“Le Monde diplomatique” di Giugno 2014 dedica ampio spazio a denunciare i pericoli che corrono i popoli di tutto il mondo per via della stipula del trattato cosiddetto del “Partenariato Transatlantico” tra Europa e Stati Uniti, che prevede una logica di scambio commerciale iper-liberista, in piena linea con quella gestione del ciclo che dal 2007 ha provocato, a partire dalla crisi statunitense dei subprime, la situazione che ben conosciamo.
I negoziati dovrebbero concludersi entro il 2015, poi seguirebbe una lunga fase di ratifica da parte del Consiglio e del Parlamento Europeo e, infine, dei Parlamenti Nazionali: la trattativa è condotta da funzionari della Commissione Europea, da una parte, e da funzionari del Ministero del Commercio USA dall’altra. Tutti sottoposti, ovviamente, a fortissime pressioni da parte di lobby che rappresentano in gran parte gli interessi privati.
In breve, imporre alcuni dei dispositivi già previsti dall’accordo multilaterale sugli investimenti e dell’accordo commerciale contro le contraffazioni, già respinti grazie all’impegno dei cittadini.
Sul piano più propriamente politico il Ttip rappresenta un tassello fondamentale per quel “riallineamento atlantico” che gli USA stanno chiedendo insistentemente all’Europa nel quadro del ritorno alla logica del “bipolarismo” con la contrapposizione di un imperialismo, appunto, “atlantico” versus il recuperato imperialismo russo.
Parole illuminanti cui si accompagnano, nello stesso numero di “Le Monde diplomatique” quelle di Wolf Jacklein che indica le dieci minacce per i popoli europei: il mancato rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori; diminuzione dei diritti di rappresentanza collettiva; alleggerimento delle norme e degli standard tecnici consentendo così l’introduzione sul mercato di prodotti in violazione del “principio di precauzione” ancora vigente in Europa; la restrizione della libertà di circolazione delle persone; assenza di sanzioni in caso di abusi in materia di diritto sociale e del lavoro, di ecologia, di protezione del clima e dei diritti degli animali; scomparsa progressiva dei servizi pubblici; aumento della disoccupazione con il divieto, all’interno dell’Unione, per le imprese europee di beneficiare di mercati pubblici; la perdita della riservatezza circa i dati personali; assoggettamento delle popolazioni alla difesa della proprietà intellettuale e, ovviamente, l’assoggettamento degli Stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali.
E’ necessario, quindi, che i movimenti di resistenza al liberismo prendano rapidamente atto di questa situazione e reagiscano con forza: proprio l’articolo di Halimi segnala, in chiusura, che la lotta è appena cominciata.
Ecco, dovremmo proprio prendere alla lettera questa indicazione.
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