Oserei dire che siamo in una tappa cruciale della nostra storia, in cui una retrocessione su scala regionale avrebbe impatti molto negativi per i nostri popoli.
Fidel ci ha insegnato a fare appello sempre alla storia, ad essere audaci e anche realisti, e che ciò che sembra impossibile si può ottenere se ce lo proponiamo con fermezza ed agiamo in maniera conseguente.
Noi paesi membri dell’ALBA-TCP consideriamo l’integrazione solidale come una condizione imprescindibile per avanzare verso lo sviluppo, a fronte della crescente formazione di grandi blocchi che dominano l’economia mondiale. Puntiamo sulla volontà politica per aprire maggiori opportunità al commercio, l’investimento e la cooperazione inter-regionale, senza di che i nostri progressi continueranno ad essere insufficienti. Abbiamo anche dimostrato capacità di accordarci.
L’ALBA non sarebbe stata possibile nell’epoca in cui trionfò la Rivoluzione Cubana. C’è dovuta essere la ribellione civico militare del 4 febbraio 1992 e il trionfo della Rivoluzione Bolivariana capeggiata dall’indimenticabile Comandante Hugo Chávez Frías, affinché un’iniziativa come questa potesse farsi spazio.
E’ stato importante che nel Foro di Sao Paulo le idee di Fidel e Lula convergessero per ricevere e appoggiare Chávez.
Oggi continua ad essere decisivo il legame tra l’ALBA e il Foro di Sao Paulo e la relazione tra i governi rivoluzionari e progressisti con le forze politiche, i movimenti popolari, le organizzazioni sindacali, contadine, studentesche, accademiche e con l’intellettualità dei nostri popoli.
Chávez ci ha sempre spiegato la complessità di lanciare la rivoluzione in un paese produttore di petrolio, dipendente da un unico mercato, con un’oligarchia finanziaria corrotta, una popolazione alla quale erano stati imposte abitudini consumiste insostenibili e un’economia neoliberista da rendita, che ha condotto il paese al fallimento.
Per intraprendere le trasformazioni, Chávez ha compreso che il suo principale compito era la costruzione di un’ampia unità civico militare, capeggiata oggi dal presidente Nicolás Maduro con il sostegno del popolo bolivariano e chavista.
La costruzione dell’unità è il compito più importante che affrontano tutte le rivoluzioni vere.
Noi rivoluzionari abbiamo molte idee e visioni di quale può essere il cammino e di come percorrerlo con successo. Però per consolidare l’unità bisogna lasciare da parte, con modestia, tutto quello che ci divide e separa.
Grazie all’unità, la Rivoluzione Bolivariana è sopravvissuta all’assedio e alle molestie dei suoi nemici.
Per quell’unità, la rivoluzione è sopravvissuta alle bassezze dell’OEA, alle irritanti e ingiuste sanzioni nordamericane, alle recenti accuse contro il suo vicepresidente esecutivo, il compagno Tareck El Aissami, che cercano solo di deviare l’attenzione dai veri problemi e di screditare quelli che si occupano di salvare, sviluppare e difendere la patria.
La nuova agenda del governo degli Stati Uniti minaccia di scatenare un protezionismo commerciale estremo ed egoista che avrà impatto sulla competitività del nostro commercio estero; colpirà accordi ambientali per favorire l’ingresso delle transnazionali; perseguiterà e deporterà migranti generati dalla disuguale distribuzione della ricchezza e la crescita della povertà provocata dall’ordine internazionale imposto.
Il muro che si vuole alzare alla frontiera nord del Messico è un’espressione di quella irrazionalità, non solo contro questo paese fratello, ma contro tutta la nostra regione. Esprimiamo la solidarietà di Cuba al popolo e al governo messicano. La povertà, le catastrofi, i migranti non si contengono con i muri (Applausi), ma con la cooperazione, l’intesa e la pace.
Il Venezuela ha dato un grande apporto all’integrazione regionale con la sua solidarietà e generosità, specialmente verso i popoli dell’America Latina, e in particolare dei Caraibi, convocandoci all’integrazione in Petrocaribe, UNASUR e CELAC.
Non sono soli. Ratifico l’impegno assunto nella nostra Dichiarazione, di affiancare la difesa del Venezuela e la posizione dignitosa, coraggiosa e costruttiva del presidente Nicolás Maduro.
Compagne e compagni:
In Venezuela si conduce oggi la battaglia decisiva per la sovranità, l’emancipazione, l’integrazione e lo sviluppo di Nuestra América.
E’ un’aspirazione che consacriamo nella Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, adottata dalla CELAC nel Vertice di L’Avana, nel gennaio 2014. Si richiede una stretta osservanza di quella dichiarazione, nella quale ci siamo impegnati a tener fede al nostro “obbligo di non intervento diretto o indiretto negli affari interni di qualsiasi altro Stato e ad osservare i principi di sovranità nazionale, uguaglianza di diritti e la libera determinazione dei popoli”; a risolvere le differenze in forma pacifica e a rispettare “i principi e le norme del Diritto Internazionale e i principi e i propositi della Carta delle Nazioni Unite”; e a rispettare “il diritto inalienabile di ogni Stato a eleggere il proprio sistema politico, economico, sociale e culturale, come condizione essenziale per assicurare la convivenza pacifica tra le nazioni”.
Quello storico documento sollecita “tutti gli Stati membri della Comunità Internazionale a rispettare pienamente questa dichiarazione nei propri rapporti con gli Stati membri della CELAC”.
Nessuna causa giusta della Patria Grande ci è estranea. Mai verremo meno per i carissimi fratelli dei Caraibi.
Ratifichiamo il nostro appoggio alla loro legittima richiesta di compensazione per gli orrori della schiavitù e la tratta di schiavi; alla loro domanda di ricevere cooperazione secondo le loro necessità e non sulla base di indicatori che li classificano come paesi di rendita media; a un trattamento speciale e differenziato nell’accesso al commercio e agli investimenti, come pure al finanziamento per adattarsi agli effetti del cambiamento climatico e affrontare i disastri naturali, come gli stati insulari, piccoli e vulnerabili che sono; e il nostro rifiuto all’ingiusta persecuzione della quale sono oggetto da parte dei centri del capitale finanziario.
Reiteriamo la nostra solidarietà a Dilma Rousseff, Luiz Inácio Lula da Silva e Cristina Fernández de Kirchner, riconosciuti leader di Nuestra América.
Non desisteremo dall’appoggiare Correa e il suo compagno Lenín Moreno in Ecuador. Mai lasceremo solo Evo, vero leader della Bolivia e di tutti i popoli originari. Continueremo ad affiancare Daniel e il popolo sandinista del Nicaragua.
Molte grazie
* Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei Ministri. Intervento al XIV Vertice straordinario dell’ALBA-TCP, a Caracas, Venezuela, il 5 marzo 2017, “Anno 59 della Rivoluzione”.
(traduzione di Rosa Maria Coppolino)
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