Sospendere l’austerità, il resto sono frottole
Gabriele Pastrello
Alla fin dei conti i mercati hanno ragione. Non c’è nulla da festeggiare: né la maggioranza precedente, Nea Demokratia-Pasok, ha ottenuto un mandato senza riserve per continuare la politica richiesta dalla trojka, né c’è stato il chiaro mandato contrario di ricontrattare il Memorandum. Contrariamente ai commenti giornalistici, casomai la situazione è peggiorata per i sostenitori dell’obbedienza cieca, pronta e assoluta ai diktat europei e tedeschi. Infatti, oggi, al netto dei commenti fantasiosi, la situazione è che la stessa maggioranza di governo prima della crisi è sì in grado di formare un governo, ma con una maggioranza decisamente più debole di prima. Inoltre, a differenza di un mese fa, c’è un partito di opposizione con un forte mandato, mentre prima c’erano solo frammenti rissosi. In realtà, la decisione è solo rimandata. La Germania della signora Merkel ha comprato qualche mese, ma niente di più.
Tutto il sollievo che trasudava dai titoli, dagli occhielli e dagli articoli della stampa nazionale e estera, derivava solo da un auto illusione, o forse meglio da un auto terrorismo. Tranne qualche rara eccezione, infatti, queste elezioni erano state presentate come lo scontro europeisti e anti-europeisti, tra i fautori dell’euro e quelli del ritorno alla dracma. È vero che la campagna elettorale era stata condotta in questo modo; e questo spiega la crescita di Nea Demokratia. Ma il commento dopo le lezioni mostra che i giornalisti avevano creduto alla propria propaganda.
Inutilmente Tsipras aveva concesso un’ampia intervista al Financial Times in cui spiegava che non era assolutamente sua intenzione uscire dall’euro. Ovviamente, la cosa era assolutamente credibile. Infatti, penso nessuno sappia come si può fare a uscire dall’euro. Certo, ci si può preparare: i creditori in euro possono approntare difese legali per non vedere i propri crediti trasformati in dracme, o altro. E le banche centrali possono, per ogni evenienza stampare banconote, e prevedere misure di contenimento del panico. Ma come si fa davvero a uscire?
Forse solo la Banca centrale europea potrebbe agire in tal senso; se si creasse una situazione di fuga di fondi totale dalla Grecia, potrebbe sospendere qualsiasi linea di credito e di finanziamento. Ma sarebbe un mossa sensata? E sarebbe nella linea della Banca? Ci sono dubbi in proposito. Perché mai un’istituzione come la Bce dovrebbe assumersi la responsabilità di buttare a mare l’euro e di conseguenza far fallire le banche francesi e tedesche esposte verso la Grecia? Ma ci si può chiedere allora qual’era la possibilità di uscita della Grecia dall’euro. Sembra molto bassa. E sembra che in realtà solo certi ambienti tedeschi facessero davvero il tifo per quest’esito. Cerchiamo di essere chiari: anche se entrare è stato un errore, uscire è pressoché impossibile. E quindi la situazione va valutata di conseguenza.
Le aperture verbali di alcuni esponenti tedeschi vanno comunque interpretate alla luce delle dichiarazioni ufficiali della signora Merkel: i patti vanno rispettati, ovvero la guerra continua. E se oggi la situazione è già gravissima, continuare la politica di austerità richiesta con ulteriori licenziamenti e tagli non può che creare una situazione economicamente e socialmente insostenibile nel giro di pochi mesi. È da sperare che Syriza non accetti gli inviti a entrare al governo, perché servirebbe solo ad avallare una politica che non si è ancora voluto riconoscere come fallimentare.
Il commento di Mario Monti è stato strano: adesso un governo forte, ha detto. Ma il governo che si prospetta non può esserlo. E l’ingresso di Syriza come ruota di scorta distruggerebbe solo il consenso per Syriza senza rafforzare il governo. Bisognerà lasciare decantare la situazione, anche se non troppo. Ma prima o poi Nea Demokratia dovrà pur riaprire una trattativa con Tsipras a partire dall’accettazione del fatto che la vittoria di oggi è una vittoria di Pirro. E che la Grecia ha un assoluto bisogno di ricontrattare il Memorandum sulla base dell’unica misura non negoziabile: la sospensione delle misure di austerità. A partire di lì si discute. Il resto sono frottole. Compreso il ritorno alla dracma.
Tutto il sollievo che trasudava dai titoli, dagli occhielli e dagli articoli della stampa nazionale e estera, derivava solo da un auto illusione, o forse meglio da un auto terrorismo. Tranne qualche rara eccezione, infatti, queste elezioni erano state presentate come lo scontro europeisti e anti-europeisti, tra i fautori dell’euro e quelli del ritorno alla dracma. È vero che la campagna elettorale era stata condotta in questo modo; e questo spiega la crescita di Nea Demokratia. Ma il commento dopo le lezioni mostra che i giornalisti avevano creduto alla propria propaganda.
Inutilmente Tsipras aveva concesso un’ampia intervista al Financial Times in cui spiegava che non era assolutamente sua intenzione uscire dall’euro. Ovviamente, la cosa era assolutamente credibile. Infatti, penso nessuno sappia come si può fare a uscire dall’euro. Certo, ci si può preparare: i creditori in euro possono approntare difese legali per non vedere i propri crediti trasformati in dracme, o altro. E le banche centrali possono, per ogni evenienza stampare banconote, e prevedere misure di contenimento del panico. Ma come si fa davvero a uscire?
Forse solo la Banca centrale europea potrebbe agire in tal senso; se si creasse una situazione di fuga di fondi totale dalla Grecia, potrebbe sospendere qualsiasi linea di credito e di finanziamento. Ma sarebbe un mossa sensata? E sarebbe nella linea della Banca? Ci sono dubbi in proposito. Perché mai un’istituzione come la Bce dovrebbe assumersi la responsabilità di buttare a mare l’euro e di conseguenza far fallire le banche francesi e tedesche esposte verso la Grecia? Ma ci si può chiedere allora qual’era la possibilità di uscita della Grecia dall’euro. Sembra molto bassa. E sembra che in realtà solo certi ambienti tedeschi facessero davvero il tifo per quest’esito. Cerchiamo di essere chiari: anche se entrare è stato un errore, uscire è pressoché impossibile. E quindi la situazione va valutata di conseguenza.
Le aperture verbali di alcuni esponenti tedeschi vanno comunque interpretate alla luce delle dichiarazioni ufficiali della signora Merkel: i patti vanno rispettati, ovvero la guerra continua. E se oggi la situazione è già gravissima, continuare la politica di austerità richiesta con ulteriori licenziamenti e tagli non può che creare una situazione economicamente e socialmente insostenibile nel giro di pochi mesi. È da sperare che Syriza non accetti gli inviti a entrare al governo, perché servirebbe solo ad avallare una politica che non si è ancora voluto riconoscere come fallimentare.
Il commento di Mario Monti è stato strano: adesso un governo forte, ha detto. Ma il governo che si prospetta non può esserlo. E l’ingresso di Syriza come ruota di scorta distruggerebbe solo il consenso per Syriza senza rafforzare il governo. Bisognerà lasciare decantare la situazione, anche se non troppo. Ma prima o poi Nea Demokratia dovrà pur riaprire una trattativa con Tsipras a partire dall’accettazione del fatto che la vittoria di oggi è una vittoria di Pirro. E che la Grecia ha un assoluto bisogno di ricontrattare il Memorandum sulla base dell’unica misura non negoziabile: la sospensione delle misure di austerità. A partire di lì si discute. Il resto sono frottole. Compreso il ritorno alla dracma.
da “il manifesto”
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