Dalla fine dell’URSS alla guerra in Ucraina
Negli anni 90 la fine dell’URSS ha permesso al capitalismo occidentale di trasformare il mondo intero in un unico mercato globale in cui gli Usa hanno esercitato una supremazia economica, politica, limitare e perfino culturale sull’intero pianeta.
Questo ha permesso ai Paesi imperialisti occidentali di trovare un sbocco alla sovrapproduzione di merci e di capitali che da sempre attanaglia il sistema capitalista, ritardando il manifestarsi delle proprie contraddizioni. Ma a partire dal 2007 con l’esplosione della bolla dei titoli subprime negli Usa tutti i nodi sono venuti al pettine e gli effetti della crisi di sovrapproduzione sono divenuti manifesti a tutti.
Per i grandi capitalisti e gli imperialisti le soluzioni alla crisi sono due: l’attacco alle condizioni di vita dei lavoratori sul fronte interno e nuove guerre di conquista sul fronte esterno.
Dalla Jugoslavia all’Iraq, dall’Afganistan al Libano, dalla Siria alla Libia, gli ostacoli alla globalizzazione e alla rapina della risorse naturali sono stati e sono tutt’oggi rimossi con l’uso delle armi, o per lo meno questo è quello che l’imperialismo ha tentato e tenta di fare.
In questo quadro la Russia fa i suoi interessi di potenza imperialista euroasiatica che difende la sua sfera d’influenza dall’espansionismo del blocco Nato.
Va ricordato che in nessun caso, tranne che per la Cecoslovacchia, si è riusciti a trovare una soluzione politica dei problemi lasciati dalla fine dell’ex URSS e comunque anche per la Cecoslovacchia significò: i Cechi sotto l’influenza Tedesca e gli Slovacchi sotto quella Russa. In tutte le altre situazioni, dai Balcani all’Ucraina si è utilizzata la guerra come metodo di soluzione dei problemi.
Con la crisi in Ucraina si è nuovamente portata la guerra al centro d’Europa nonostante il rischio oggettivo che questo conflitto possa degenerare in una guerra totale e nonostante la sua ricaduta negativa nei rapporti economici tra i vari paesi interessati.
Questo processo continua e continuerà ad essere elemento di scontro tra vecchie e nuove potenze a scapito dei Popoli e delle classi lavoratrici europee che da un ventennio sono obbligate a produrre di più e a minor costo in nome della competizione nella guerra di concorrenza, che oggi sono costrette a pagare i costi della nuova guerra fredda e che un domani rischiano di essere carne da macello in una nuova guerra totale per il predominio sul mondo.
Perché dalla parte del Donbass?
Per la prima volta un popolo dell’ex URSS, quello del Donbass, non ha accettato di subire passivamente l’imposizione di un governo nazifascista, strumento del controllo NATO e UE sul proprio territorio e non ha accettato il deliro nazionalista di questo governo che sta cercando di imporre una sola lingua e una sola identità nazionale in un territorio multietnico e multilinguistico.
Per opporsi a tutto questo il popolo del Donbass è ricorso al principio dell’autodeterminazione democratica costituendo attraverso un referendum due Repubbliche Democratico Popolari e proponendo al Governo Ucraino la costituzione di uno Stato Federato autonomo, né alle dipendenze della UE, né a quelle Russe.
Un percorso diametralmente opposto alla follia nazionalista e fascista che è invece lo strumento preferito dell’occidente per imporre l’adesione alla NATO e all’economia di mercato.
Come risposta il Governo Centrale ha organizzato i fascisti, ha affiancato all’esercito regolare una guardia nazionale di volontari nazisti, ha inviato i carri armati contro le popolazioni, ha utilizzato i propri aerei per radere al suolo intere città, ha tagliato le forniture di gas e di elettricità, ha chiuso scuole e ospedali, è arrivato fino a sospendere il pagamento delle pensioni a chi abita nel Donbass.
Il Popolo del Donbas resiste, si organizza, risponde militarmente e purtroppo subisce tutte le conseguenze dei brutali metodi della potenza militare NATO.
Come noi il Popolo del Donbas è per l’autodeterminazione e per il riconoscimento di una diversa ridistribuzione delle risorse e della ricchezza sul piano internazionale
Come noi ritiene che i conflitti non debbano essere risolti con le guerre ma con accordi politici che abbiano al centro le volontà popolari.
Come noi è contro le sanzioni e contro ogni altro strumento politico ed economico che prelude alla guerra.
Come noi è per la pace e contro la guerra, come noi si batte per l’eguaglianza, le libertà sociali e politiche, contro la rapina delle risorse umane e materiali dei potenti a scapito dei popoli.
Come noi subisce, moltiplicati per mille, gli effetti della crisi, l’impoverimento delle classi popolari e operaie, la privazione dei diritti dei lavoratori, la subalternità alle decisioni e ai voleri delle multinazionali che, attraverso l’economia di guerra e l’esportazione della sovrapproduzione, scaricano la propria crisi economica sul mondo intero.
Come noi si batte contro la fame dei popoli, per il lavoro, per una società più giusta e democratica, per una diversa ridistribuzione delle ricchezze.
Come noi si batte per uscire da questa crisi con più diritti e più eguaglianza ai popoli alle classi lavoratrici.
Combattere assieme contro la crisi
Le nostre situazioni sono diverse, ma abbiamo gli stessi obiettivi e combattiamo gli stessi nemici.
Il Popolo e la Resistenza del Donbas hanno necessità di non sentirsi soli e isolati, di avere solidarietà politica, di far conoscere le loro condizioni, cosa subiscono e per che cosa combattono, quali i loro intenti generali e di fase.
Per questo il nostro primo impegno è quello di mettere in campo il massimo sforzo di controinformazione: iniziative, volantinaggi, incontri, dibattiti… su questo versante quello che sembra poco è tantissimo.
Un secondo impegno che ci assumiamo è quello della solidarietà concreta. Per le distruzioni subite dalle armi della NATO e dei fascisti del Governo Ucraino, il Popolo del Donbass ha necessità di cibo, di indumenti, di medicine. Per questo abbiamo già iniziato a raccogliere sottoscrizioni e aiuti concreti che inviamo in Donbass a scuole, ospedali, mense popolari.
Un terzo impegno riguarda il nostro sostegno al diritto all’autodeterminazione dei popoli che vivono nel territorio dell’Ucraina e la pressione sul governo italiano perché smetta di sostenere il regime di Kiev e la sua guerra di sterminio contro le popolazione del Donbass.
Infine lavoreremo assieme alla Resistenza e alle Repubbliche Popolari del Donbass per la cessazione dell’escalation militare e per l’immediata fine delle sanzioni alla Russia come strumento dell’aggressione imperialista Usa.
Facciamo appello a tutti i comitati, le forze politiche e sociali che operano in veneto e in Italia per la costruzione di un coordinamento nazionale di solidarietà con il Donbass antinazista.
NO ALLA GUERRA IMPERIALISTA
VIA LA NATO DALL’ITALIA E DAL MONDO
CON LA RESISTENZA NEL DONBASS
Coordinamento antifascista veneto di solidarietà con la Resistenza nel Donbass
Aderiscono: Rete dei Comunisti del Veneto, Partito dei Comunisti Italiani – Veneto, Ross@ Padova, Ross@ Verona, Assemblea Antifascista Bassanese, Areaglobale, Collettivo Tazebao per la propaganda comunista, Centro di Documentazione Comandante Giacca di Padova, Partito Comunista (Veneto).
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