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Nessuno ferma Spartaco. Il comunicato del centro sociale

Per i più, in Italia, il termine “Terra di Lavoro”, non è niente altro che un’espressione grammaticale che non assurge neanche alla dignità di articolato sintattico. Eppure esso è il nome che, in maniera inconsapevolmente beffarda, Federico II di Svevia, Re di Sicilia, nel medioevo, affibiava alla porzione di superficie ora identificabile quale provincia di Caserta; e possiamo dire con convinzione che, nel caso di specie, la Storia ha voluto dimostrare tutto il proprio senso di feroce ironia, proprio nei confronti di questo angolo sperduto del Paese, oggi devastato dai processi di dismissione industriale, di delocalizzazione delle unità produttive, dallo scempio criminale operato sull’ambiente e sul territorio, infestato dalla precarietà e dalla sopraffazione, dal lavoro a nero, dalla disoccupazione, dallo sfruttamento e dalla sistematica negazione dei diritti, degradati al rango di favori, graziosamente concessi.

La crisi ha qui trovato terreno più che fertile, producendo una spinta ulteriore al processo di progressiva erosione delle risorse e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, delle disoccupate e dei disoccupati; per le classi produttive infatti non vi è altra scelta, se non quella della opzione di ricorrere a “redditi spurii” pur di arrivare a fine mese. Non basta più lo stipendio per pagare l’affitto, la luce, il gas, le spese etc. etc.
C’è chi conta ancora sulla “riserva familiare di valore” (la pensione, ben misera, della nonna o del nonno), c’è chi cerca di reinventarsi “broker” rovinando magari se stesso e la relativa famiglia, c’è ancora chi tenta di sfruttare tutte le risorse disponibili, magari un vecchio terreno di proprietà, o la propria stessa casa. Ma c’è anche chi, semplicemente, non ce la fa. Non ce la fa, eppure deve comunque portare a casa il pane. O magari non ce la fa, e piuttosto che affrontare il destino di precarietà, in un qualche modo impostogli dai disastri e dalle macellerie sociali delle politiche liberiste fino ad ora vigenti nel Paese, preferisce rifugiarsi nell’illusoria soluzione ai problemi, offerta dall’opzione del “profitto criminale” o della tossicodipendenza.

Nella catena eziologica degli eventi, alla causa non può certo non seguire l’effetto. Nella notte tra il 9 e il 10 aprile, presso il CSOA Spartaco di Santa Maria Capua Vetere (CE), durante un’assemblea ordinaria del collettivo studentesco operante nello spazio, si è consumata una brutale aggressione perpetrata ai danni di alcuni giovanissimi militanti presenti al momento nello spazio occupato; spazio occupato che da nove anni promuove sul territorio conflitto e pratiche di democrazia a stretto contatto con le classi popolari cittadine, attraverso le pratiche delle occupazioni abitative con le famiglie sfrattate, e ancora con le vertenze poste in essere, ogni volta, al fianco dei lavoratori in lotta, con le battaglie in difesa dei diritti di cittadinanza e contro la ghettizzazione degli ultimi, italiani o migranti che siano, diffondendo cultura popolare e proletaria. Una realtà universalmente riconosciuta quale propositrice e formulatrice di una politica di strada basata non sulla cultura della sopraffazione violenta, bensì della lotta e della rivendicazione di spazi di reddito e di agibilità democratica, contro padroni, politicanti e camorristi.
Strano dunque, o forse no, che tale evento criminale sia accaduto proprio in tale ambito. Nel caso di specie, i tre aggressori, pregiudicati cittadini, approfittando dell’assenza della quasi totalità dei militanti del centro sociale, vista la tarda ora, essendovi infatti dentro solo pochi, giovanissimi, compagne e compagni, dopo aver fatto irruzione violenta nello spazio, hanno colpito ripetutamente i presenti, essendosi muniti di bottiglie di birra ed oggetti contundenti. Nelle fasi successive della bagarre gli stessi strappavano via le chiavi dell’automobile di uno dei militanti, per appropiarsene al fine di recarsi presso una piazza di spaccio in località Caivano. A garanzia dell’impunità della loro azione, un giovane compagno veniva letteralmente sequestrato e posto alla guida della stessa auto, tra minacce continuate.
Tale macabra azione criminale è però terminata male: i tre malviventi infatti sono stati fermati infine, dalle forze dell’ordine in via dei Saraceni verso l’1 e 30. Nella giornata del 10 aprile sono poi stati processati per direttissima e condannati agli arresti domiciliari, figurando tra i capi d’imputazione concorso in furto aggravato, violazione di domicilio, minaccia, danneggiamento e lesione personale.
Particolare suggestivo, ma di certo poco rassicurante, da rilevare è che uno degli aggressori è stato allocato, proprio per scontare la misura detentiva cautelare, esattamente a due piani sopra allo stesso CSOA Spartaco!

Non ci appassionano certo, se non per la preoccupazione viva provata nei confronti dell’incolumità dei compagni coinvolti nella vicenda, gli esiti delle vicende processuali, per quanto speriamo possa essere fatta tempestivamente giustizia. Ciò che davvero ci interessa oggi è rivolgerci alle classi popolari di questa città e di proporre loro nuovi percorsi, alternativi al clientelismo ed alla adesione al sistema micro e macro delinquenziale, di coscienza, di lotta, di rivendicazione dei diritti, nell’ìntento di rivolgere le proprie attenzioni verso la riappropiazione di tutte quelle prerogative di diritto al lavoro, al reddito, alla casa, alla cittadinanza, alla dignità, negate di fatto dal’azione parallela o forse tangente, delle forze padronali-clientelari e criminali, nell’intento di sostanziare una democrazia imbavagliata e mutilata.
E’ venuto il momento di spezzare le catene, sembrerebbe suggerirci Spartaco; è venuto il momento di guardare al futuro, per quanto burrascoso possa sembrare, con il coraggio spavaldo di chi crede che solo attraverso l’impegno collettivo di lavoratori, studenti, migranti, disoccupati e cittadini democratici, si possa distruggere questo sistema autoritario vigente di fatto nelle vite di ciascuno. E’ giunto il momento di ridere in faccia al temporale!

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