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A Foras: sul corteo a Capo Frasca

Oggi, come per la stragrande maggioranza dell’anno, la violenza si abbatte sulla nostra terra oltre che in Palestina, Kurdistan, Siria, Donbass e decine di altri territori. Una violenza che ha un nome, NATO, ed un marchio di fabbrica a noi ormai fin troppo chiaro. Il “made in Sardinia” ha una filiera cortissima: la disoccupazione porta i sardi ad arruolarsi, lo spopolamento a regalare sempre più terra all’occupazione militare con i suoi poligoni e le sue caserme, le fabbriche producono bombe che possono essere testate a pochi chilometri di distanza dal luogo di produzione.

La giornata del 23 Novembre a Capo Frasca, invece, è stata una giornata di resistenza a quella violenza che subiamo ogni giorno della nostra esistenza. Numerosi autobus provenienti dai quattro angoli della Sardegna, macchinate partite da ogni paesino, emigrati che tornano non per le vacanze ma per lottare, 800 persone che si sono date appuntamento in un giorno feriale, sottraendo denaro al già magro stipendio per poter essere artefici del proprio destino.

Un protagonismo di massa che ha avuto un nuovo impulso dopo il 13 Settembre del 2014 quando, dopo l’incendio dell’esercito tedesco ai danni della macchia mediterranea di Capo Frasca, migliaia di persone si sono riversate in quel lembo di terra aprendo varchi ed entrando nel poligono. Una continuità ideale con quella giornata che si è scontrata con la violenza della polizia messa a guardia di un sistema militare di oppressione che non possiamo più tollerare.

Dopo aver tagliato decine di metri di reti e filo spinato, alcuni manifestanti, divisi dall’età ma uniti da un ideale, hanno provato ad entrare all’interno del poligono venendo violentemente caricati dalla polizia con a capo il vice-questore Rossi evidentemente scottato dallo smacco subito solo un anno prima a Teulada quando bloccammo la più grande esercitazione militare della NATO dal dopo guerra ad oggi.

La reazione è stata compatta e determinata permettendo così di salvare alcuni manifestanti che erano stati pestati dalle forze di polizia, perché come abbiamo appreso dal movimento NOTAV in anni di lotta: si parte e si torna assieme.
Nel corso di tutta la manifestazione non sì è udito nessun aereo in volo, nessun segno di esercitazioni in corso (e chi vive in quei territori sa che le esercitazioni si sentono bene). Pertanto possiamo dire di aver raggiunto l'obiettivo di bloccare l'attività programmata dai militari.

Si sbracceranno i difensori della cultura della guerra al grido “abbiamo bisogno dei militari per difenderci” (da cosa ci chiediamo noi? Dai popoli che opprimiamo?), ancora di più si sgoleranno i nostri politici che hanno da tempo abdicato a qualsivoglia possibilità di riscatto della Sardegna asservendola alle logiche e agli interessi del ministero della difesa. Una politica che vediamo distante anni luce nel momento in cui dalle chiacchiere elettorali si è passati alla pratica, come l’ampliamento del molo di Santo Stefano che ha permesso il ritorno dei militari, mentre il governo si impegna per
​una spesa giornaliera di oltre 64 milioni al giorno per un totale di 23,4 miliardi di euro per il 2017, destinati a nuovi armamenti tra cui i contestati F-35, una seconda portaerei, nuovi carri armati e elicotteri da attacco.

L’assedio è reciproco, le migliaia di chilometri di filo spinato che recintano le vostre basi militari non sono muri impenetrabili e nella storia si sa, ogni muro prima o poi è stato scavalcato o abbattuto. Arriverà quindi anche il giorno in cui ci libereremo anche noi dell’occupazione militare e costruiremo una società più giusta.

Torneremo ai gruppi di lavoro e analisi sull’occupazione militare nati durante il campeggio di settembre, torneremo nelle scuole e nelle università, andremo in giro di paese in paese nonostante le intimidazioni nei confronti di chi ci concede le aule per le assemblee pubbliche, torneremo a sfilare nelle nostre città, ma soprattutto torneremo a violare quel cartello che recita: zona militare limite invalicabile.

 

A Foras – Movimento Sardo Contro L’Occupazione Militare

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