* Prison Planet (Traduzione per Megachip a cura di Fanny Milazzo)
La BBC sostiene infatti che il reporter non ha mai definito l’episodio come un “crimine di guerra “quando in realtà è vero il contrario. Come abbiamo già sottolineato, un videoclip che mostrava un prigioniero costretto dai ribelli siriani a guidare un camion carico di esplosivo fino a un posto di blocco militare di Aleppo è stato ritirato sia dal sito web della BBC sia dal canale ufficiale su YouTube della BBC poche ore dopo la sua pubblicazione. I blogger sono stati in grado di registrare e caricare una copia del video che può essere visto qui di seguito.
Il redattore di «BBC World News» John Williams ha risposto alle polemiche in un blog del sito della BBC News, ammettendo che «la storia ha generato molto interesse in tutto il mondo arabo e oltre».
Sebbene Williams non riesca a spiegare perché la BBC abbia destinato la storia al dimenticatoio, tenta nondimeno di minimizzare il fatto che gli avvenimenti raffigurati nel filmato rappresentano palesemente un crimine di guerra, rilevando che a definire in tal modo il tentato omicidio di un prigioniero è Amnesty International.
«Alcune agenzie di stampa filogovernative in Siria hanno suggerito che la BBC e il New York Timeshanno definito l’atto come un “crimine di guerra”. Questo non è vero», afferma Williams.
Eppure è vero.
Al minuto 2’13” del videoclip incorporato poco sopra, il reporter della BBC Gordon Corera afferma chiaramente: «L’uso di prigionieri come attentatori suicidi sarebbe certamente considerato un crimine di guerra.»
Quindi, in realtà è proprio così, la BBC ha definito l’atto come un “crimine di guerra”, ed è John Williams ad essere sfacciatamente disonesto.
Perché la BBC mente nel sostenere di non aver definito l’atto come un crimine di guerra? Forse perché la sua rimozione della storia costituisce un insabbiamento di un crimine di guerra. Forse il fatto ha reso nervosi gli avvocati e i redattori più anziani.
Ricordiamo che questa non è la prima volta che la BBC è stata colta in flagrante mentre manipolava i reportage sugli eventi in Siria per dare una spinta a un piano di cambiamento di regime in chiave filo-Nato. Lo scorso maggio mostrammo il modo in cui la BBC aveva usato una foto di diversi anni prima di bambini iracheni morti per raffigurare le vittime di un presunto attacco delle forze governative nella città di Houla.
Il fotografo che aveva scattato la foto originale, Marco Di Lauro, pubblicò un post sulla sua pagina Facebook: «Qualcuno sta usando le mie immagini come strumento di propaganda contro il governo siriano per dimostrare il massacro.» Di Lauro dichiarò al Telegraph di Londra di essere “sconcertato” dal fatto che la BBC non fosse riuscita a verificare l’autenticità dell’immagine.
La scusa usata dalla BBC per rimuovere la sconvolgente storia di come i ribelli siriani sostenuti dall’Occidente utilizzano prigionieri all’oscuro per compiere attacchi terroristici è zoppicante per non dire altro.
«Secondo i termini dell’accordo con il New York Times abbiamo solo avuto il diritto di utilizzare il materiale su certi canali di trasmissione. Tuttavia il materiale è stato utilizzato online per errore. Non appena ci siamo resi conto dell’errore abbiamo immediatamente provveduto a rimuovere il materiale online», ha risposto la BBC.
Così ci viene chiesto di credere che la più grande organizzazione al mondo nel campo dell’informazione non disponga di una procedura con cui fare delle verifiche assieme alle altre importanti organizzazioni del mondo delle news prima di utilizzare il loro materiale.
Anche se decidessimo di accettare questa controversa spiegazione, il fatto che la BBC stia ora dicendo il falso apertamente al suo pubblico nel pretendere che il suo inviato non abbia mai qualificato l’episodio come un “crimine di guerra” (quando è vero il contrario) sottolinea ancora una volta come i media allineati con la Nato siano ansiosi di giustificare l’immagine delle forze di opposizione siriane come quella di gloriosi combattenti per la libertà, quando in realtà essi sono guidati da terroristi di Al-Qai’da, intanto che si misurano atti di brutalità che stanno alla pari con qualsiasi atto di cui le forze di Assad siano state accusate
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