1. La recrudescenza della scalata dei conflitti sociali settoriali nel paese, prima di maestri, poi di trasportatori, per concludere con quello generato nel settore sanità dai medici uniti, ha il denominatore comune di non rispondere ad una direzione unificatrice delle diverse richieste come la Centrale Operaia Boliviana (Central Obrera Boliviana). Al contrario, rivela dispersione di organizzazione e rivendicazioni che non riescono ad articolarsi in un referente organico sindacale, come è sempre stata matrice identitaria di tutti i lavoratori.
2. In questo contesto, la COB e il suo tradizionale modo di richiesta è stato ribassato dagli attori che cercano affannosamente di ottenere migliori redditi mediante una lotta isolata di spirito corporativo ed esclusivo, che non alza le bandiere dell’unità e solidarietà di classe, patrimonio fondamentale della classe lavoratrice a livello internazionale.
3. Questa visione d’insieme registra inoltre l’emergenza intermittente di una tendenza piccolo borghese qual è l’avventurismo dell’estrema sinistra, soprattutto trozkista che cerca di darsi fondamento con un discorso che propizi i piani destabilizzanti della reazione e dell’imperialismo. La particolarità del caso è che il suo affanno estremista coincide oggettivamente con le manovre che, in difesa degli interessi del capitale multinazionale promuovono gli operatori neoliberisti come Doria Medina, Del Granado e soci minori. La loro strategia di distruzione con progetto elettorale non cessa di contare come alleati compiacenti i più critici oppositori del processo di cambiamento e della sua proiezione rivoluzionaria, oggi entusiasti ecologisti e neoindigenisti del TIPNIS.
4. Perciò, il cosiddetto Vertice Sindacale di Oruro (Cumbre Sindical de Oruro), dopo le scaramucce dei medici, che sono contro la giornata lavorativa di otto ore, e la manipolazione delle direzioni universitarie pagate, cerca di essere scenario propizio al lancio di un raggruppamento cittadino mal battezzato come “strumento politico”. L’intenzione reale consiste nell’unificare in una sola alternativa elettorale correnti oppositrici al processo di trasformazione del paese, con l’obiettivo di assemblarle sotto un comando unico secondo il modello della destra venezuelana il cui slogan è “tutti contro Chavez”. In questo schema, i sindacalisti non possono essere i servi sciocchi al servizio degli scopi dei propri nemici di classe, oggi mascherati da pecore.
5. Di conseguenza, dobbiamo tenere gli occhi ben aperti sul piano di convergenza della controrivoluzione che, approfittando del nome della COB, sembra fornire la migliore copertura ai neoliberisti che vogliono riprendersi il potere, per privatizzare le risorse naturali e smantellare le conquiste sociali ottenute in questi anni. Come ai tempi di Lechín, quando si usava la COB come trampolino di candidati sconfitti e di settori fuori luogo, questo non è l’orizzonte del movimento operaio e popolare, lo è la rivoluzione democratica, popolare, antioligarchica e antimperialista, cammino sicuro verso la costruzione del sistema socialista. Quelli che vogliono ripetere le arcinote manovre degli ultra-sinistri al servizio della destra, troveranno nei comunisti una barriera infrangibile ai loro tentativi provocatori condannati alla sconfitta totale che aspirano a rompere l’unità della gloriosa Centrale Operaia inseguendo meschini fini elettorali e settari, malgrado la loro retorica pseudorivoluzionaria.
CON IL POPOLO AL RISCATTO DELLA PATRIA, VERSO IL SOCIALISMO!
La Paz, maggio 2012
Commissione Politica Partito Comunista di Bolivia (PCB)
traduzione a cura di Nuestra America
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