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Il trionfo di Marx. La banca asiatica come compimento del mercato mondiale

“Quanto più la produzione si basa sul valore di scambio, e quindi sullo scambio,, tanto più importante diventano per essa le condizioni fisiche dello scambio – i mezzi di trasporto e di comunicazione. Il capitale, per sua natura, tende a superare ogni ostacolo spaziale. La creazione delle condizioni fisiche dello scambio – ossia dei mezzi di trasporto e di comunicazione – diventa dunque per esso una necessità, ma in tutt’altra misura diventa l’annullamento dello spazio per mezzo del tempo. Se il prodotto immediato può essere valorizzato in massa su mercati distanti solo nella misura in cui diminuiscono i costi di trasporto, se d’altra parte mezzi di comunicazione e trasporto a loro volta non possono avere altra funzione che quella di essere sfere della valorizzazione, del lavoro gestito dal capitale; se insomma esiste un commercio di massa – attraverso cui viene reintegrato più del lavoro necessario – la produzione dei mezzi di comunicazione e di trasporto a buon mercato è una delle condizioni della produzione basata sul capitale, ed è per questo motivo che il capitale la promuove”. Karl Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica Vol. II, pag. 160, La Nuova Italia 1997.

Chu Enlai era un maestro della diplomazia, ma sembra che abbia cresciuto buoni allievi. L’ultimo è Wang Yi, attuale ministro degli esteri, a capo della diplomazia cinese. Si parla di colloqui segreti con il Vaticano, di probabile adesione dell’Iran, una volta risolto il problema nucleare, alla Sco, ma il vero tocco da maestro è l’adesione della Gran Bretagna alla nascente Banca Asiatica per le Infrastrutture (AIIB).

Tale mossa ha sconvolto il panorama internazionale a tal punto che il ministro del Tesoro americano Lew, dopo aver duramente contestato gli alleati del G7 per la loro adesione all’AIIB, il 30 marzo a Pechino fa un clamoroso dietrofront, dicendosi disponibile a collaborare con la banca a guida cinese. Una tale raffinatezza diplomatica, ricordiamolo di un Paese che si definisce tuttora “in via di sviluppo”, è segno di una visione strategica talmente efficace che gli occidentali rimangono sbigottiti. Dietro c’è senz’altro la cultura cinese, ma accanto ad essa c’è sicuramente un livello di istruzione e conoscenza da far impallidire le blasonate università occidentali. Non alzano la voce, il tono è da basso profilo, ma l’efficacia della loro diplomazia non ha pari al mondo. In questo sarebbe clamoroso un accordo con il Vaticano in vista del Giubileo, un autentico capolavoro diplomatico. La loro diplomazia è al servizio dello sviluppo cinese e del resto del mondo in una logica di “win win”, quando in Europa vige la logica tedesca del “gioco a somma zero”.

Ultimo, la banca per le infrastrutture asiatiche: entro il 2020 sono previsti investimenti per 730 miliardi di dollari, ma sul lungo termine l’ammontare è pari a 8 mila miliardi di dollari. Serve, seguendo i dettami di Karl Marx, ad annullare lo spazio attraverso il tempo mediante reti ferroviarie, autostradali, portuali e di telecomunicazioni che partendo dalla Cina arrivano all’Europa, esattamente nel nostro territorio, indirizzandosi inoltre in Africa.

Accanto ad esso c’è il Silk Road Fund di 40 miliardi di dollari, sostenuto direttamente dalla People’s Bank of China e dal fondo sovrano Cic. E poi la banca dello sviluppo dei BRICS. Solo l’interscambio con i paesi asiatici arriverà a 2500 miliardi di dollari, ma il vero pezzo grosso, di cui ancora non si sa l’entità, è la triangolazione Cina-Africa-Europa. Vedono lungo: iniziarono nel 2001 con il Piano Nazionale della Logistica per infrastrutturale la Cina, ora questa capacità strategica la proiettano in Eurasia e in Africa. Chiaro che la grandezza di questo progetto, impensabile per gli occidentali, spiazzi gli Usa fino a ufficiosamente aderire al progetto. Ha un qualcosa di leggendario, di millenario.

L’annullamento dello spazio attraverso il tempo è reso ancora più stringente dall’esplosione dell’e-commerce, di cui i cinesi sono ormai maestri. Lungo la rotta eurasiatica nel giro di un decennio nascerà una classe media di 1 miliardo di persone, tale da sostituire ampiamente il consumo americano. Solo quella cinese è prevista entro il 2020 in 500 milioni di persone, che viaggeranno e avranno stili di vita equivalenti a chi da noi ha un reddito medio di 30 mila dollari.

Per l’intanto l’assaggio di ciò lo ha dato il 28 marzo scorso al Boao Forum il Presidente Xi Jinping, il quale ha dichiarato che in 5 anni la Cina importerà beni per 10 mila miliardi di dollari. Come avevamo previsto tre anni fa questo Paese diventa il motore della crescita mondiale. E’ l’economia. Ora c’è il soft power: un accordo con il Vaticano sarebbe dirompente. In economia non devono imparare da nessuno, si tratta ora di creare un’egemonia culturale intesa gramscianamente. Lo stanno facendo nella diplomazia, toccherà poi ai mezzi di comunicazione. Occorre farlo, anche perché ci tocca persino leggere su certi siti italiani che quello cinese è “uno stato neonazista”. La dabbenaggine può essere trascurata, ma se fa opinione è il caso di contrattaccare con fermezza. In Italia ha già fatto da tanto tempo troppi danni. Continuare sarebbe diabolico.

da Marx XXI

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