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Europa a due velocità. Intervista a E. Brancaccio

Emiliano Brancaccio, professore associato di Politica economica e docente di Economia politica ed Economia internazionale presso l'Università del Sannio. Nel 2002 è stato relatore della proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'associazione Attac per l'istituzione di una variante della cosiddetta Tobin tax. Nel 2003 è stato responsabile economico del Comitato promotore del referendum per l'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
E' tra i non molti accademici ad aver ,declinato varie proposte di candidatura e di incarico amministrativo: nel marzo 2013 ha rifiutato l'incarico di assessore al Bilancio del Comune di Benevento, criticando la "moda" di ricorrere ai cosiddetti "tecnici" nei momenti di crisi politica; nel giugno 2016 ha declinato anche l'invito del nuovo sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ad assumere l'assessorato al Bilancio; nel febbraio 2014 ha rifiutato la candidatura alle elezioni europee come capolista della circoscrizione Sud per la lista L'Altra Europa con Tsipras.

Intervista realizzata da Radio Città Aperta.

Il nostro spazio di approfondimento è oggi dedicato all'economia. Parliamo di Europa, parliamo delle dichiarazioni di Angela Merkel che ha ipotizzato un futuro per l'Europa a più velocità. Un argomento di cui si parla ormai da qualche giorno, in realtà argomento che trova le sue radici indietro nel tempo. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza con Emiliano Brancaccio. Grazie per essere con noi, Emiliano.
Grazie a voi, buongiorno.

Queste dichiarazioni di Angela Merkel che formalizza, diciamo così, una Europa a più velocità. Cosa significa?
In realtà l'espressione originaria risale ad un articolo di Wolfgang Schauble, l'attuale ministro delle finanze tedesco, in un articolo del 1984. Il significato di questa espressione “Europa a due velocità” è cambiato un po' nel corso del tempo, ma nella sostanza si tratta di un tipo di procedura che in realtà già esiste, nel senso che si afferma che quei paesi che intendessero realizzare una “cooperazione rafforzata” possono decidere di accordarsi anche in assenza del consenso da parte di tutti i paesi dell'Unione. Tanto per fare un esempio, l'accordo di Shengen sulla libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione è un po' una cooperazione rafforzata, perché non tutti i paesi vi hanno aderito. Quindi non è una novità l'Europa a due velocità. Il problema è che in questo caso la Merkel utilizza questa espressione per fini elettorali, in vista dei problemi che si intravedono all'orizzonte riguardo ancora una volta al caso della Grecia. Perché? Perché la Grecia, a quanto pare, si ritroverà ancora una volta di fronte a problemi di sostenibilità del suo debito. Nonostante gli enormi sacrifici che sono stati imposti al popolo greco, le politiche di austerità non stanno funzionando, anzi, poiché stanno deprimendo le capacità di creazione del reddito della Grecia, automaticamente rendono più difficile i rimborso dei debiti, non più facile. La Merkel si trova in prossimità di una campagna elettorale che si annuncia abbastanza complicata; e poiché il popolo tedesco è stato, diciamo, indottrinato all'idea che poi i paesi del sud Europa siano spendaccioni, gente che assisti, e di conseguenza non devono essere sostenuti e aiutati, oggi la Merkel dice: bene, se esistono paesi di serie B come ad esempio, sottintesa, la Grecia, che non sono in grado di rispettare le regole dell'Unione monetaria, ebbene a questo punto evochiamo l'ipotesi di un'Europa a due velocità, cioè una Europa di serie A, dove vi sia la Germania ed i paesi ad essa affini, e un'Europa di serie B in cui piomberà eventualmente la Grecia e tutti coloro che faranno, tra virgolette, i cattivi. Ecco, questo è un po'  diciamo il modo retorico e demagogico, direi, con cui io temo verrà utilizzata questo slogan. Ed è estremamente indicativo del fatto che, purtroppo, in Germania domina non una politica di leadership, ma un'impostazione che fa della Germania un gigante economico ma ancora una volta – come spesso è accaduto – un nano politico. Chiaramente questa è una impostazione puramente tattica ed elettorale che prelude poi effettivamente ad un ulteriore processo di disgregazione del progetto di unificazione europea. Bisogna capire se questa sia una cosa, in ultima istanza, positiva o negativa, perché in realtà a questo punto, visto che la tendenza è quella verso la disgregazione del progetto di unificazione europea, bisogna cominciare a ragionarci su. Ebbene, il problema è che i paesi relativamente più fragili che stanno tanto soffrendo l'assetto istituzionale dell'Unione dovrebbero cominciare, come dire , a considerare l'ipotesi che il progetto europeo non includa e dovrebbe forse iniziare a ragionare su soluzioni che non siano sempre fornite da Angela Merkel e Schauble. Perché poi il problema finale è: se alla fine questo progetto di unificazione europea deve saltare, il problema è capire come eventualmente deve saltare. Perché, per semplificare al massimo, ci sono modi di destra di gestire un'implosione, e ci possono essere anche modi, tra virgolette, di sinistra.

La sostanza è che Angela Merkel, fondamentalmente, si rivolge al suo elettorato, in particolare a quello che è preoccupato dalla prospettiva che la Germania possa trovarsi a dover sostenere nuovamente paesi che sono rimasti più indietro; e quindi dice loro, sostanzialmente, vedete che faremo un'Europa diversa, un'Europa in cui chi va forte va forte e chi resta indietro se la dovrà vedere per conto proprio. E' più o meno questo il senso?
Sì. Sostanzialmente è questo. Naturalmente c'è una mistificazione in questa narrazione; una mistificazione che – tanto per fare un esempio tra i tanti – non tiene conto del fatto che in realtà una parte molto significativa delle erogazioni dei finanziamenti che sono stati forniti dall'Unione e dalla Banca centrale europea alla Grecia sono stati necessari per rifinanziare in larga misura le banche tedesche, che avevano erogato crediti a favore dei paesi periferici dell'Unione, Grecia inclusa e non soltanto. Questo per chiarire che poi, come dire, tutta questa retorica secondo cui la Germania “si è comportata bene” non tiene conto del fatto che le banche tedesche hanno allegramente erogato crediti a favore dei paesi periferici e hanno preteso poi che l'assetto istituzionale dell'Unione, la Bce in particolare, andasse in soccorso in primo luogo delle banche prime creditrici, quando la situazione è risultata insostenibile. Cioè delle banche tedesche. Ecco, la signora Merkel e Wolfgang Schauble,  il ministro delle finanze tedesco, questo piccolo dettaglio non lo dicono.

Molto chiaro. In chiusura… Ma qualora poi queste ipotesi vengano realizzate, si formalizzi effettivamente questa Europa a due velocità, secondo te l'Italia in quale gruppo finirebbe?
E' evidente che l'Italia rientra nel gruppo dei paesi fragili dell'Unione. L'Italia presenta caratteristiche più simili di quanto si immagini alla Grecia, ma lo stesso vale per la Spagna, per il Portogallo, per la stessa Francia, anche se i cugini francesi faticano a riconoscerlo. Ecco, da questo punto di vista io mi permetto solo di fare un'osservazione: forse tra i paesi del sud Europa dovrebbe emergere la consapevolezza che bisognerebbe avanzare una controproposta e da questo punto di vista io credo che l'ipotesi che personalmente ho definito standard sociale sui controlli, sui movimenti di capitale, potrebbe essere una soluzione; cioè l'idea che bisognerebbe introdurre un sistema di regole, uno standard sociale, appunto, per cui se i paesi più forti – come la Germania ha fatto – insistono col praticare politiche di tipo deflattivo, cioè rinunciano ad acquistare merci dall'estero attraverso politiche di controllo della spesa e dei salari interni, e quindi mettono in questo modo in difficoltà i paesi più deboli… ebbene i paesi più deboli dovrebbero avere il diritto di introdurre controlli sui movimenti di capitale da e verso quei paesi forti che tentano di schiacciarli con politiche deflattive. Io lo chiamo standard sociale sui movimenti di capitale. Penso che sarebbe anche un modo per introdurre, come dire, uno slogan alternativo a quello delle destre xenofobe. Le destre xenofobe insistono nel dire e fanno consenso tramite l'affermazione per cui bisogna arrestare gli immigrati … Ecco, io penso che sarebbe ora che qualcuno dicesse che in realtà la cosa davvero importante è che bisognerebbe arrestare i capitali che con le loro scorrerie internazionali mettono in difficoltà soprattutto i soggetti più deboli dell'Unione.

Chiarissimo. Bene Emiliano, ti ringraziamo molto per il tuo contributo.
Grazie a voi.

ascolta QUI l'intervista a Emiliano Brancaccio su radiocittaperta.it, la radio on line

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1 Commento


  • Alberto Capece

    Basterebbe molto più semplicemente dire che sarebbe ora di concordare un'uscita dall'euro, cosa che rimane purtroppo un tabù.

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