Le proteste che vanno avanti da due mesi a Roma, con quasi 40 scuole occupate, rappresentano il malcontento accumulato dagli studenti nei confronti di questa Scuola e di questo Presente di “normalità malata”. Dopo due anni di Pandemia, in un momento storico di forti cambiamenti e conflitti, la rabbia degli studenti scoppia e si esprime attraverso occupazioni, picchetti e scioperi, spesso anche spontanei.
Se occupazioni e manifestazioni erano solitamente viste nelle scuole più politicizzate come momenti ritualistici, oggi diventano uno strumento potente ed efficace usato dagli studenti delle scuole di tutta Roma (che siano licei o istituti tecnici o professionali, di centro o di periferia, con collettivi di scuola esplicitamente politici o meno) per far sentire la propria voce a delle istituzioni sorde, che ci vorrebbero schiavi e silenziosi.
Tutti i governi degli ultimi 20 anni, di centrodestra o di centrosinistra, hanno lavorato per fare della scuola una gabbia più che un luogo di emancipazione collettiva e individuale.
Il Governo Draghi e il ministro della scuola Bianchi sono i responsabili dell’attuale situazione drammatica nelle scuole: gli studenti romani sanno che è verso di loro che dobbiamo indirizzare le proteste, senza accettare però nessuna strumentalizzazione da parte dei partiti responsabili del disastro attuale, dal Partito Democratico alla destra di Fratelli d’Italia e della Lega.
Riteniamo che l’obbiettivo di questo movimento di protesta studentesco debba essere l’unione delle lotte di tutti i nostri istituti verso un’unica grande battaglia: non accettiamo più deleghe, vogliamo avere voce in capitolo sui soldi da destinare alla scuola!
Sono infatti in arrivo 19,6 miliardi per l’istruzione che il Governo ha intenzione di investire in riforme favorevoli solo alle aziende private e a far diventare definitivamente la scuola un luogo vuoto di conoscenza per poi vendere gli studenti a un mondo del lavoro, e a un futuro, fatto di disoccupazione, sfruttamento e competizione sfrenata tra di noi.
Noi invece pensiamo che questi fondi, per quanto ancora insufficienti, debbano iniziare a essere investiti per il futuro di noi studenti.
Nello specifico vogliamo che:
1) I FONDI PER L’EDILIZIA SCOLASTICA VENGANO USATI PER RISOLVERE I GRAVI PROBLEMI STRUTTURALI DELLE NOSTRE SCUOLE, non per le “Scuole 4.0” o l’acquisto di strumentazione digitale avanzata che finirà alle solite e poche scuole privilegiate mentre in tutte le altre i tetti crollano, i termosifoni sono rotti, le tubature si guastano;
2) I FONDI PER IL RECLUTAMENTO DEGLI INSEGNANTI VENGANO USATI PER AUMENTARE IL NUMERO DI PROFESSORI, non per i corsi di formazione in cui si insegna ai prof solo a valutarci e impartirci nozioni, ma per garantire a tutti noi studenti degli insegnanti, stabili e fissi, e dunque una continuità e una qualità didattica;
3) CON LA RIFORMA DEI TECNICI E PROFESSIONALI SI RISOLVANO I PROBLEMI DI QUESTI ISTITUTI, quindi abbiano garantiti laboratori e materiali, educazione ai diritti sul posto di lavoro, per una formazione degna di questo nome. Blocchiamo il progetto di trasformazione degli Istituti tecnici e professionali in agenzie interinali per le aziende private del territorio;
4) STOP AUTONOMIA SCOLASTICA E PRESIDI MANAGER. Le riforme degli ultimi venti anni hanno aumentato la competizione tra scuole di serie A e scuole di serie B, consegnando ai presidi inoltre enormi poteri di decisione sulla vita di noi studenti e dei lavoratori. Vogliamo una scuola più democratica e diritto allo studio vero per tutti;
5) STOP CLASSI POLLAIO. La pandemia ha dimostrato che non è possibile continuare così: vogliamo meno studenti per classe per ottenere più sicurezza sanitaria e un percorso di studi migliore per ogni studente;
6) STOP COMPETIZIONE, LA SALUTE PSICOLOGICA DEGLI STUDENTI CONTA. Ci hanno abituato a un mondo in cui ognuno deve costruirsi la propria carriera personale a discapito degli altri. Noi non ci stiamo, invertiamo la rotta a partire dalle nostre scuole: vogliamo meno attenzione alla valutazione del singolo studente e più disponibilità all’ascolto e alla discussione tra studenti.
Opposizione Studentesca d’Alternativa, 9 dicembre 2021
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Paola Salvi
Piattaforma condivisibile in larga parte. Non mancano però imprecisioni e “ingenuità”. Mi riferisco al passaggio sulla valutazione. La questione è seria e, da docente, mi sento di poter dire che capire cosa è come valutare è per me occasione di riflettere su cosa voglio insegnare. Il problema è, forse, nello “stipulare” un piano educativo condiviso. E di non dare mere valutazioni numeriche ma indicazioni per migliorare. Ci sarebbe da parlarne per ore