La colonna col camion e i 18 cadaveri giunge in Piazzale Loreto, a Milano, alle 3:40 del 29 aprile; Walter Audisio scelse quel luogo, probabilmente su indicazione del Comitato Insurrezionale del CLN, proprio dove le vittime partigiane della strage del 10 agosto 1944 erano state abbandonate in custodia ai militi fascisti della Muti, che li avevano oltraggiati e lasciati esposti al sole per l’intera giornata, impedendo ai familiari di raccogliere i loro resti. Si veda ad esempioil resoconto in prima persona del Comandante Giovanni Pesce in “Senza Tregua”.
I cadaveri dei capi fascisti vennero scaricati nel centro della Piazza e i partigiani – tranne pochissimi lasciati di guardia, che si addormentarono – si allontanarono.
Verso le 7 del mattino, i primi passanti si accorsero dei cadaveri. Vi fu un passaparola fulmineo e la piazza si riempì velocemente. Non era stata incautamente prevista alcuna misura di contenimento: nella calca le prime file di folla vennero spinte verso i cadaveri dalle persone retrostanti, tutti curiose di vedere il cadavere di Mussolini, calpestando e sfigurando i cadaveri. Molti insultavano, sputavano, orinavano e prendevano a calci i cadaveri stessi. Una donna sparò al cadavere di Mussolini cinque colpi di pistola, per vendicare i propri cinque figli morti in guerra: la traccia dei proiettili inflitti post-mortem fu poi rilevata dall’autopsia.
Alle 11 del mattino la situazione non era più governabile neanche con le scariche di mitra in aria. Una squadra di Vigili del Fuoco, giunta sul posto, intervenne: ripulì i cadaveri con gli idranti, lì trasse via dal centro della piazza, issando i sette cadaveri più noti alla pensilina del distributore di carburante Standard Oil (poi Esso) che si trovava all’angolo fra la piazza e corso Buenos Aires e lasciandoli lì appesi per i piedi, a testa in giù: non vi era altro modo, la rigidità cadaverica impediva di appenderli per le braccia, che si sarebbero spezzate rischiando di farli cadere.
Questo gesto, compiuto nel marasma dai Vigili del Fuoco e dai partigiani presenti, riportò un minimo di calma nella Piazza, in quanto tutti potevano vedere i cadaveri (essenzialmente, quello di Mussolini) senza accalcarsi. La zona del distributore era poi laterale al piazzale e meglio difendibile: da quel momento, infatti, un cordone di partigiani e vigili del fuoco riuscì a tenere la folla inferocita, ed a tratti in attitudine di linciaggio, a debita distanza dai cadaveri, mentre Piazzale Loreto era letteralmente stracolmo di cittadini milanesi. Appesi furono: Mussolini, Claretta Petacci, Alessandro Pavolini, Paolo Zerbino, Ferdinando Mezzasoma, Marcello Petacci e Francesco Maria Barracu, il cui cadavere però cadde a terra e verrà sostituito poi con quello di Achille Starace.
Era presente sul luogo – già prima che i cadaveri venissero appesi – una nutrita pattuglia di soldati americani assieme ad una troupe di cineoperatori militari USA, che filmò la scena; scena che successivamente sarà inserita in uno dei Combat film prodotti nel corso del conflitto: i soldati statunitensi, del 91st Recon Squadron (squadra di ricognizione, un’avanguardia), non intervenero su quanto stava accadendo. Si era fatto mezzogiorno circa.
Fig. 32. Milano, Piazzale Loreto, 29 aprile, mattina. I cadaveri dei gerarchi ancora a terra.
Fig. 33. Milano, Piazzale Loreto, 29.4 ore 11. I cadaveri dei gerarchi vengono spostati sotto il distributore di benzina e lavati sommariamente.
Fig. 34. Milano, Piazzale Loreto, 29 aprile dopo mezzogiorno. I cadaveri appesi.
Fig. 35. Milano, Piazzale Loreto, 29.4 dopo mezzogiorno. I soldati americani (del 91st Recon Squadron) sono ben visibili e numerosi fra la folla (8 soltanto in questa foto), ma non intervengono.
Fig. 36. Prima pagina del giornale USA “Stars and Stripes”. 1 maggio 1945. Sotto l’articolo “How a dictator dies” una foto di Mussolini e Petacci a Piazzale Loreto, prima di essere appesi, tratta da quelle che i cineoperatori americani dei Combat Film fecero quel giorno.
Achille Starace, ex segretario generale del Partito nazionale fascista, caduto in disgrazia durante la RSI, viene riconosciuto la mattina del 29 aprile mentre passeggia, alcuni dicono fa “footing“, per le vie di Milano, in zona ticinese; viene arrestato, immediatamente giudicato e condannato a morte da un tribunale partigiano in un’aula del vicino Politecnico. Condotto in Piazzale Loreto, vede l’ex duce appeso, viene fucilato e issato sul distributore insieme agli altri cadaveri.
Nel primo pomeriggio una squadra di partigiani del distaccamento “Canevari” della 87ª Brigata Garibaldi “Crespi” (dell’Oltrepò pavese), su ordine del comando del CVL, entrò in piazza e rimosse i cadaveri, trasportandoli nel vicino obitorio di piazzale Gorini.
In serata, il CLNAI riunito emanava una comunicato con il quale si assumeva la responsabilità dell’esecuzione di Mussolini, quale conclusione necessaria di una lotta insurrezionale.
La “macelleria messicana” (definizione di Ferruccio Parri) in Piazzale Loreto fu quindi il risultato di una serie di concause, fra le quali la principale fu la decisione di Walter Audisio di portare, come contrappasso della strage nazifascista di agosto 1944, i cadaveri in Piazzale Loreto e non direttamente all’obitorio. Da ricordare anche la fatale decisione di lasciare i cadaveri per terra al centro della Piazza quasi privi di scorta ed allontanarsi per andare a riposare; decisione probabilmente dovuta – oltre ad un atto di sfregio e di liberazione – alla comprensibile stanchezza conseguente ad una giornata – diciamo – assai impegnativa e ad una notte insonne di viaggio e controlli. La decisione di appenderli, con il macabro risultato che tutti conoscono, fu dettata al momento da motivi di ordine pubblico e fu presa dai Vigili del Fuoco in accordo con i partigiani presenti.
Il comportamento della folla – infierire su dei cadaveri – fu un brutto episodio che potrebbe anche spiegarsi come un atto liberatorio e di sfogo: tuttavia non è da dimenticare che gli stessi milanesi, soltanto 4 mesi prima, il 16 dicembre 1944, osannarono Mussolini plaudendo al suo passaggio in auto scoperta dopo il discorso al Lirico di Milano. Il comportamento della folla, se mai, fa di Piazzale Loreto un episodio non limpido.
Giorgio Bocca definì Piazzale Loreto “atto rivoluzionario, sul quale si sono fatte eccessive polemiche“. Chi ha visto o conosce gli infiniti orrori della guerra in Italia, può anche concordare con la sua lapidaria opinione.
Fig. 37. Piazzale Loreto, Milano, 29 aprile 1945. Achille Starace al momento della fucilazione.
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