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Una campagna di solidarietà ai “proscritti” dal Corriere della Sera e dai servizi segreti

Sara Reginella, saggista, attivista e autrice del libro “Donbass: una guerra fantasma nel cuore dell’Europa”, ha avviato una campagna di solidarietà con chi è stato inserito nella lista di proscrizione pubblicata dal Corriere della Sera sulla base di vari dossier dei servizi di intelligence.

In considerazione del fatto che ad accomunare le persone inserite nella lista vi è la volontà di lottare per una soluzione diplomatica in Ucraina e l’essersi schierate affinché fossero svelati i motivi occultati di questa guerra, che è ciò che vorrebbe anche la maggior parte del popolo italiano, come hashtag di solidarietà ho scelto #AggiungetemiAllaLista“, sottolinea Sara Reginella.

Questa iniziativa va sostenuta per la dovuta solidarietà a chi si è trovato sbattuto in prima pagina e oggetto delle sgradite attenzioni dei servizi di intelligence, ma anche perché si sta palesando un duplice rischio: il primo è che la schedatura “riservata” e “pubblica” di chi si oppone alla guerra diventi un fatto di normale amministrazione; il secondo è che le responsabilità e le contraddizioni venute a galla con questa vergognosa vicenda alla fine vengano insabbiate e non abbiano conseguenze.

 

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4 Commenti


  • Manlio+Padovan

    Ho cliccato su “aggiungetemi alla lista” ed è uscito il cerchio con tutto il testo dell’iniziativa: è sufficiente per essere di aiuto ed essere aggiunto alla lista dei reprobi, visto che sono un putiniano d’Italia pur non essendo a favore di Putin?


  • Manlio+Padovan

    Ora ho capito; ma io non fecebocco non tuitto!


  • leandro locatelli

    Petizione diretta al Presidente Mario Draghi e al ministro Cartabia
    Andrea Rocchelli, fotogiornalista italiano era andato a documentare gli orrori della guerra in Ucraina, precisamente nel Donbass, ed è stato ucciso per questo. E’ stato assassinato insieme all’attivista per i diritti umani (e interprete) Andrej Nikolaevič Mironov, dal fuoco ucraino, il 24 maggio 2014. William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da numerosi colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino. Gli assassini non sono i russi ma i nostri alleati, addestrati e armati da noi. I “buoni”. Quelli che difendono la libertà. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Si legge su Wikipedia: “Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile”. Markiv però se la cava, dopo l’intervento delle autorità dell’Ucraina che prendono le sue difese. Ed ecco il colpo di scena: “Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitaly Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma”. Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia. Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra» Peccato che il nemico fossero gli autonomisti del Donbass. Non c’è pace senza giustizia, non si annulla una sentenza per vizio di forma, dopo l’intervento delle autorità Ucraine che hanno parlato di complotto e di processo politico, intervento supportato anche da politici di lungo corso italiani. Chiediamo al presidente del consiglio Draghi ed al ministro della Giustizia Cartabia la revisione del processo. Ci sono due vittime innocenti, assassinate perché testimoniavano con il loro lavoro verità scomode, non ci possono essere colpevoli in libertà. La responsabilità penale è personale, indicare come responsabile l’intero esercito ucraino è inutile e sbagliato. Verità e giustizia per Andrea e Andrej.
    Puoi firmare la petizione qui: https://chng.it/J4kY6Zdj


  • Marcos1953

    Ho cliccato su aggiungetemi ma non ho capito se è bastato per dare l’adesione.

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