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La propaganda UE sui morti di Bruxelles

Due documenti, in serie, sulla funzione dei media nella costruzione di una “opinione pubblica” che deve restare rigorosamente senza opinioni proprie, ma esclusivamete condividere quel che le viene propinato. Sono due documenti molto diversi, per impostazione riferimenti culturali, ma convergenti nell’illuminare l’orrore sottostante l’informazione mainstream e soprattutto l’orrore che vanno accompagnando.

L’imperialismo attuale, infatti, ha più il problema di controllare le proprie popolazioni che non piccoli o improbabili “nemici” militarmente così inferiori da non poter neanche esser presi in considerazione (dal Noriga di Panama, negli anni ’80, all’Isis, passando sui corpi di avversari davvero molto diversi fra loro: Milosevic, Saddam, Gheddafi, capi di stato o dittatori di diversi paesi dell’Africa settenrionale).

Per questo, fare continuamente il punto sull’avanzare delle metastasi nell'”informazione autorevole” è un compito decisivo. Che ovviamente nessuno può pensare di affrontare con le sue sole forze. Dopo Bruxelles, «La Stampa» e i sostenitori dei crimini di guerra, ecco dunque l’editoriale apparso su Resistenze.org.
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Enzo Pellegrin

27/03/2016

In un fotogramma di Quarto Potere, Orson Welles nei panni di Charles Foster Kane replica al suo interlocutore: “Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un’autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, io sono proprietario di molti giornali…”.
All’alba del Terzo Millennio non esistono solamente i giornali. Il parco dei mezzi di comunicazione di massa si è notevolmente ampliato, per forma, estensione e mezzo, ma il fine dei principali media mainstream è rimasto quello di Citizen Kane: indicare il modo in cui deve pensare la gente.
Nel mondo della comunicazione, il mezzo televisivo concorre con l’immediatezza di internet e dei social network. Nonostante una potenziale pluralità, la potenza della comunicazione mainstream è in grado di coprire ogni mezzo di diffusione, esercitando la propria capacità di orientare ma anche di silenziare o scoraggiare gli approfondimenti fastidiosi e le domande scomode.
Il doppio attentato terroristico di Bruxelles, con le bombe all’aereoporto di Zaventem ed alla stazione metro di Maellbeek si è rivelato ancora una volta banco di prova del più immediato mezzo di potere sulle opinioni dei cittadini.
Già alle ore 10:27, poco più di due ore dopo l’attacco, il media Derniere Heure DH.net.be del gruppo belga IPM “ha pubblicato i fermi immagine delle videocamere di sorveglianza alle 10:27 am, due ore e mezzo prima che venissero rilasciate ufficialmente dalla Polizia di Bruxelles: alle 12:58pm.” [1]. Dello stesso gruppo mediatico IPM fa parte del resto la testata La Libre, la quale ha avuto la sfrontatezza di soffiare sul fuoco della paura pubblicando addirittura “un falso video, asserendo che provenisse dalle telecamere di sorveglianza di Bruxelles, ma utilizzando invece un filmato di repertorio dell’attacco terroristico a Mosca del gennaio 2011.” [2].
Poche ore dopo l’attentato, i media mainstream avevano già dato precisi input su come dovesse essere considerato l’attentato: 1) è un attentato dell’Isis, 2) è un attentato contro l’Europa, 3) i terroristi viaggiano indisturbati nei nostri aeroporti e la vita di ognuno di noi è in assoluto pericolo.
La corrente del terrore era già partita. E non solo dagli attentatori.
Non intendiamo qui affrontare alcun pendio dietrologico o complottista. Piace a chi scrive analizzare fatti e non suggestioni. D’altronde, non si possiedono al momento sufficienti evidenze per una seria indagine.

Ciò che qui si vuole analizzare è la corrente di opinione veicolata dai media: dove si dirige, quali sono le sue mete.
Vale la pena di notare che – qualche giorno fa – questa corrente si trovava impegnata più nel silenziare che nel gridare.
Soprattutto sull’argomento Unione Europea.
Da parecchio tempo l’Unione Europea naviga in acque cattive. La crisi greca e la destabilizzazione dell’Ellade ha raggiunto ormai la cronicizzazione. Ogni giorno il paese è bloccato, continuano gli scioperi e gli scontri con le autorità governative che applicano la disumana ricetta d’austerità delle oligarchie plutocratiche dell’UE.
Su tutti i media europei, per la Grecia che brucia, c’è l’imposizione del silenzio quasi assoluto.
Silenzio imposto anche in Francia sugli imponenti cortei sindacali contro le riforme reazionarie imposte dall’UE per limitare i diritti dei lavoratori nel nuovo codice del lavoro. Le manifestazioni, sostenute dai principali sindacati e dalle organizzazioni studentesche, hanno portato in piazza diverse migliaia di persone in ogni grande città della Francia. In Spagna e Portogallo l’UE non riscuote miglior sorte ed il 23 di giugno dovrà svolgersi nel Regno Unito il referendum sulla permanenza nella UE.
Per gli italiani che hanno visto approvare la bestialità del jobs act senza uno sciopero serio, nel silenzio complice delle maggiori organizzazioni sindacali e nella risibile opposizione parlamentare, sembra di vedere un mondo della fantasia.

Poi accade in Spagna la tragedia dell’incidente al torpedone di studentesse.
Per i media mainstream è un’occasione da sfruttare per portare un po’ d’acqua al mulino di quell’Unione Europea così odiata nelle piazze di tutta Europa.
Se quei corpi che hanno tragicamente perso la vita sul bus fossero tornati da Gardaland, la stampa gli avrebbe riservato un trafiletto su La Nuova Provincia. Ma questi tornavano dal mitizzato Erasmus, quindi sulle loro povere membra si è esercitato il cordoglio pubblicitario e propagandistico dell’Europa come mito di caduta delle frontiere, opportunità e strenne di felicità. Nessuno si è chiesto come mai, nel magico capitalismo europeo, un povero anziano conducente di bus si trovasse ancora obbligato a faticare all’età di sessantotto anni e si vedesse costretto ad affrontare un viaggio notturno. Di questo occorreva chiedere conto all’Europa dell’Erasmus.

Poi ci sono Zaventem e Maelbeek.
Boato, fumo, corpi e membra lacerate. Paura.
E’ venuto il momento per i media mainstream di gridare e cavalcare un’enorme opportunità.
L’attacco al cuore dell’Europa esige che gli europei si stringano attorno ad uno stato che non c’è, che non è il loro, che li sfrutta e che li rende poveri. Ma dall’altra, per i media, c’è il terrore.
Allora è una scelta obbligata.
Allora silenzio e mani giunte: ci sono i morti.
Sventoli il sudario blu con le stelle d’oro.
Silenzio tutti gli altri.

Nel veloce succedersi degli eventi, nessuno si stupisce del fatto che – come in altri gravi attentati – poche ore dopo siano disponibili le foto degli attentatori e i loro nomi. Di uno di essi, grazie alle informazioni di un tassista che lo avrebbe accompagnato all’aeroporto, viene addirittura rinvenuto il computer portatile in un cestino della spazzatura, con una sorta di testamento.
Tutto chiaro o quasi.

Gli italiani ricorderanno una simile velocità di analisi in una delle loro cosiddette stragi di stato: il massacro di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Poco tempo dopo l’attentato, il questore Marcello Guida dava in pasto alle telecamere della Rai il capro espiatorio dell’anarchico Pietro Valpreda. Ed anche qui c’era un tassista, il famoso Rolandi che riconobbe Valpreda, solo perché altri simili non riusciva a vedere nei tre che gli avevano presentato: “Se non è lui qui non c’è”: era la caratura di quel riconoscimento. Anni più tardi le inchieste scagionarono l’anarchico e accertarono la responsabilità nell’attentato di settori dei servizi segreti insieme a personaggi dell’estrema destra eversiva.
Ciò che allora si doveva silenziare erano le rivendicazioni operaie nell’autunno caldo 1969.
Non si vuole qui gettare una suggestione per similitudini, ma quantomeno salvare l’operatività del dubbio.
D’altronde, lo studio delle condizioni storiche non è mai superfluo. E’ innegabile che oggi, in Europa, servono all’oligarchia dominante poche ed essenziali cose: 1) limitare la democrazia e la manifestazione del pensiero (lo si è prospettato e in parte attuato in Francia all’indomani degli attentati di Parigi) 2) legittimare le varie guerre di aggressione nel mondo, volte all’accaparramento delle risorse ed al dominio del mercato mondiale 3) creare un nemico e delle divisioni interne tra la maggioranza degli sfruttati.
Dopodiché ragioniamo, a mente aperta, su tutto.
Sul piano delle manifestazioni, a Bruxelles si è imposto, sull’onda degli eventi, un divieto assoluto dei cortei. E’ stato persino vietato un banale assembramento promosso da pacifisti. In questo clima di divieto si sono però lasciati arrivare, il giorno di Pasqua, sulla Piazza della Borsa, 250 sparuti manifestanti nazisti e di estrema destra, i quali hanno sfidato l’ordine pubblico a suon di sassate, macchine incendiate, commettendo reati di devastazione ed intimidazione violenta dei manifestanti pacifici che commemoravano i morti.
Uno degli obiettivi del patriottismo europeo agitato a piene mani sulle membra dei morti innocenti è quello di silenziare le vere cause della guerra del terrore. Diviene comodo agitare la bandiera del male assoluto, il fondamentalismo di Daesh contro la civiltà del progresso e della libertà.

Silenzio invece su chi presenta prove oggettive di responsabilità degli Stati occidentali, della Nato, dell’UE, di Israele e della Turchia nel finanziamento delle organizzazioni terroristiche come Isis e Daesh. Per una disamina dell’ingente materiale vedi M. CHOSSUDOVSKY, Is The ISIS Behind Brussels Attacks. Who is Behind The ISIS?, http://www.globalresearch.ca/is-the-isis-behind-the-brussels-attacks-who-is-behind-the-isis/5515765.
Silenzio invece sul ruolo dell’economia capitalista giunta al suo estremo grado di oligopolio globale, in grado di condizionare e limitare ogni sovranità statale, silenzio sulla necessità di questi oligopoli di condurre una guerra senza fine, destabilizzando interi stati e depredando le loro risorse.
Altrettanto silenzio sul ruolo dei servizi segreti e dei circoli di estrema destra nella pianificazione degli attentati terroristici in Europa.

Recentemente, Alex Lantier, ha documentato come una delle armi utilizzate negli attacchi di Parigi provenisse dalla Century Arms, fornitore d’armi della Florida in stretti rapporti con la Cia, già implicata in spedizioni d’armi al sanguinario regime guatemalteco attraverso il trafficante d’armi israeliano Ori Zeller. In aggiunta, Lantier riferiva come – nell’ambito dell’inchiesta per gli attentati di Parigi – la polizia francese ed il Parquet (Procura) di Lille avessero fermato “Claude Hermant, un ex membro del servizio d’ordine del Front National attivo nei circoli di estrema destra nel nord della Francia nonché informatore confidenziale di polizia e doganieri per chiedergli informazioni circa gli attacchi di gennaio a Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher. La polizia ha ammesso che è stato trattenuto per chiedergli se ha venduto armi ad Amedy Coulibaly, lo sparatore dell’Hyper Cacher. Ciò ha confermato le iniziali notizie circa il fatto che la procura di Lille stesse indagando sui legami tra Hernant e gli attacchi di gennaio. Il ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve ha successivamente eccepito il segreto di stato per fermare queste indagini. In ogni caso, tale decisione e molti dettagli dell’indagine su Hernant sono comunque trapelati alla stampa. L’inchiesta di Lille sembra considerare la possibilità che Hernant stesso facesse semplicemente da mediatore in una più vasta rete coinvolta nella fornitura dell’arma allo sparatore.

Per un approfondimento vedi: A. LANTIER, Un’arma utilizzata negli attacchi di Parigi del 13 novembre proviene da un fornitore d’armi in stretto contatto con la CIA, resistenze.org, n. 570, 19.12.2015, http://www.resistenze.org/sito/te/po/fr/pofrfn19-017275.htm .

Il patriottismo veicolato ha anche obiettivi politici.
In Italia, rispondendo con molto zelo al comando proveniente da Bruxelles, il Ministro della Giustizia Orlando ha subito richiesto nuove cessioni di sovranità all’oligarchia tecnocratica della UE, chiedendo che venissero rafforzati azione e poteri della c.d. Procura Europea.
Sollecitare la cessione di sovranità nazionali sembra anche essere l’obiettivo delle sterili polemiche sull’asserita inefficienza della polizia belga, dimenticando che Bruxelles, prima ancora di essere un distretto dei poliziotti belgi, è la sede dell’UE e del Comando NATO.
I palazzi della NATO a Bruxelles sono uno dei luoghi dove sin dal 2011, in collaborazione con gli alti comandi turchi ed Israele, si è programmato l’intervento militare in Siria realizzato anche attraverso il reclutamento e l’addestramento di “freedom fighters” in tutto il mondo musulmano, sulla falsariga di ciò che venne fatto con i Muhjaeddin nel conflitto tra URSS e Afghanistan. Questi soggetti combattenti, come risulta da fonti israeliane ( www.debka.com/article/21207 cit. in M. Chossudovsky, Is the ISIS Behind the Brussels Attacks? Who is Behind the ISIS?http://www.globalresearch.ca/is-the-isis-behind-the-brussels-attacks-who-is-behind-the-isis/5515765) dovevano combattere al fianco dei cosiddetti ribelli siriani per rovesciare il legittimo governo del Presidente Assad. Gli stessi combattenti sono stati poi integrati nelle organizzazioni terroristiche finanziate dagli USA e dai loro alleati, incluse Jabat Al Nusrah e l’ISIS. Quell’ISIS che si dice responsabile degli attacchi a Bruxelles.
Sempre in Italia, la stessa opposizione parlamentare ha prontamente silenziato i suoi pur deboli e populistici atteggiamenti critici nei confronti dell’UE. Nel corso del suo incontro con gli ambasciatori dei Paesi UE, il grillino Di Maio ha tenuto a far sapere che “la campagna grillina anti-euro non fu una fantastica idea, e se dipendesse da lui la lascerebbe nel cassetto: proprio ciò che a Bruxelles (e a Berlino) desiderano sentirsi dire. Tra i tanti populismi da cui l’Europa è afflitta, Francia e Germania comprese, quello grillino non viene considerato il pericolo numero uno.” [3]
Tra lo zelo al mainstream UE di maggioranza ed opposizione nelle poltrone parlamentari e l’odio miscelato in mille pericolosi modi dagli estremismi di destra, occorre armare l’intelletto di una task force a difesa della ragione e dell’indipendenza di giudizio, l’unico metodo che un popolo ha a propria disposizione per gettare i semi del proprio affrancamento e della propria autodeterminazione.

Note: 
[1] M. CHOSSUDOVSKY: Brussels Attacks: What Is True and What Is Fake?, http://www.globalresearch.ca/the-brussels-attacks-what-is-true-what-is-fake-three-daesh-suspects-at-brussels-airport/5516269, traduzione italiana sul sito www.resistenze.org.
[2] M. M. CHOSSUDOVSKY: cit. nota 1.
[3] http://www.lastampa.it/2016/03/24/italia/politica/cos-i-grillini-provano-a-sedurre-leuropa-m5RZSZmUdDaVNVvFMZrtrJ/pagina.html

da www.resistenze.org – pensiero resistente

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