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2016 Finmeccanica in Campania: ancora nubi sul futuro

Dopo che nelle settimane scorse si erano diffuse voci e notizie preoccupanti circa il prossimo futuro di Finmeccanica in Campania si è svolto a Roma un incontro tra il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti e l’Amministratore Delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti.

L’incontro è stato, di fatto, “imposto” da una mozione del Consiglio Regionale della Campania, proposta dal Movimento Cinque Stelle ed approvata all’unanimità sull’onda del crescendo degli allarmi occupazionali che provengono dai vari siti di Finmeccanica insediati in Campania.

Leggendo il laconico comunicato, emesso a seguito dell’incontro emerge, al di là delle rassicuranti parole di Moretti, che l’azienda conferma lo stato di incertezza sul futuro produttivo di questi stabilimenti in quanto non c’è chiarezza sui necessari ed indispensabili nuovi programmi aeronautici.

L’ Amministratore Delegato Moretti si è spinto a dichiarare che “il progetto degli stabilimenti va avanti subordinato a due pre/condizioni: il monitoraggio del prezzo del petrolio e quindi le scelte strategiche da far ricadere sui turboelica o  i vettori jet e l’intesa con Airbus con gli impegni assunti dai francesi che sono proprietari del 50% delle quote.

Su questo punto c’è preoccupazione perché è risaputo che Airbus avrebbe intenzione di entrare direttamente nel mercato dei turboelica attraverso un partneriato  con la canadese Bomabrdier che attualmente produce il Q400, unico turboelica concorrente di ATR.

Come si evince – quindi – attorno al futuro dell’industria dell’aereospazio e, di conseguenza, del gruppo industriale Finmeccanica è in atto una complessa competizione internazionale il cui costo sociale è pagato, da tempo, dagli operai attraverso la chiusura delle fabbriche, la ristrutturazione selvaggia, la cassa integrazione e i licenziamenti.

Di fronte a questa gigantesca offensiva antioperaia, che in Campania ha prodotto danni enormi, non è più tempo di stare a guardare o pensare che qualcuno possa scansarsi le mazzate che si stanno preparando.

Anche i ciechi dovrebbero prendere atto che – alla luce della situazione descritta anche in incontri ufficiali – Finmeccanica non ha un progetto strategico per le fabbriche in Campania e per l’insieme dei suoi siti collocati nel Sud Italia.

Del resto se non sono bastati, come serio campanello di allarme, quanto accaduto negli anni passati a Casoria e Capodichino basta guardare ciò che accade, in questi giorni, nei vari segmenti delle fabbriche dell’indotto (a partire dalla DEMA di Somma Vesuviana) per prendere atto che è iniziata una nuova fase di dismissione delle produzioni.

Forse i tempi saranno più diluiti, forse, questa volta, potrà esserci qualche ammortizzatore sociale in più ma è incontestabile che Finmeccanica ha avviato un altro stadio del suo progetto di abbandono delle fabbriche meridionali.

Come al solito Cgil, Cisl, Uil o minimizzano su quanto accade o diffondono ulteriore sfiducia tra i lavoratori.

Neanche l’assemblea della settimana scorsa a Nola dove gli operai hanno abbandonato in massa l’oratore e si sono riversati sui piazzali è servita a dare una scossa a queste organizzazioni le quali, con buona pace di qualche delegato onesto che ancora si lascia incantare da questi soggetti, sono completamente subalterne alla volontà di Finmeccanica.

Da tempo – come Rete dei Comunisti – stiamo sollecitando i lavoratori ad una risposta di massa a questi autentici venti di guerra che si addensano non solo contro gli operai di tutto il gruppo ma contro l’intero territorio il quale pagherà un ennesimo prezzo in termini di desertificazione produttiva e di avanzamento di nuovo degrado nel complesso delle condizioni di vita dei settori popolari delle nostre zone.

Proponiamo a quanti sono interessati alla difesa del salari, dei diritti ed a quanti non intendono chinare la testa al padronato di costruire un momento di confronto tra delegati delle varie fabbriche della zona, tra i lavoratori e gli attivisti sociali dei movimenti di lotta, tra i lavoratori ed il sindacalismo conflittuale con il dichiarato obiettivo di dare vita ad una Vertenza generale contro Finmeccanica, contro la politica economica del governo e contro i diktat dell’Unione Europea che puntano alla spoliazione dei siti industriali dai paesi del mediterraneo (come sta avvenendo con il ciclo della produzione dell’acciaio).

Un confronto che avvii una mobilitazione organizzata dei lavoratori e delle popolazioni coinvolte la quale non sia foriera di nuovi e più disastrosi arretramenti politici e materiali ma che punti ad una organizzazione autonoma, indipendente e conflittuale in grado di affermare le nostre ragioni sociali.

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