Appello per una mobilitazione cittadina per il 19 Marzo
Da mesi un nuovo equilibrio si è stabilito a Roma. Un equilibrio che supera le istituzioni democratiche e applica attraverso la gestione prefettizia le ricette decise dal governo Renzi e dall’Europa. Il Dup (Documento unico di Programmazione) firmato da Tronca è un concentrato di queste misure: imposizione di tagli lineari, privatizzazione dei servizi, alienazione del patrimonio pubblico sacrificando sull’altare del debito di Roma Capitale i beni, gli spazi e i servizi pubblici della città. Un documento che lascia pochi margini di manovra a chi si candida a governare Roma e poche speranze ai romani sempre più privati di servizi essenziali.
Il Dup rappresenta bene la gabbia di una città incastrata fra una politica istituzionale clientelare e corrotta incarnata dalle giunte degli ultimi anni, e la trappola dell’obbedienza cieca al patto di stabilità. Una gabbia che non lascia spazio alla democrazia, ma che al contrario traduce la fase di eccezionalità, iniziata con Gabrielli a seguito dello scandalo di Mafia Capitale, in fase di normalizzazione dell’era Tronca. Il risultato è una città governata da un gruppo di prefetti i quali, protetti dalla loro veste di “tecnici”, hanno il compito di applicare il principio di austerità senza se e senza ma, sancendo la priorità dei vincoli di bilancio rispetto alla garanzia dei diritti fondamentali.
L’imposizione incondizionata di sacrifici imposti ai lavoratori ed alle lavoratrici delle aziende partecipate di Roma Capitale con il conseguente blocco della contrattatazione, le minacce di inutili privatizzazioni con contestaule licenziamento di migliaia di lavoratori precari come nel caso di eductarici, maestre, lavoratori dell’accolglienza e dei canili comunali, il lavoro notturno non più retribuito, la negazione sia del riconoscimento della clausola di salvaguardia sociale che l’accesso alla cassa integrazione sono gli esempi più lampanti della pericolosa precipitazione della gestione Tronca. Tutti ciò mentre nello stesso DUP si certifica una carenza di personale pari ad 8.000 unità e gli organi di stampa conducono una campagna denigratoria nei confronti dei lavoratori capitolini, ATAC ed AMA in primis, tacciandoli di “fannnullaggine”.
Ma siamo certi che la città sia d’accordo con questa linea? E’ davvero inevitabile sacrificare servizi e diritti conquistati in anni di lotte, per gettare qualche moneta nel pozzo nero del debito di Roma? E questo debito, siamo sicuri sia davvero un dogma intoccabile? Tante realtà diverse si stanno ponendo le stesse domande, alcune di queste si incrociano e si confrontano, altre non si conoscono ma scoprono di parlare la stessa lingua.
Le concrete minacce di sgombero di centinaia di spazi romani, che colpiscono non solo centri sociali ma associazioni, coworking, comitati, e tante altre micro-realtà, stanno suscitando una risposta che passa per partecipatissime assemblee, come quella ad Esc a fine gennaio, e come le ultime riunioni cittadine a casale Falchetti. Da questi momenti di confronto è sempre più forte l’esigenza di mettersi su un piano della discussione globale, che sia in grado di leggere la complessità della sempre più drammatica situazione che la città di Roma soffre.
Come spazi e laboratori sociali di Roma sappiamo bene che gli attacchi ricevuti sono in totale continuità con i processi attivi sulla metropoli e, per questo, crediamo sia necessario imporre una svolta al pericoloso tentativo di “riscrittura” della nostra città. Una svolta che vede negli sgomberi e nei tagli dei servizi due facce della stessa medaglia. Una svolta che riguarda tutte e tutti: da chi fa politica attiva nei territori, a chi semplicemente si muove con i mezzi pubblici o manda i propri figli ai nidi comunali.
In assenza totale di spazi di democrazia, il rischio di essere schiacciati da un “tallone di ferro” che impone la finanziarizzazione della metropoli è una questione che deve essere affrontata collettivamente. C’è bisogno di una risposta cittadina, ampia e partecipata, che possa aprire nuovi spazi decisionali e nuovi conflitti, contro la cappa prefettizia e giubilare. Tronca deve essere bloccato e l’emendamento del DUP e del bilancio di previsione di fine Marzo ribaltato. E’, a nostro avviso, necessaria una risposta visibile, che sfili nelle strade della capitale con tutte e tutti coloro che vogliono una Roma diversa, mentre Tronca e i suoi tecnici scorrono i tasti sulla calcolatrice della vendita delle nostre vite.
Coscienti che un percorso di questa portata ha bisogno di ulteriori momenti di confronto dove auspuichiamo continuino a convogliare le tante realtà in lotta che fanno di Roma una città che non si arrenderà facilmente all’arroganza della finanza e delle politiche economiche europee ed internazionali; per un percorso che non sia tra “addetti ai lavori”, ma nel quale ogni cittadino si senta coinvolto, per un percorso partecipato, espansivo e, sopratutto in divenire, invitiamo tutte le realtà e gli spazi sociali, il sindicalismo di base e conflittuale, i movimenti per il diritto all’abitare, le cooperative sociali, le realtá dei lavoratori autorganizzati, i comitati di quartiere a partecipare alla costruzione di una partecipata mobilitazione cittadina per il 19 Marzo.
Perchè non vogliamo farci s-Troncare, ma vogliamo vivere in una città in cui fioriscano i diritti!
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