’uscita della Grecia, aumentando così il suo grado di consenso negli elettori che si preoccupano delle conseguenze di uscita e credono che l’euro sia parte integrante della identità europea dei Greci.

A mio parere, e a quello di molti altri economisti, sarebbe impossibile per la Grecia rimanere nella zona euro, se crollasse questo percorso.

Comunque, l’uscita sarebbe necessaria e vantaggiosa per l’economia nel medio termine, e questo rimane l’esito più probabile per la Grecia.

Se Syriza vuole davvero contribuire a risolvere la crisi, dovrebbe prepararsi e tenersi pronta per questa eventualità. Tuttavia, il problema urgente in questo momento è quello di liberare il paese dalla morsa del debito e dell’austerità.

Finché Syriza è disposta ad adottare azioni per conseguire tali obiettivi, e il popolo greco vuole assegnare il beneficio del dubbio all’euro, il suo ruolo può essere positivo. Per lo meno, offre una possibilità per la Grecia di evitare un disastro completo, che potrebbe davvero portare all’ascesa del fascismo.

È improbabile che l’attuale tornata di negoziati politici interni possa portare alla formazione di un governo, in particolare di un governo che dovrebbe continuare ad attuare i termini del piano di salvataggio. Ci saranno probabilmente nuove elezioni in un prossimo futuro (a giugno!), e Syriza ha tutte le possibilità di vincerle con decisione, in modo da formare un governo di coalizione di forze anti-salvataggio. Ma per questo, Syriza dovrebbe capire i propri limiti, e cercare attivamente di creare il vasto fronte politico di cui la Grecia ha bisogno.

È importante cercare l’unità continuamente, evitando sia le auto-gratificazioni che la faziosità antica della sinistra greca. Per Syriza, sarà necessaria l’attiva collaborazione con il resto della sinistra, perché si devono radunare le forze sufficienti per affrontare la prossima tempesta avanti.

È altrettanto importante far progredire il suo appello a persone esperte e competenti in tutta la società, perché Syriza ne avrà bisogno di molte di più nei suoi ranghi.

In conclusione, se ci sarà un nuovo governo guidato da Syriza, questo dovrà poggiare sul sostegno dei popoli in tutta Europa, per affrontare la catastrofe inflitta alla Grecia dalla crisi dell’euro.

La prima più importante battaglia contro l’austerità sta per iniziare in Grecia, e tutti i popoli europei hanno interesse che sia vinta.

* Professore di Scienze Economiche alla Scuola di Studi Orientali e Africani e Preside associato della Facoltà di Legge e Scienze sociali presso l’Università di Londra.

Fonte: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/may/11/europe-needs-greece-syriza-austerity

Data di pubblicazione dell’articolo originale: 11/05/2012

URL di questa pagina: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7291

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)


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