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Un 25 Aprile di liberazione ricordando la lotta dei popoli oppressi e dei prigionieri politici

Il richiamo alle resistenze contro il sistema di dominio imposto dalle grandi potenze capitaliste è un elemento di continuità politica con la straordinaria e drammatica stagione del movimento di liberazione dal nazifascismo, che vide i comunisti come elemento guida. Crediamo sia giusto riproporre una chiave di lettura internazionalista da contrapporre alla visione edulcorata e concertativa della resistenza fatta da forze liberali come il PD e condivisa in maniera subalterna dalla sinistra di maniera e collaborativa come SEL e dalla CGIL .

 Questo scorcio di secolo è tragicamente caratterizzato da una crisi sistemica del capitalismo che sta impoverendo paesi e popoli. Attraverso un combinato di guerra e ingerenze, l’imperialismo statunitense e il neonato polo imperialista dell’UE hanno rilanciato una fase neocoloniale. Un’offensiva criminale che investe diverse aree del pianeta, dal Medio Oriente all’America latina, passando per la penisola coreana e l’Africa. Diviene allora estremamente significativo mantenere un punto di vista internazionalista, solidarizzare con la resistenza dei popoli oppressi e richiedere la liberazione dei prigionieri politici. Come il fascismo imprigionò Gramsci insieme a migliaia di altri antifascisti, oggi l’imperialismo, il sionismo e i regimi pseudo democratici continuano a reprimere cercando di spezzare le lotte popolari e i movimenti di resistenza.

 La necessità di rendere “competitive” le proprie economie, porta i poli imperialisti, compresa l’Unione Europea, a chiudere gli spazi e di agibilità politica e sindacale, dando vita a forme di autoritarismo che sfociano nella repressione dei movimenti sociali e nello svuotamento della democrazia parlamentare. L’antifascismo oggi non può prescindere dal condannare e contrastare la costituzione dell’UE, in quanto sistema di dominio della borghesia sulla classe lavoratrice. Le politiche imposte dalla troika, devono trovare una risposta coerente e indipendente da parte del movimento di classe nei diversi paesi, fuori dalle compatibilità capitaliste, lavorando a costruire un’alleanza della classe lavoratrice del mediterraneo e dei Balcani. Il rischio di crescita dei movimenti reazionari e fascisti come Alba dorata, nel centro del polo imperialista europeo, può essere sconfitto solo guadagnando terreno e consenso tra i precari, tra i lavoratori e tra i settori impoveriti dalle politiche dell’UE.

 Nella prima assemblea della RdC, il compagno e filosofo marxista Mazzone sottolineava ricordando Gramsci che la borghesia, con la costruzione dell’UE, porterà nuovamente alla rovina i popoli d’Europa e starà ai comunisti, se saranno in grado di ricostruire su basi nuove la società. Siamo profondamente d’accordo con il compianto compagno Mazzone, occorre lavorare per essere uno strumento riconosciuto nel conflitto sociale e poiché la portata della crisi è, tale da essere sistemica, non c’è possibilità né per l’economicismo e tanto meno per ipotesi keynesiane. E’ all’interno del conflitto che deve prendere piede un progetto politico radicalmente alternativo al capitalismo, basato sullo sviluppo, sulla cooperazione solidale tra i popoli dei PIIGS.  

Recentemente lo Stato spagnolo ha accentuato la repressione contro la sinistra patriottica basca, prova ne sia l’accanimento nel caso Lander e la campagna di arresti contro i dirigenti baschi. Allo stesso modo lo Stato turco continua a rimanere sordo alle richieste di pace avanzate dal movimento di liberazione curdo e dal suo leader rinchiuso nell’isola carcere di Imrali, dopo essere stato espulso dall’Italia nel 1998 dal governo D’Alema.

La lotta dei prigionieri politici palestinesi negli ultimi due anni ha portato alla luce, semmai ve ne era bisogno, l’efferatezza scientifica del sistema giuridico e carcerario sionista. Oltre 4700 detenuti, tra cui centinaia di minori e oltre trenta rappresentanti delle istituzioni e leader politici palestinesi, come Ahmed Saadat e Marwan Barghouti, sono ridotti in carcere, in molti casi senza processo o con procedimenti farsa. In Colombia la resistenza popolare, il movimento politico e sociale di Marcha Patriotticacontinuano a scontrarsi con la durissima repressione perpetrata dagli apparati dello Stato e sostenuti dall’oligarchia reazionaria e dagli Stati Uniti. Un conflitto di classe durissimo, la stessa WFTU (World FederationTrade Union, cui fa riferimento l’USB italiana) più volte ha denunciato come su indicazione delle multinazionali, i gruppi paramilitari e gli apparati statali repressivi non esitano a liquidare fisicamente e a imprigionare i sindacalisti e i leader dei movimenti politici e sociali.

La resistenza dei popoli dell’America Latina che intorno al socialismo del e nel XXI° secolo dei paesi dell’ALBA stanno costruendo un futuro d’indipendenza e cooperazione solidale, si scontra con le strategie golpiste sostenute dalle potenze occidentali, Stati Uniti e Unione Europea e messe in cantiere dalle oligarchie reazionarie e dalla purtroppo mai morta internazionale nera. Sono caduti i paesi all’inizio del loro cammino d’indipendenza, come l’Honduras e il Paraguay, mentre in Bolivia e Venezuela paesi, dove la transizione socialista ha messo più a fondo le radici, la reazione è stata sconfitta.

 In questi giorni nel lager di massima sicurezza di Guantanamo decine di prigionieri, trattenuti illegalmente in questo limbo giudiziario stanno effettuando uno sciopero della fame  per avere un processo legale. Guantanamo un pezzo di terra cubana, occupata dagli Stati Uniti con una base militare che continua a rappresentare una minaccia per il popolo cubano. Un pezzo di terra ostaggio dell’imperialismo, statunitense come i cinque agenti cubani detenuti da oltre quattordici anni negli USA, con l’unica accusa di aver scoperto e denunciato e ostacolato la violenta attività eversiva di formazioni terroristiche anticubane, promosse e sostenute dai diversi governi statunitensi, repubblicani e democratici.Sono oltre 3000 i cubani assassinati per mano terrorista, tra questi anche un giovane italiano Fabio Di Celmo, dilaniato da una bomba piazzata da Posada Carriles, un terrorista che dopo aver rivendicato la paternità di questo e di altri attentati oggi si gode l’ospitalità statunitense.

L’imperialismo non accetta chi si ribella al suo dominio, chi resiste all’occupazione della sua terra, come il popolo palestinese, siriano e chi costruisce processi socialisti come Cuba, Venezuela e Bolivia, e per questa ragione continua le sue politiche di aggressione.

Nei cortei e nelle piazze il 25 aprile, festa di liberazione è stato per molti compagni l’occasione per ricordare che i valori e l’idea stessa della resistenza oggi vivono nelle lotte sociali, nei movimenti di liberazione e nel più ampio fronte anticapitalista e sostenere la lotta per la libertà dei prigionieri politici è un elemento qualificante e centrale dell’internazionalismo.

Rete dei comunisti

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