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Da Caracas il “Manifesto di solidarietà con il Venezuela”. E in Italia?

Pubblichiamo “Il Manifesto di Solidarietà con il Venezuela” emerso dall’Assemblea Internazionale dei Popoli riunitasi a Caracas nei giorni scorsi. E’ tempo che anche in Italia l’iniziativa politica sul Venezuela assuma una fisionomia più forte e coordini la sua azione.

Da due settimane a Roma si riunisce un tavolo unitario che sta discutendo su alcune proposte di lavoro, tra queste la costruzione di un “Forum Venezuela” come abito ampio e unitario per una campagna a tutto campo, una manifestazione nazionale per il 13 aprile da costruire nelle prossime settimane, un piano azione per contrastare la manipolazione mediatica, un appello agli artisti, la costruzione di uno fronte ampio su tre punti chiari: no all’intervento militare contro il Venezuela; le elezioni le decide il popolo venezuelano; fine delle sanzioni contro il Venezuela.

Il Manifesto elaborato a Caracas dà una necessaria e attesa spinta verso una mobilitazione ampia e consapevole nel resto del mondo in solidarietà con il Venezuela. E’ tempo che in Italia facciamo la nostra parte.

Il Manifesto di Solidarietà con il Venezuela

  1. Riuniti e riunite a Caracas, Repubblica Bolivariana del Venezuela, nei giorni dal 24 al 27 febbraio 2019, noi rappresentanti dei movimenti e organizzazioni sociali e politiche di oltre 87 paesi, dei cinque continenti, riaffermiamo la nostra difesa della sovranità e dell’autodeterminazione del Venezuela, ci pronunciamo in difesa della Rivoluzione Bolivariana e del presidente legittimo e costituzionale, Nicolás Maduro.

2. Da venti anni, la Rivoluzione Bolivariana avanza in un processo e una proposta di trasformazione profonda, basata su una democrazia partecipativa e protagonista, centrata negli interessi popolari, che conta su un’organizzazione comunale e mira al socialismo femminista proposto da Hugo Chávez. Con questa prospettiva ha prodotto cambiamenti di orizzonte, che coinvolgono anche la costruzione di un mondo multicentrico e pluri-polare, con cambiamenti sostanziali delle relazioni neocoloniali che affliggono la regione e il Sud. Con una visione redistributiva delle ricchezze provenienti dalle risorse abbondanti prodotte dal paese, il Venezuela ha ottenuto risultati inediti nella sua storia rendendo universale l’educazione pubblica e gratuita, ottenendo tanto lo sradicamento dell’analfabetismo come pure inserimenti senza precedenti nell’educazione superiore. Risultati simili si osservano nella sanità, nel diritto all’abitare e in altri diritti sociali.

3. L’imperialismo statunitense, guardiano degli interessi corporativi, finanziari, militari e transnazionali che protegge, è determinato a far fallire questo processo, per prendere il controllo diretto delle ricchezze naturali. Per far terminare ogni proposta di sovranità e autodeterminazione, gli Stati Uniti hanno scatenato tutte le strategie dalla guerra ibrida e permanente, hanno tentato tutte le tattiche possibili: colpi di Stato, terrorismo, speculazione finanziaria, blocco economico, inflazione indotta e altro.

4. Dal 2008 si evidenzia una crisi strutturale, multidimensionale e storica del capitalismo, in quel contesto gli Stati Uniti cercano di sostenere la loro egemonia mondiale con tutti i mezzi, tra cui quello bellico, che si traduce in aggressioni, invasioni e guerre per impossessarsi delle ricchezze naturali, controllare mercati, territori e governi. Su quella stessa linea, la disputa geo-economica che ha intrapreso con la Cina e la Russia minaccia di condurre l’umanità verso una guerra totale.

5. Così, per proteggere il libero mercato e la libertà delle corporations per saccheggiare e sfruttare i nostri popoli, in diverse parti del mondo avanzano con pressioni economiche, come ad esempio il blocco contro il Venezuela, Cuba e l’Iran e perpetrano aggressioni belliche, come succede in Irak, Afganistan, Libia, Yemen, Repubblica Democratica del Congo; e occupazioni come quella della Palestina. Impongono anche guerre economiche, psicologiche, culturali, come quelle che opprimono il Venezuela da vari anni. Paradossalmente, è la “difesa dei diritti umani e della democrazia” ciò di cui si sono serviti per appoggiare e camuffare le peggiori aggressioni collettive. Però i popoli resistono e sono riusciti a frenare questi tentativi di controllo come è successo in Crimea e Siria.

6. L’imposizione delle regole del gioco del capitalismo corporativo e globalizzato si può sostenere solo eliminando le possibilità democratiche e i diritti della classe lavoratrice, disseminando caos, distruzione e morte. Per questo, rifiutiamo il pressing crescente del governo degli USA, come pure l’azione militare che, mascherata da “aiuti umanitari”, avanza contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. Quest’ultima è una nuova fase della guerra per instaurare nuovamente un modello di subordinazione politica, che si concretizza nella pretesa di far cadere il presidente eletto Nicolás Maduro.

7. Un nuovo momento di questo piano d’ingerenza, si espleta ora con le pressioni esterne che traggono impulso da istanze had-oc, come quelle del cosiddetto gruppo di Lima, che è composto da settori dell’estrema destra venezuelana, e vogliono instaurare un colpo di Stato autoritario e disconoscere le istituzioni democratiche venezuelane. Constatiamo con sorpresa che persino realtà come l’Unione Europea, soccombono alle pressioni degli Stati Uniti e, in senso contrario al diritto internazionale e alla democrazia, arrivano persino a riconoscere un “presidente” autoproclamato, che non è stato eletto da nessuno. Questo si appoggia su un’ingegneria ideologica e di comunicazione basata sulla disseminazione di notizie false e scenari fittizi, che si affermano sia attraverso i mezzi di comunicazione corporativi sia attraverso le reti digitali.

8. Oggi in Venezuela ci sono in gioco la sovranità e l’autodeterminazione, che son pilastri della dignità dei popoli che cercano di costruire un futuro per l’umanità e società più giuste e ugualitarie. Per questo, e in solidarietà internazionalista con il popolo del Venezuela e il suo governo legittimo, presieduto da Nicolás Maduro, affermiamo:

1. La fine del blocco economico che: infligge sofferenze al popolo, attenta contro il progetto economico-produttivo e le politiche redistributive; e che già è costato al Venezuela oltre 30 mila milioni di dollari.

2. Difendiamo la sovranità, la democrazia partecipativa e protagonista e il diritto del Venezuela a organizzare il proprio progetto economico e gestire le proprie risorse naturali con criteri sovrani.

3. Noi popoli del mondo vogliamo la pace, non vogliamo più guerre. L’America Latina e i Caraibi sono una zona di pace, così ha proclamato la CELAC nel 2014 e così deve proiettarsi verso il futuro. Il Venezuela ha diritto a risolvere qualsiasi differenza attraverso il dialogo e i molteplici meccanismi che sono previsti dalla sua stessa costituzione nel contesto del diritto internazionale pubblico.

4. Noi popoli del mondo, rappresentati nell’ Assemblea Internazionale dei Popoli, difendiamo la Rivoluzione Bolivariana come un progetto che apporta senso etico e di futuro per l’umanità.

Facciamo appello al mondo intero affinché alzi la voce per costruire la pace e fermare la guerra!

Caracas, 27 febbraio 2019.

Assemblea Internazionale dei Popoli

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