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Come si mobilita la città contro i poteri forti a Roma?

La sempre più evidente competizione globale, i processi di gerarchizzazione interni all’Unione Europea, l’imposizione dei suoi dettami sono i fattori strutturali che incidono sulle attuali condizioni di vita dei lavoratori, effetto del tentativo di riattivare un profittevole meccanismo di accumulazione.

Una condizione che si manifesta con chiara evidenza, in quei luoghi che i gruppi capitalistici hanno sempre individuato come migliori per creare le condizioni di valorizzazione del proprio capitale.

E’ nelle metropoli, infatti, dove le contraddizioni si palesano in tutta la loro crudezza e violenza e dove il conflitto capitale-lavoro, inteso soprattutto come azione devastante del primo verso il secondo fattore, diventa elemento portante della riorganizzazione capitalista e strumento privilegiato per la competizione globale di questa fase storica.

In queste aree geografiche i capitali nazionali e quelli internazionali stanno piegando tutti gli aspetti della vita sociale alle loro necessità, mettono in vendita bisogni, diritti ed esigenze, adattano spazi e tempi, creano il “magazzino di forza lavoro” sia ammassando quantità enorme di lavoratori, italiani e migranti, che producendo flessibilità e mobilità completa del lavoro.

Roma ne è un chiaro esempio, dove ai “palazzinari” che dal dopoguerra ad oggi, con le speculazioni fondiarie e quelle edilizie, hanno determinato gli assetti urbani, sociali e politici della nostra città, si aggiungono le grandi multinazionali, nostrane, europee ed extraeuropee.

A questo dato strutturale si aggiunge quello sovrastrutturale, ossia il complesso dei caratteri e delle contraddizioni che si palesano sul piano politico, culturale, etico, giuridico afferenti al dominio del capitale, e dal quale Roma non è estranea.

Nell’area metropolitana di Roma agiscono molti movimenti di opposizione ed esperienze di conflitto, dalle lotte per il diritto all’abitare e contro le speculazioni edilizie a quelle che si oppongono ai dissennati piani rifiuti o contro la devastazione dei territori, solo per fare alcuni esempi, che fino ad oggi però si sono espressi prevalentemente in modo parcellizzato, a carattere vertenziale, e spesso scollegati gli uni dagli altri.

La concretezza di un movimento anticapitalista, oggi si misura nella capacità di svilupparsi sui diversi fronti della lotta di classe e sulla affermazione della sua indipendenza.

Il piano teorico-ideologico, unitamente alla costruzione di una rappresentanza politica che sappia liberarsi dal “tarlo” dell’elettoralismo, capace di contrastare gli sviluppi generali attuali in rapporto stretto ed organico con i settori sociali penalizzati dallo sviluppismo capitalista e con l’organizzazione dei loro conflitti, diventa il terreno sul quale siamo chiamati a misurarci anche nella nostra città.

Questo ci impone una riflessione che vada oltre il lavoro analitico che, come Rete dei Comunisti, abbiamo già più volte affrontato e che certamente continueremo a fare, e che ponga al dibattito il che fare?, il come si mobilita una città?, insomma in grado di ipotizzare risposte alla necessità di attivare processi di opposizione capaci di ridare protagonismo ai settori popolari e di classe, di sedimentazione dell’opposizione sociale e politica anticapitalista, in una visione unificante delle lotte e del conflitto.

Per questo intendiamo organizzare un primo momento di confronto con un dibattito pubblico, che si terrà non casualmente in una delle periferie della nostra metropoli.

Martedì 7 maggio 2013 alle ore 17,30

Teatro delle Cornacchie c/o Associazione Culturale Sirio 87

Viale Duilio Cambellotti 155/C – Municipio delle Torri (Tor Bella Monaca) – Roma

Rete dei Comunisti – Roma

www.retedeicomunisti.org

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